Come il Coronavirus cambia i social
Da strumenti di alienazione che erano diventati, i social media hanno riacquistato, sotto la spinta della pandemia, la loro funzione originale di tramite dei rapporti umani, che non solo resistono ma diventano più intensi a dispetto dell’isolamento
I social cambiano col virus.
E sembra quasi passato nel dimenticatoio il vero distanziamento sociale. No, non quello della prima fase della pandemia. Ma quello prodotto spontaneamente dalla rete, da Instagram e Facebook, dai mezzi di comunicazione istantanea che erano diventati, in tempi piuttosto recenti, un Muro di Berlino invisibile eretto ovunque nei rapporti interpersonali.
Sembra acqua passata il dilagante disinteresse verso la cultura, l’arte, la storia, la musica, la poesia, snobbate per il gusto un po’ voyeuristico e un po’ emulativo di sbirciare le foto di bellissime modelle, di sicuro di più immediata comprensione della Venere di Botticelli.
La quarantena coatta ci ha rivelato l’altra faccia della luna dei social, ovvero quell’aspetto che i più nostalgici e romantici possono ritrovare in You’ve Got Mail, la commedia rosa diretta nel 1998 da Nora Ephorn.
I protagonisti Joe Fox (uno smagliante Tom Hanks) e Kathleen Kelly (una dolcissima e fascinosa Meg Ryan) intrattengono un fitto scambio di email, ignari della loro vera identità, conoscendosi pian piano e raccontandosi sogni e interessi che li porteranno a non saper più fare a meno di questo rituale virtuale, nato agli esordi del web.
Ed è per questo che You’ve Got Mail resta l’esempio di come la tecnologia, sin troppo tacciata di fredda aridità, diventi in alcuni casi lo strumento che riesce ad accendere e materializzare un’intesa.
Sulla stessa scia, la comunicazione la comunicazione virtuale diventa oggi un surrogato convincente di quella vicinanza altrimenti non possibile.
Lo schermo diventa il volto delle persone care e distanti, diventa la voce di conversazioni che riempiono le giornate vuote, e alleviano l’isolamento.
Non solo. Sempre grazie al web è stato riscoperto il valore dell’arte in tutte le sue sfumature. Una continua scoperta di cantanti, attori, poeti, gente comune che ha fatto dono a tutti del proprio talento e, mediante dirette e flashmoob digitali, ha colorato uno dei momenti più grigi della storia italiana, unendo la propria voce al coro di sostegno e solidarietà per il nostro Paese.
Persone di ogni età hanno avuto modo di realizzare virtualmente il sogno di un viaggio, hanno potuto assistere al concerto del proprio cantante preferito, e ammirare opere d’arte grazie alle tante iniziative promosse da illustri Musei nazionali e internazionali.
«La bellezza salverà il mondo», diceva Dostoevskij, e il suo dilagare mediatico ha superato i limiti ristretti dei nostri vissuti, esaltando il valore della pausa, della semplicità e degli affetti in un tempo che pare sospeso.
Volgere l’orecchio e lo sguardo non solo alle parole di medici e politici, ha riempito le ore di fantasia, immagini e suoni, dai contenuti ora filosofici e ora essenziali, capaci di nutrire l’anima e lo spirito.
Il web, quindi, da causa di atomizzazione sociale, si è riscoperto veicolo di unione.
MA, superata l’emergenza, la vita reale dovrà gradatamente ripartire. Però ci sarà la memoria dell’esperienza e del bagaglio individuale e collettivo sperimentato attraverso la rete.
Solo così, proprio come la protagonista di You’ve Got Mail, nell’abbraccio che segnerà la fine di ogni cosa (e attesa), sapremo riconoscere chi in questo periodo siamo stati e chi, domani, vorremo essere, tanto da dire anche noi: «Volevo tanto che fossi tu. Volevo fossi tu con tutta me stessa».
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