Dugin, Putin ed Eurasia. Intervista a Franco Cardini
L’eurasismo non è una forma di nazismo e Dugin non è l’ideologo del presidente russo, che tra l’altro non segue alcuna ideologia precisa. La riflessione di uno storico importante, che ha preso posizioni anticonformiste e coraggiose nella crisi ucraina
L’ideologo di Putin? Proprio no. Tolte le ipotesi estreme e le suggestioni (seguite spesso a ricostruzioni superficiali e a volte fantasiose), il filosofo-politologo moscovita Aleksandr Dugin resta comunque una figura di spicco nell’attuale Russia pensante.
Anche a dispetto dell’allergia che molti avvertono non appena se ne pronuncia il nome, che in Occidente è accostato (di sicuro non a torto) alle destre, culturali e radicali, presso le quali Dugin è diventato un punto di riferimento, grazie anche ai suoi rapporti con Alain de Benoist, l’ex fondatore della Nouvelle Droite, e ai suoi debiti col pensiero evoliano.
Di sicuro, è innegabile che il pensatore russo abbia avuto un ruolo forte nell’avvicinare molti eredi, intellettuali e politici, di certe destre alla Russia di Putin. Ma non si può affermare con altrettanta certezza che Dugin abbia fascistizzato – o peggio nazificato – il pensiero del presidente russo.
Dugin nazista? «Oggi, grazie al nostro modo un po’ vuoto di polemizzare, tutto può essere ricondotto al nazismo, inclusi i pacifisti e gli ambientalisti», spiega Franco Cardini.
Medievista e professore ordinario presso l’Università di Firenze, Cardini coltiva da sempre rapporti intensi con pensatori e dottrine eretiche rispetto alla cultura mainstream. Anche in occasione del conflitto in Ucraina, lo storico fiorentino si è segnalato per le sue posizioni, coraggiose e anticonformiste.
Chiedergli un’opinione sui rapporti tra l’eurasitismo di Dugin e Putin è proprio il minimo.
Dugin è stato dipinto come una specie di nostalgico dei totalitarismi. Tuttavia, a scorrerne la biografia emerge una personalità complessa e non priva di spessore, anche accademico…
Lo spessore di Dugin possono negarlo solo le persone che si documentano in maniera approssimativa sui blog.
Che giudizio dà Franco Cardini sul pensiero di Dugin?
Io sono uno storico, non un filosofo. La domanda andrebbe girata agli addetti ai lavori.
Ad esempio?
Penso a Massimo Cacciari.
E lui cosa risponderebbe?
Con molta più argomentazione, quello che sostengo io: Dugin è un pensatore profondo, difficile da etichettare. Soprattutto, difficile da usare per alimentare tifoserie.
Dugin è consulente della Duma e comunque è vicino alla presidenza russa. Forse per questo è considerato l’ideologo di Putin.
Taglio subito la testa al toro: Putin non ha ideologi perché non ha ideologie. Almeno, nel senso che non ha un’ideologia di riferimento.
Ma Dugin ha qualche influenza su di lui o no?
Senz’altro ci sono alcuni elementi a cui Putin si ispira: penso al nazionalismo e al panrussismo, che sono presenti nel pensiero duginiano. Tuttavia, il nazionalismo propugnato dal presidente russo si basa soprattutto su un senso di appartenenza istintivo, ma privo di una base sociale.
È il caso di spiegare meglio.
Tutti i nazionalismi affermatisi nel XX secolo hanno un doppio aspetto. C’è senz’altro l’esasperazione del senso di appartenenza, ma quest’appartenenza è sempre collegata a una dottrina sociale ben precisa.
Facciamo degli esempi?
Senz’altro. Stalin, dopo la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, innestò il patriottismo sovietico (che si basava su un forte nazionalismo russo) sul socialismo reale. Hitler coniugò il nazionalismo estremo, che mirava a trasformare la nazione da entità etnico-culturale in etnico-biologica, con una dottrina sociale rivendicata come il vero socialismo. Al riguardo, direi invece che il sistema sociale nazista fu un welfare molto efficiente ma non socialismo.
E il fascismo italiano?
Non fu, com’è noto, un’esperienza compiutamente totalitaria. Perciò, a mio parere, legò un forte nazionalismo con un welfare di tipo socialdemocratico, all’epoca inedito.
E forse non è un caso che la nostra Costituzione riprenda, nella sua dottrina sociale, alcuni elementi elaborati dal fascismo.
Non lo è, infatti.
Comunque, tutti gli attori del conflitto militare ucraino preferiscono parlare di patriottismo anziché di nazionalismo. Parliamo di due concetti simili, ma che hanno forti differenze.
Eccome. Il patriottismo è amore per la propria appartenenza, che implica anche il rispetto per le appartenenze altrui. Il nazionalismo, invece, include il concetto di primato, per cui la propria appartenenza è prioritaria rispetto alle identità degli altri. E ciò conduce al conflitto.
È una forma di barbarie?
Il nazionalismo fu il prodotto di un’elaborazione accademica. Nacque nelle università tedesche, che elaborarono il concetto di pangermanesimo, il quale fu ripreso anche da altre culture: penso al panturchismo, che si affermò quando l’Impero Ottomano – di cui i turchi erano una componente, la principale ma comunque solo una componente – entrò in crisi.
Arriviamo all’eurasismo…
L’eurasismo o euratisismo è una dottrina che prevede l’unione dei popoli europei e asiatici, che vale soprattutto per i popoli a cavallo tra i due continenti.
Cioè russi e turchi.
Esatto. Ma Russia e Impero Ottomano divennero nemici in seguito alla politica di Pietro il Grande, che inaugurò nel XVII secolo l’europeizzazione della Russia. Tra i due contendenti si inserisce l’Iran, che è filorusso ma non in maniera scontata, se si considera la complessità del contesto…
Torniamo a Dugin, che ha riproposto l’eurasismo. È nazista o no?
La dottrina eurasista non è nazista. Semmai si può dire che il nazismo abbia ripreso alcuni elementi dell’eurasismo. Dugin non è filonazista. Anzi: lo potremmo definire platonico. E, su questa base, possiamo dire che Dugin è nazista nella stessa misura in cui il nazismo fu platonico…
Torniamo anche a Putin e al suo nazionalismo. In che senso non ha una dottrina sociale?
Putin ha solo costruito un sistema di welfare accettabile, in Russia. Il che non è davvero poco, se si considera lo spettacolo disastroso offerto dall’era Eltsin. Tuttavia questo welfare non è il prodotto di una dottrina, ma la risposta pratica a una situazione che rischiava di diventare tragica.
Tiriamo le fila del discorso: Dugin non è l’ideologo di Putin, che si limita a usare alcuni aspetti dell’eurasismo senza farne, per questo, la sua dottrina. Inoltre, Dugin non è nazista né lo è Putin, che quando occorre rievoca i temi dell’antifascismo più di maniera…
Esatto.
Ma quanto è ascoltato Dugin da Putin o dall’élite russa?
Meno di quanto Luttwak lo sia negli Usa.
Tuttavia, non si può negare che Dugin riscuota un forte successo nelle destre radicali e che le sue tese siano accolte anche in ambienti antisistema non specificamente di destra…
Ciò significa solo che le frange acculturate delle destre ma anche una parte della sinistra radicale cercano tesi e riflessioni critiche e alternative al pensiero unico. Il che, in questi frangenti drammatici, non è proprio poco…
(a cura di Saverio Paletta)
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