Col turismo cambiamo marcia, dev’essere selezionato e all’altezza: la Calabria lo merita
La tragedia di Diamante ha acceso i riflettori sulle pratiche sbagliate che hanno buttato nel caos le coste settentrionali della Calabria. Loizzo: le istituzioni e gli operatori si assumano le loro responsabilità, si diano delle regole certe e vigilino
Non è proprio un bel finale per la nostra stagione turistica il continuo martellamento delle cronache sulla vicenda di Diamante.
Solo ora apprendiamo da queste stesse cronache, prima timide ora logorroiche, di risse continue che turbano sistematicamente le serate nell’alto Tirreno cosentino. Solo ora apprendiamo dai dietrologi di una forte presenza di persone poco raccomandabili. Solo ora veniamo a conoscenza di un sottobosco che credevamo confinato a zone ben precise e di cui avevamo saputo qualcosa dalle fiction come Gomorra.
Nessuno dovrebbe essere ossessionato dalla sicurezza, soprattutto in un periodo, l’estate, che semmai dovrebbe trascorrere con spensieratezza. Ma si può essere spensierati davvero in paesi che si riempiono all’inverosimile di persone nel più perfetto disordine e senza alcun controllo?
Certo, il turismo è fatto di numeri e quindi è importante non strangolare i flussi.
Però c’è sempre una differenza tra i numeri e la massa e molte pratiche, diventate quasi consuetudine, dimostrano una tendenza a ignorare i numeri in favore della massa. Mi riferisco ai tanti miniappartamenti affittati a interi nuclei familiari, a volte numerosi. Mi riferisco ai controlli, minimi o addirittura inesistenti, sul mercato degli affitti. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: un’invasione che dura meno di un mese, lascia poca ricchezza sul territorio ma, in compenso, ne lede l’immagine. Peccato, perché i nostri borghi bellissimi meritano di più e meglio.
Già: perché non riusciamo ad avere un turismo all’altezza dei nostri luoghi? Perché le nostre bellezze non possono essere valorizzate per creare la ricchezza di cui abbiamo un bisogno disperato? Io noto con rabbia la stridente contraddizione tra luoghi non altrettanto belli e che tuttavia riescono ad attrarre flussi importanti e gestire stagioni da quattro mesi e le nostre zone, invece, annaspano per un pieno di neppure un mese?
Invocare misure autoritarie di ordine pubblico non serve, perché il caos si previene e si affronta con le regole. Regole che devono imporsi “dal basso” gli operatori turistici, a partire dai proprietari di case e dei luoghi di ristoro e di svago e che le istituzioni, a partire dai Comuni, devono fare osservare. Stesso discorso per gli eventi, che devono essere calibrati su misura dei luoghi e non essere improvvisati, come purtroppo avviene, spesso e da tempo.
Insomma, richiamare alle proprie responsabilità le associazioni, di categoria ma anche di semplici cittadini, è il minimo: non se ne può più di avere, per l’estate calabrese, cronache ricche e zone depauperate. Ripeto: un turismo che sia davvero all’altezza della bellezza dei nostri luoghi.
Cesare Loizzo
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