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Zoccola è bello. Un libro spiega perché

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Nel suo simpaticissimo “Elogio della zoccola” Mauro Giancaspro intraprende un viaggio sui significati di questa parola, transitata dai dialetti meridionali nel gergo comune. E, già che c’è, ci racconta che non sempre i ratti fanno schifo…

Si può trattare un argomento leggero con altrettanta leggerezza, al tempo stesso dimostrando sicura padronanza di una profonda cultura?

Una zoccola

In passato molti autori, anche illustri, si sono cimentati nella pamphlettistica, ottenendo risultati lusinghieri sul piano della leggibilità e della brillantezza della scrittura. Attualmente sembra più arduo trovare esempi di questa particolare vocazione letteraria, a sua volta eco di un’ineguagliabile – e forse ormai perduta – “civiltà della conversazione”.

Mauro Giancaspro

Eppure, ogni tanto compaiono delle eccezioni. Una di queste è senz’altro rappresentata da Mauro Giancaspro, già direttore delle biblioteche nazionali di Cosenza e di Napoli, che ha recentemente pubblicato un saporosissimo scritto per i tipi delle Edizioni Sabinae: Elogio della zoccola, chiuso da una spiritosa postfazione autobiografica in forma di Dedica dell’autore al lettore.

Il termine zoccola, indicante in origine un “grosso topo” di genere femminile, viene analizzato nel volumetto in tutta la sua pregnanza semantica. La dotta ironia di Giancaspro lo conduce a indagare perfino sulle origini del vocabolo, che probabilmente deriva dal tardo latino sorcula, diminutivo di sorex, soricis, ovvero “topo di campagna”. La zoccola, saldamente attestata nei dialetti italiani meridionali, dopo l’unità avrebbe compiuto il suo viaggio da Sud a Nord, «insieme ai treni e alle valigie di cartone legate con lo spago», acquisendo infine pieno diritto di cittadinanza nella lingua nazionale, come peraltro testimoniano i dizionari, almeno a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Parallelamente alla zoccola, nota Giancaspro, il pirla è sceso dalle nebbie della pianura padana verso il Mezzogiorno.

La copertina di Elogio della zoccola

L’accezione della parola che ha conosciuto maggior favore, soprattutto nelle zone di nuova diffusione, è senz’altro quella di “prostituta”, “puttana”, “donnaccia”. Eppure il vocabolo, in sé, non presenta connotazioni inevitabilmente negative. In definitiva si tratta di una Questione di grandezza, di antipatia e di simpatia, come recita il titolo di uno dei capitoletti del libro. Per esempio, difficilmente la pantegana veneziana, il cui volo apre a Venezia i festeggiamenti del Carnevale, avrà un aspetto antipatico, disgustoso e ripugnante. Così pure, sono indubbiamente simpatici topi e zoccole dei fumetti e dei cartoni animati come Minni, Jerry o Speedy Gonzales.

In altre opere di fantasia, invece, i ratti – maschi e femmine – suscitano effettivamente repulsione e paura: è il caso de Il cacciatore di ratti di Hamelin, famosissima fiaba più nota come Il pifferaio magico. Qui il protagonista del racconto si presenta al borgomastro della città di Hamelin, in Bassa Sassonia, infestata da un’invasione di topi. Pattuita la ricompensa, il pifferaio si mette a suonare avviandosi fuori città; tutte le zoccole, incantate dalla musica, lo seguono e vanno ad annegare in massa nel fiume Weser.

Il pifferaio magico

L’arguzia napoletana, poi, è in grado di arricchire la parola volgare di sfumature nuove e insospettate, anche per mezzo di inediti accostamenti. Quale personaggio letterario potrebbe essere emblema dell’amore puro e fedele più di Giulietta? Ebbene, è rimasto negli annali della cronaca, non solo sportiva, lo striscione esibito dai tifosi del Napoli contro i rivali del Verona, che avevano ostentato la cruenta scritta «Vesuvio, lavali tu», recante la perentoria affermazione «Giulietta è ’na zoccola».

Insomma: la zoccola è buona o è cattiva? A questa domanda, ammette Giancaspro, è molto difficile rispondere. Altrettanto difficile, conclude l’autore, è stabilire se l’animale, dopo la vita terrena, andrà all’inferno per i peccati che ha commesso o in paradiso per il piacere che comunque ha dispensato, nonché per la strenua difesa che ha fatto dei suoi figli, senza padre sicuro, “rendendoli scafati e furbi come sempre sono stati universalmente riconosciuti i figli ’e zoccola”.

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