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È colpa del Nord? Proprio no. E un libro lo spiega

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È uscito da poco il secondo saggio con cui Tanio Romano prosegue il debunking contro il “revisionismo” antirisorgimentale dopo il successo del precente “La grande bugia borbonica”. Stavolta sono nel mirino gli autori chiave di questo filone infarcito di fake e pieno di errori grossolani. E non mancano i riferimenti al calcio

È uscito lo scorso luglio È colpa del Nord: dal libro Terroni al calcio, 160 anni di balle borboniche contro l’Unità d’Italia (Lecce 2020) l’ultimo libro di Tanio Romano. Il libro prosegue il massiccio debunking intrapreso dallo stesso Romano nel precedente La grande bugia borbonica. Tutti e due i libri confutano le tesi del cosiddetto revisionismo antirisorgimentale.

La copertina di È colpa del Nord

La nuova monografia in parte prosegue i temi già affrontati nel primo, approfondendoli e completandoli, in parte adotta una impostazione e argomenti diversi.

Un esempio del proseguimento de La grande bugia borbonica in È colpa del Nord è la demistificazione dei supposti primati delle Due Sicilie. L’elenco di queste presunte eccellenze del reame borbonico era stato già parzialmente smantellato nel primo volume.

Quelle rimanenti (oltre una sessantina) sono demolite una ad una, sistematicamente, in È colpa del Nord con abbondanza di spiegazioni e dovizia di documentazioni.

Cesare Lombroso

Si scopre così che sono stati dipinti come primati delle Due Sicilie istituzioni, scoperte e strumenti esistenti anche secoli prima della fondazione del Regno e la cui comparsa era avvenuta in altri Stati.

Un esempio di primato smantellato è l’attribuzione al regime borbonico dell’impiego dei principi della scuola penale positiva nel recupero dei delinquenti, mentre invece Romano spiega che essa sorse nel Regno d’Italia a opera di Cesare Lombroso. Già: proprio il padre fondatore della criminologia, patriota italiano, di origini venete e torinese di adozione, divenuto negli ambienti revisionisti oggetto di una immeritata fama sulfurea!

Oppure, si è parlato di primati borbonici per scoperte fatte da … antiborbonici, oppure da stranieri del Regno. In altri casi si è cercato di puntellare primati con dati matematici erronei, come quelli sulle dimensioni della reggia di Caserta o sul numero di condanne a morte.

Tuttavia, il grosso del libro si differenzia, come già detto, notevolmente dal primo per le scelte tematiche, a cominciare dall’esame di una galleria di autori critici verso il Risorgimento e l’Unità. Sono così analizzati i testi di circa venti revisionisti, alcuni dei quali notissimi nel loro ambiente.

Romano espone al lettore una impressionante galleria di errori storici di ogni sorta. Innanzitutto, eventi mai accaduti, come un premio al regno delle Due Sicilie quale terzo Paese più industrializzato del mondo all’Esposizione di Parigi del 1856, che invece non fu mai concesso.

Vittorio Emanuele II

Poi, gli scambi di persona fra figure storiche, come re Umberto I (oppure Umberto II?) che diviene re Vittorio Emanuele III.

Inoltre, sbagli cronologici clamorosi, come attribuire a re Vittorio Emanuele II la costituzione della prima colonia italiana, l’Eritrea, in realtà sorta dopo la sua morte, oppure considerare il brigante Gaetano Mammone, morto a inizio Ottocento, attivo dopo il 1860.

Ancora: contraddizioni evidenti, come riportare nello stesso libro cifre discordanti sulla popolazione delle Due Sicilie con una differenza che si avvicina a due milioni di unità. Non mancano le citazioni, false o sbagliate. attribuite a personaggi storici, da Cialdini a Bixio, senza alcuna fonte che le riporti.

Il generale Enrico Cialdini

Ci sono le illazioni indimostrate, come attribuire l’Unità ad una sorta di complotto massonico, oppure un’altra, dai contenuti boccacceschi, secondo cui Mazzini forse avrebbe potuto essere impotente.

