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Si scrive «competenti», si legge «omologati»

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Cosa c’è dietro il “mito” dei tecnici al potere? Spesso è un mito, appunto. Ma a volte ci sono spezzoni di verità. Il resto è manipolazione pura: il Sistema di potere è incapace di riformarsi e ricorre all’alibi dell’incompetenza della classe politica in nome dei “sapienti”

Ve lo ricordate il governo dei tecnici capitanato da Mario Monti a fine 2011? Sicuramente sì. Quello, infatti, era un caso esplicito. Dove il termine tecnici veniva rivendicato-sbandierato come una garanzia di efficienza. Di saggezza. Di verità assolute e incontestabili.

Mentre i politici (e a maggior ragione gli elettori) si smarriscono nelle nebbie della loro ignoranza, i Tecnici analizzano con obiettività e acume. Pesano e soppesano. Vedono e provvedono. E se ai governati quelle decisioni non piacciono la spiegazione è nella premessa: so’ incompetenti, cosa vuoi che capiscano?

Da sinistra: Monti, Juncker e Draghi

Il Sistema aveva fatto male i suoi calcoli. A un sacco di gente quell’atteggiamento spocchioso – di cui Elsa choosy Fornero rimane la campioncina, ma non certo l’unico esempio – è risultato indigesto e ha alimentato la diffusissima avversione per le caste di ogni tipo e natura. Di ogni apparenza e di ogni sostanza. Quando ci dicono di lasciarli fare è il momento di allarmarsi al massimo grado. Quando non lo dicono, d’altronde, lo pensano lo stesso e si comportano di conseguenza.

Vista la mala parata, perciò, da lì in poi il medesimo teorema è stato utilizzato in maniera altrettanto insistita ma un po’ meno evidente. E manco a dirlo si continua a farlo, in quel miscuglio di verità e menzogna che è uno degli architravi della manipolazione.

Gentiloni e Conte

Goffredo Buccini ha firmato sul Corriere della Sera un articolo dal titolo Il (non scontato) declino della politica sovranista e a un certo punto ha così puntualizzato:

«I sovranisti hanno evidenziato fin qui il paradosso che può annientarli: sono capaci di dare voce ai problemi ma si dimostrano alla prova del nove inadatti a risolverli in società complesse come quelle contemporanee. Le loro risposte binarie non reggono alla prova dei fatti, si schiantano su contrappesi, parlamentarismo, necessaria competenza di chi è chiamato a decidere».

[Leggi qui l’articolo completo di Buccini]

Il pezzetto di verità è che spesso quelli che sbraitano contro il Sistema non hanno le dovute competenze, vedi Virginia Raggi che diventa sindaco di Roma senza aver mai amministrato neanche Rocca Cannuccia. Il pezzotto di menzogna è che l’incapacità di risolvere i problemi, «in società complesse come quelle contemporanee», non è affatto un’inoppugnabile «prova del nove» di incompatibilità con le funzioni di governo. Bensì la dimostrazione del fatto che la ragnatela dell’establishment è talmente vasta e ramificata e vischiosa da rendere pressoché impossibile cambiarla dall’interno.

Si dice riformismo. Si intende restyling.

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