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Pino Aprile a Cosenza

Caro Aprile, la tua denuncia dov’è?

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Quattordici mesi fa il giornalista pugliese ha annunciato una querela nei confronti del direttore di questa testata. Finora non è arrivata alcuna comunicazione giudiziaria. Tuttavia, sono volate voci su nostre condanne. Di seguito un doveroso chiarimento ai lettori

Una premessa è doverosa: non è intenzione di chi scrive “sfidare” od offendere chicchessia. Tantomeno Pino Aprile.

Ci si limita a un banale esercizio di memoria – nostra e dei lettori – che non sarebbe necessario se, nel frattempo, non fossero girate alcune voci sgradevoli.

Il giornalista Pino Aprile

Il 29 luglio 2020 Pino Aprile ha annunciato sul suo blog (leggi qui) di aver sporto querela nei confronti di questa testata e di chi la dirige per motivi che risultano tuttora non chiari: infatti non è arrivata alcuna segnalazione dell’autorità giudiziaria. Non ci si riferisce, in questo caso, al classico avviso di garanzia o all’altrettanto classico avviso di conclusione delle indagini.

Non è giunta neppure la banale richiesta di identificazione.

Ciò può significare due cose: o Aprile si è limitato ad annunciare la querela oppure l’ha fatta per davvero ma l’autorità giudiziaria non l’ha presa in considerazione (ed è quello che si spera).

Già: da quel 29 luglio sono passati quattordici mesi. Un po’ troppi per un’indagine preliminare su una banale diffamazione a mezzo stampa, che dura sei mesi.

Il discorso non sarebbe troppo diverso se Aprile avesse bypassato la giustizia penale e si fosse limitato a una semplice richiesta di risarcimento danni: in tali casi, i tempi di notifica possono essere addirittura più rapidi, perché non c’è alcun reato da accertare, ma solo un danno da verificare ed, eventualmente, da quantificare.

L’Indygesto – come tutte le testate registrate – ha una sede fisica. Per di più dispone di una pec creata apposta per le comunicazioni legali. Quindi rintracciarci sarebbe stato facilissimo.

Perciò, il fatto che nessuno ci abbia rintracciato per notificarci pendenze giudiziarie significa che forse nessuno ci ha cercato.

I seguaci di Aprile al Parco della Grancia

Ciononostante, in quest’anno e rotti mesi, non è mancato chi ha sostenuto sui social di tutto e di più.

Innanzitutto, ad annuncio appena fatto, qualcuno ha “predetto” la condanna di chi scrive. E, trascorsi alcuni mesi, qualcun altro ha sostenuto che la condanna fosse già arrivata.

Niente di tutto questo. Certo, si parla solo di voci e nessuna di queste voci autorizza a pensare che queste affermazioni sulla nostra eventuale colpevolezza provengano da Aprile. Infatti, non rivolgiamo a lui le nostre precisazioni ma al pubblico: siamo vivi, lottiamo e, per quel che almeno riguarda la nostra polemica con il celebre collega pugliese, la nostra fedina penale è intatta. Ripetiamo: L’IndYgesto non diffama nessuno ma si limita a raccontare fatti e a smentire le tesi altrui (e scusate se è poco).

A differenza di altri, chi scrive non ha “nemici” da combattere o, peggio, da abbattere, ma solo un pubblico – grande o piccolo non importa – da rispettare. Non abbiamo insultato o insolentito Aprile.

Invece, lui ha usato toni non proprio leggerissimi nei nostri confronti in un’intervista rilasciata al giornale online Vesuviolive.it il 2 settembre 2020: «La querela più recente l’ho presentata contro un certo Saverio Paletta che sembrerebbe ossessionato dalla mia esistenza. Poverino: ho 70 anni e se ha un po’ di pazienza il problema gli viene risolto in modo naturale, anche se non ho nessuna voglia di agevolarlo nella fretta» (leggi qui il testo completo).

Chi scrive non ha ossessioni di alcun tipo. Anzi. L’IndYgesto non si è occupato della persona di Aprile (che non è proprio in cima agli interessi di questo giornale) ma della sua narrazione sudista e del suo “revisionismo” antirisorgimentale, che non ha retto nessuna verifica approfondita, nostra e altrui.

Inoltre, abbiamo riservato lo stesso trattamento ad altri autori che sostenevano, a volte con più autorevolezza, cose simili alle sue. Perciò, non siamo “ossessionati” da Aprile come, ad esempio, non lo siamo da Gigi Di Fiore.

Tuttavia, secondo chi scrive Aprile un merito ce l’ha: con il suo revisionismo improbabile e il suo rivendicazionismo aggressivo ha richiamato l’attenzione dei media sulla situazione tragica del Sud. Evidentemente l’opinione e la sensibilità pubblica di questo Paese hanno gli stimoli che meritano.

Il giornalista napoletano Gigi Di Fiore, il “revisionista” più autorevole sul Risorgimento

Anche per questo, L’IndYgesto non si è quasi mai occupato del Movimento 24 agosto-Equità territoriale, col quale i seguaci del “verbo” apriliano hanno tentato di trasformare in azione politica quelle che sino al 2019 erano solo suggestioni culturali.

Siamo convinti che in questo partitino, ora allo sfascio, abbiano militato molte persone per bene e in buonafede, che a volte si sono esposte a grane giudiziarie per perorare la causa “terronista”.

Di più: siamo convinti anche della buonafede di tanti che ci hanno coperto di insulti.

Allora, è il caso di chiarire, anche a loro beneficio, un altro passaggio.

Nel “famoso” articolo del 25 luglio 2020 Pino Aprile scriveva: «Per cominciare, sono costretto, per ora e mio malgrado, a querelare il signor Saverio Paletta; e resto in attesa del giudizio del tribunale per verificare se ha calunniato, diffamato (e danneggiato) il sottoscritto».

L’aspetto giudiziario l’abbiamo già chiarito. Sui presunti danni, invece, non serve insistere: non ci sono.

Aprile, che è riuscito a oscurare anche la voce di Wikipedia a lui dedicata perché non “elogiativa” (leggi qui), nel frattempo è diventato direttore di testata per uno dei più potenti editori del Sud. Lo chiamate un danno?

A livello politico, invece, ha fatto e disfatto tutto da solo o quasi: non è colpa de L’IndYgesto se il suo movimento politico perde pezzi tra tante polemiche, una più furiosa dell’altra. Non è colpa di chi scrive se molti suoi ex fedelissimi – alcuni dei quali hanno animato per anni le pagine social dedicate al “terronismo” – si sono sentiti traditi, si sono ribellati e “promettono” azioni legali. Non è colpa di nessuno, infine, se a Napoli, la capitale morale del “terronismo”, la candidata sindaca di M24a ha fatto flop.

Rossella Solombrino, la candidata apriliana a Napoli

La verità prima o poi si vendica, specie quando è invocata invano e fuori luogo.

Chi scrive, tuttavia, non ama le vendette e si augura che questa benedetta verità si affermi al più presto e calmi tanti, inutili livori: la probabile fine del partitino di Aprile e la definitiva scomparsa di certe fake non risolveranno i problemi del Sud, che merita una classe dirigente e intellettuale seria e in grado di proteggere i meridionali anche dalle illusioni di certo meridionalismo.

Saverio Paletta

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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