A mo’ di ciliegina, madornali errori di geografia che potrebbero essere corretti solo consultando un vecchio atlante o con una semplice navigazione in Rete: far diventare la città di san Maurizio Canavese, in Piemonte a metà fra Ivrea e Torino, un … forte collocato a Genova, oppure l’errore incredibile di collocare la Troia omerica, i cui resti si trovano in Anatolia settentrionale nei pressi degli stretti, … in Italia e sul mare Ionio.

Romano sottolinea anche l’inattendibilità di molte fonti impiegate dai revisionisti, come il mitomane Curletti, il fantasioso anonimo Epiphanius, i romanzi dello sceneggiatore televisivo Alianello ed altre consimili.

È colpa del Nord contiene anche sezioni in cui sono smontati alcuni falsi miti sul Regno delle Due Sicilie.

Giuseppe Mazzini

Ad esempio, Romano dimostra con facilità l’estrema debolezza militare del reame, il cui esercito fu regolarmente sconfitto da avversari esterni ed era ridotto ad avvalersi, per avere un minimo di efficienza, a reparti di mercenari svizzeri che erano le unità scelte dell’armata dei Borboni.

Ancora peggiore era la marina, incapace di proteggere il reame dai pirati barbareschi, per cui il Borbone era ridotto a pagare loro un tributo per essere lasciato in pace, ciò che non impediva alle flottiglie piratesche di ricattarlo. Un altro tema interessante è la dimostrazione della politica discriminatoria del governo borbonico, che privilegiava Napoli a detrimento del resto del Meridione, corrispettiva del radicato razzismo che era diffuso fra i napoletani verso gli altri meridionali.

Come viene accennato nel titolo del libro, Romano affronta anche la questione dell’utilizzo strumentale che alcuni revisionisti hanno fatto del calcio. Anche se può apparire paradossale, il richiamo al calcio è frequente negli ambienti del revisionismo con intenti propagandistici, stando i quali il Napoli sarebbe una sorta di nazionale delle Due Sicilie in cui tutti i meridionali dovrebbero riconoscersi ed opposta alle squadre del Nord, specialmente alla Juventus.

E così, l’accusa di derubare il Sud rivolta allo Stato italiano è traslata al sistema calcistico, imputato di favorire le formazioni settentrionali, in primis proprio la Juventus, a discapito del Napoli. Questo spericolato parallelismo è improponibile storicamente, ma ha efficacia di propaganda verso alcuni tifosi partenopei.

Romano smonta il castello di carte con facilità e dimostra, dati alla mano, che non si può parlare di un fantomatico regime calcistico che sfavorirebbe il Napoli, il quale anzi vinse i suoi trofei anche in seguito ad errori arbitrali a suo favore.

Lo storico Alessandro Barbero

Sono molti altri i contenuti di È colpa del Nord che rendono questa monografia un valido vademecum per tutti coloro che vogliano documentarsi sull’attendibilità del revisionismo del Risorgimento oppure rispondere a coloro che l’appoggiano.

Fra i pregi del libro spicca la sua comprensibilità anche per coloro che non abbiano una preparazione storica universitaria, lo stile limpido nella sua elegante linearità e gradevole grazie alla sua sottile, garbata, raffinata ironia.

La capacità divulgativa si accompagna al rigore metodologico, perché quanto è riportato a confutare i revisionisti è supportato da fonti e richiami a storici di indubbio valore come Alessandro Barbero, Eugenio Di Rienzo, Rosario Romeo, Alfonso Scirocco e altri.

È colpa del Nord sta ottenendo un ottimo risultato di vendite, in linea con il successo de La grande bugia, di cui conclude, anche stando alle dichiarazioni dell’autore, il ciclo narrativo.

Ma di sicuro a una penna come Tanio Romano non mancheranno altri, validi argomenti con cui misurarsi.

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