Coronavirus e fase 2, non abbassiamo la guardia sulle rsa
Gli anziani sono ancora a rischio dopo la fase acuta dell’emergenza? La vicenda di alcune residenze sanitarie, diventate all’improvviso focolai della pandemia, porta molti nodi irrisolti al pettine e fa capire che, forse, l’allarme non è cessato. Non per i più deboli, almeno…
Benvenuti nella fase 2. Ci aspetteranno (speriamo) gli abbracci ritrovati, i sorrisi e le ripartenze delle piccole e grandi attività commerciali.
Ma ci sarà anche una resa dai conti, fatta (appunto…) di calcoli, di conteggi quotidiani, di morti, colpe ed errori passati e presenti.
In questa fase si tireranno le somme delle responsabilità, sanitarie e politiche, e delle questioni di coscienza.
Negli scorsi mesi si è assistito ad una vera e propria strage degli innocenti, dove non erano le urla dei bambini a squarciare il cielo, ma il silenzio pacato di anziani che, dal Pio Albergo Trivulzio di Milano, alla calabrese Villa Torano, venivano tacitamente condannati dal Covid-19, con la complicità delle disfunzioni sempre più palesi del sistema sanitario, nazionale e regionale, venute al pettine della crisi come tanti nodi irrisolti.
Residenze sanitarie assistenziali, Centri di cure, Ricoveri per anziani, Case di riposo.
Con queste espressioni, note soprattutto a chi si occupa di sanità privata, abbiamo un po’ tutti imparato a familiarizzare grazie al Coronavirus, che le ha portate agli onori delle cronache.
E, a proposito di cronache, sembra quasi che l’impetuosità del presente copra il passato: chi ricorda, ad esempio, che la vicenda del Pio Albergo Trivulzio fu l’epicentro di Tangentopoli e il punto di partenza dell’inchiesta Mani Pulite?
Evidentemente, non è servito festeggiare nel 2017, proprio all’interno di quest’ente, i 25 anni dall’inchiesta a botte di spumante al sapore dell’anticorruzione, perché ancora oggi il Trivulzio si ritrova protagonista di scandali mediatici, di blitz di Finanza e Nas, perquisizioni e acquisizioni di cartelle cliniche. Un punto interrogativo enorme sulle morti e sul rispetto dei protocolli di sicurezza sanitaria.
A livello sanitario il discorso è simile nel polo opposto d’Italia: parliamo dei 78 contagiati e dei 4 decessi di Villa Torano, dove qualcosa è andato storto, a dispetto della marginalità geografica che ha tutelato la Calabria dal virus più delle altre regioni. E questo dramma, che è molto più di un semplice incidente di un percorso (la fase 1 calabrese) altrimenti fortunato, non può essere preso sottogamba, nonostante i recenti comunicati stampa che incitano all’ottimismo.
Ed ecco che i video di vecchietti e operatori sanitari allegri mentre intonano canzoni, acquistano un retrogusto triste.
È vero che le valutazioni sulle ipotesi di reato di epidemia e omicidio colposo spettano al giudizio delle autorità competenti. È altrettanto vero che organismi qualificati si occuperanno delle indagini sulla possibile connivenza di poteri oscuri che abitano dentro e fuori tali strutture.
Ma i cittadini di uno Stato democratico dovrebbero comunque sentirsi responsabilizzati. Dovrebbero vigilare e, se del caso, denunciare.
Già: il Trivulzio e Villa Torano sono solo due esempi di una realtà amara dislocata ovunque.
Tante piccole macedonie di storie dolorose con un denominatore comune non proprio minimo: una forzature della logica in favore del profitto, attraverso cui il pubblico delega al privato, limitandosi a finanziare quella che spesso si traduce in una massimizzazione del profitto, a carico degli indifesi.
Per quanto ancora dovrà durare questa storia? Non sono bastati gli scandali, forse non basterà il Covid. Non saranno sufficienti le morti, forse, per aprire gli occhi, prendere la mira e falciare le gambe ad un sistema privato che cammina, corre e si sviluppa grazie a quel ricatto sociale, che costringe le famiglie – per motivi di lavoro, esigenze economiche, o solo per puro egoismo – a non prendersi cura di chi, per una vita, ha avuto cura di loro.
Abbiamo investito nella tecnologia, dimenticandoci della sanità. Abbiamo chiuso ospedali pubblici e acceso la miccia di queste strutture-bomba. Abbiamo inseguito le più alte norme Costituzionali, non tenendone in considerazione il valore supremo: la persona umana e la sua vita.
Se la rotta non cambia, se tali problematiche resteranno preda dell’indifferenza e, soprattutto, se i cittadini non avrenno il coraggio di stare in prima linea in queste guerre silenziose, quella che si sta vivendo resterà davvero solo la seconda fase del Coronavirus e non la prima verso una “nuova umanità”.
Dispiegarsi, quindi, sul fronte della giustizia, della legalità, e della solidarietà sociale e intergenerazionale.
Perché bisogna sempre tenere a mente che «gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna», come ha detto Papa Francesco, il quale ha aggiunto che l’anziano, alla fine, non è un alieno, ma siamo già noi stessi, in questo esatto momento.
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