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Manifestazione del Movimento 24 agosto

Movimento 24 agosto, la parola passa ai giudici

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Il Tribunale di Napoli ordina ai seguaci di Pino Aprile di esibire i bilanci del partito. È il punto di non ritorno di un’iniziativa politica che aveva acceso entusiasmi e speranze. Una fine che si presenta ingloriosa e lascia presagire il peggio…

Le avevano promesse a novembre, quando era iniziata la resa dei conti interna. Ora le carte bollate sono arrivate. E fanno malissimo.

I dissidenti del Movimento 24 agosto-Equità territoriale hanno ottenuto un primo risultato non proprio irrilevante, nel loro braccio di ferro con il leader Pino Aprile: un decreto ingiuntivo con cui Francesco Paolo Feo, giudice della Settima sezione del Tribunale di Napoli, ordina ai vertici del partitino meridionalista di tirar fuori i verbali delle riunioni del direttivo svoltesi da giugno a novembre 2021 e, peggio ancora, i bilanci degli anni 2019 e 2020.

Pino Aprile

Il giudice Feo, che ha emesso il decreto l’11 gennaio scorso, ha dato quaranta giorni di tempo ai vertici del M24a per esibire quanto richiesto dai dissidenti, capitanati da Franco Calderone: un termine che si può considerare abbondantemente scaduto.

Questa svolta giudiziaria può essere l’inizio della fine del Movimento, a dispetto dei proclami roboanti che ne avevano accompagnato la nascita nell’agosto 2019 e dei martellamenti continui via internet.

Bilanci irregolari?

La richiesta dei bilanci dei primi due anni di vita di un partitino che ne ha poco più di tre in tutto fa emergere il sospetto, coltivato dai dissidenti, che i conti sarebbero tutt’altro che a posto. E non si tratta di bruscolini, se si considera che il Movimento ha raggiunto i 2.800 iscritti per il costo di 20 euro a tessera più il consueto merchandising.

In pratica, Calderone e i suoi vogliono vederci chiaro sull’uso fatto di oltre 60mila euro dagli amministratori di un partito che non dovrebbe avere troppe spese vive, considerato che non dispone di sedi fisiche né ha dovuto gestire campagne elettorali faraoniche.

Sull’aspetto contabile è il caso di fermarci qui, perché andar oltre significherebbe fare il classico processo alle intenzioni. Al riguardo, ci limitiamo a constatare che i vertici del Movimento finora non avrebbero risposto all’ingiunzione giudiziaria e che le eventuali irregolarità contabili, qualora fossero riscontrate, potrebbero innescare conseguenze penali.

Insomma, una bella patata bollente, sia per i fedelissimi di Aprile, sia per Piernicola Pedicini, europarlamentare ex grillino diventato vicepresidente del M24a lo scorso agosto.

Riunioni irregolari

La vertenza giudiziaria è il punto di arrivo (e, probabilmente, di non ritorno) della crisi politica esplosa nel partitino terronista a maggio 2021, quando Pino Aprile divenne direttore della testata calabrese LaC, un network editoriale costituito da una tv e vari giornali online.

La decisione del giornalista pugliese fu maldigerita dai militanti, che, nell’ipotesi peggiore, la considerarono un tradimento o, alla meno peggio, ci videro un conflitto d’interessi non leggerissimo, visto che il Movimento si preparava ad affrontare le imminenti Regionali della Calabria al fianco di Luigi de Magistris.

La vicenda è piuttosto nota: Aprile, anche per placare le polemiche, rassegnò le dimissioni e dichiarò di restare in carica solo per l’ordinaria amministrazione.

Piernicola Pedicini e Pino Aprile

Tuttavia, accusano Calderone e i suoi, l’autore di Terroni non solo non ha mai convocato l’assemblea ma – forse superando il limite della gestione ordinaria – ha preso iniziative disciplinari importanti, ad esempio l’espulsione dal direttivo di alcuni fondatori.

La situazione è precipitata ad agosto, quando Aprile ha deciso di non partecipare alle Regionali calabresi assieme all’ex sindaco di Napoli.

Com’è andata a finire è risaputo… (leggi qui)

L’importante è finire…

Morale della favola, che vale per il Movimento 5 stelle, finito anch’esso sotto processo a Napoli, e vale pure per il Movimento 24 agosto: finché c’è la politica, statuti e carte bollate passano giustamente in secondo piano. Quando il collante politico viene meno, un qualsiasi arbitro o magistrato diventa determinante, quasi come se si trattasse di una lite condominiale.

Ed è facile che questo collante ideale sparisca in partitini – come, appunto, M24a – nati grazie a un racconto culturale, quello che Aprile ha portato avanti per più di dieci anni, inconsistente, fondato su una rilettura della storia falsa e una visione dell’economia alterata.

Franco Calderone

Al riguardo, sanno più di amarezza che di rabbia le frasi con cui Calderone ha commentato il decreto del giudice napoletano:

«Rimane lo sconcerto per una gestione a dir poco allegra, sregolata e fantasiosa del Movimento, per il rifiuto dell’applicazione della trasparenza nella gestione dei soldi versati dagli iscritti e dell’arroganza che si è palesemente manifestata attraverso l’occultamento di atti e provvedimenti (che devono essere palesi) ledendo quelli che sono i principi di una sana e corretta gestione».

E ancora:

«Noi che ci proponiamo di governare nel rispetto della legalità, trasparenza e democrazia, noi che affermiamo che il Sud sia stato depredato con l’istituzionalizzazione e legalizzazione di comportamenti illegittimi, noi che lamentiamo l’assenza di regole, noi DOBBIAMO ESSERE I PRIMI AD APPLICARE quelle regole su noi stessi e all’interno del Movimento e dobbiamo essere guardiani implacabili dei nostri princìpi e giudici inflessibili soprattutto “a casa nostra”».

Come dargli torto?

La parola torna al giudice.

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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