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Massoneria e Risorgimento, la Loggia Sebezia nella Napoli post unitaria

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La recente edizione di un importante documento d’epoca consente di capire di più sulla Libera Muratoria partenopea della seconda metà dell’Ottocento. Un viaggio tra le regole e i rituali della Loggia fondata da Domenico Angherà, abate benedettino ed esule antiborbonico

In pieno Risorgimento, l’8 ottobre 1859, sette fratelli massoni crearono a Torino la Loggia Ausonia, che aspirava esplicitamente a diventare una Gran Loggia nazionale; quest’ultima fu effettivamente costituita, sempre a Torino, il 20 dicembre dello stesso anno, assumendo la denominazione di Grande Oriente Italiano. Più tardi, specialmente nel periodo successivo alla spedizione dei Mille, nacquero o si ricostituirono nuove logge massoniche in tutta Italia, a seguito del repentino crollo dei regimi assolutisti della Penisola, che avevano generalmente avversato la Massoneria.

Un tempio massonico

A Napoli, per iniziativa dell’abate benedettino Domenico Angherà, esule a Malta dopo il 1848, il 10 agosto 1861 venne rifondata la Loggia Sebezia, istituita per la prima volta nel 1808. A Palermo si organizzò un Supremo Consiglio di Rito Scozzese, che elesse Giuseppe Garibaldi a Gran Maestro dei massoni siciliani.

L’abate benedettino Domenico Angherà, fondatore della Loggia Sebezia

Questa pluralità di iniziative è senza dubbio anche la spia delle numerose e profonde divisioni esistenti in seno alla Massoneria italiana, soprattutto a causa delle rivalità vigenti fra il Rito Scozzese e il neonato Rito Simbolico Italiano, oltre che fra i diversi Supremi Consigli risiedenti nelle antiche capitali degli stati preunitari. Sorse pertanto l’esigenza di una più forte coesione e di un coordinamento più efficace tra le diverse anime che concorrevano a incrementare l’attività latomistica nella Penisola. In tal senso fu indirizzata la pubblicazione, negli anni Sessanta del XIX secolo, dei primi “rituali” massonici a stampa, appositamente redatti dalle logge italiane a uso interno.

Garibaldi con i paramenti massonici

Uno di questi formulari uscì a Napoli, nel 1864, sotto il titolo di Lavori della R:. Madre L:. La Sebezia All’Or:. Di N:. – Primo Grado Simbolico o App:. L:. M:., per i tipi della Stamperia e Cartiere del Fibreno. Il piccolo volume è stato riproposto nel 2018 nell’ambito della collana Beth di Tipheret, marchio indipendente del Gruppo Editoriale Bonanno, a cura di Giovanni Marischi, medico siciliano, componente della Commissione rituale del Grande Oriente D’Italia dal 2011 al 2015, nonché 33 del Rito Scozzese Antico e Accettato.

La copertina del “manuale” della Loggia Sebezia

Stupisce, leggendo le pagine del libretto del 1864, la rigorosa meticolosità con la quale vengono regolati i gesti e gli atti dei fratelli in tutte le circostanze della loro vita associativa. Chi ha pratica della liturgia cattolica, specialmente di quella preconciliare, si avvede subito di una singolare, e certamente non involontaria, somiglianza fra questo corpus di riti e quello massonico: si tratta di un aspetto assai interessante, che – a nostro avviso – meriterebbe un serio approfondimento.

Il cerimoniale della Loggia Sebezia riporta dunque una Prefazione, una Protesta, il Rituale per l’apertura dei lavori, un lungo e puntiglioso Catechismo a domande e risposte, quindi la Chiusura dei travagli; le pagine successive sono dedicate ai banchetti, o agapi. Compaiono, infine, una Osservazione necessaria sopra i sette brindisi ordinari, diverse prescrizioni pratiche e la Spiegazione di alcuni Misteri relativi al grado di Apprendista L:. M:..

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