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Neomelodici sempre, neoborbonici mai

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Il Movimento neoborbonico ha annunciato una querela nei confronti dell’IndYgesto. Saremmo “rei” di diffamazione “seriale” nei confronti del suo presidente Gennaro De Crescenzo. Ma tranquilli: dormiamo lo stesso. Solo che, a questo punto, riteniamo doveroso spiegare il vero motivo delle nostre polemiche…

Abbiamo aspettato un po’, circa cinque mesi, prima di scrivere queste righe. Abbiamo aspettato per accertarci che le cose stessero come speravamo e quasi ci aspettavamo (e come ci hanno confermato varie persone che hanno ricevuto le stesse attenzioni): non abbiamo ancora trovato niente a nostro carico.

Ci riferiamo alla querela annunciata in pompa magna dall’ufficio stampa del Movimento neoborbonico lo scorso 13 novembre e pubblicata sulle pagine Facebook di Gennaro De Crescenzo, presidente del suddetto movimento.

Il comunicato del Movimento neoborbonico

Per farla breve, la nota (che tra l’altro è arrivata anche alla nostra e mail redazionale), annuncia quanto segue: «Presentate due querele contro una rivista online calabrese e un gruppo facebook che spesso hanno insultato e diffamato il Movimento neoborbonico».

Tralasciamo il gruppo, di cui chi scrive tra l’altro non fa parte. E concentriamoci sulla rivista, cioè sull’IndYgesto, che l’estensore della nota si guarda bene dal nominare, ma di cui fornisce un identikit piuttosto preciso.

Prosegue, infatti, il comunicato: «La rivista calabrese, nonostante un numero non elevatissimo di lettori, si è distinta in questi anni per numerosi attacchi ai neoborbonici (e a Pino Aprile) oltre che per diversi articoli dedicati alla massoneria».

Gennaro De Crescenzo, il presidente del Movimento Neoborbonico

Già: siamo proprio noi. Ma ci permettiamo di fare alcune precisazioni.

La prima: il 13 novembre l’IndYgesto non aveva ancora compiuto due anni, il Movimento neoborbonico esiste da 25. Per quanti anni avremmo “perseguitato” De Crescenzo, Aprile e seguaci? Considerato che i primi articoli del sito sull’argomento risalgono alla tarda primavera del 2017, neppure un anno e mezzo.

Seconda precisazione: noi non facciamo «attacchi», ma esprimiamo critiche. Magari aspre, ma pur sempre critiche. Detto altrimenti, esercitiamo una facoltà di chi si dedica all’informazione, che comprende anche il cosiddetto diritto di critica, che pratichiamo con piena continenza di linguaggio.

Non attacchiamo nessuno perché non ce l’abbiamo con nessuno, a livello personale. Più semplicemente, contestiamo certe riletture della storia che riteniamo infondate, spesso fuorvianti e dagli esiti potenzialmente pericolosi. Il tutto, senza dubitare della buonafede di chi le elabora (e propina) e di chi le prende per oro colato.

Tony Colombo in concerto con Belen al Palapartenope

Terza precisazione: siamo proprio sicuri che quando usiamo l’aggettivo “neoborbonico” ci riferiamo sempre e comunque al Movimento del prof De Crescenzo? Per “neoborbonico” e “neoborbonici” si può intendere un immaginario, un ambiente e un’area culturale che esprime e condivide certe tesi.

Quando abbiamo voluto parlare dei seguaci del prof lo abbiamo fatto in maniera chiara. A meno che De Crescenzo non abbia voluto far intendere di avere una sorta di dop sull’aggettivo, a dispetto del fatto che c’è un fottio di sigle che si richiamano allo stesso universo di valori del prof partenopeo, Giusto per fare un esempio: è come se Cossutta, a Pci finito, avesse preteso l’esclusiva dell’aggettivo “comunista” per la sua Rifondazione. Un po’ troppo, no?

Quarta precisazione: cosa sanno dei nostri lettori De Crescenzo e i suoi? Le metriche del sito ci confermano che non sono proprio pochi (e forse proprio questo, alla fin fine dà fastidio) e che ci leggono davvero. Sarà per deformazione professionale, ma siamo convinti che il miglior complimento per un giornalista sia l’incazzatura altrui.

Pino Aprile, l’autore di Terroni

Quinta precisazione: è vero, scriviamo di massoneria. E con questo? A cosa si vuole alludere? Scriviamo di massoneria come scriviamo di tutto ciò che, a nostro banale e senz’altro sindacabile giudizio, può suscitare interesse.

Allo stesso modo, scriviamo di intelligence, geopolitica e rock. Si tranquillizzi, ’o Professore: non c’è nessun complotto mondialista ai danni suoi e di chi lo segue. Stessa precisazione per Aprile, che citiamo perché tirato in ballo dal comunicato.

Siamo solo noi. E dietro di noi non ci sono logge “coperte” o “deviate” né “superiori incogniti” o “maestri sublimi”. Non critichiamo il borbonismo e il suddismo per pervertire meglio a suon di rock (che comunque preferiamo a pizziche e tarantelle) la gioventù meridionale, distogliendola magari dalle “Verità Vere”.

Parata neoborbonica in costume

Più semplicemente, abbiamo deciso di schierarci con chi davvero consuma la vita per qualche borsa di studio da fame e con la speranza di pubblicare articoli su riviste scientifiche di nicchia. Cioè i ricercatori e aspiranti tali che ci seguono e, a volte, ci danno qualche consiglio. Che apprezziamo, perché sappiamo che è frutto di ore di polvere respirata nelle biblioteche e negli archivi.  E certo, c’è anche qualche “barone”. Ma è pur vero che questi “baroni” guadagnano mediamente in diritti d’autore molto meno di quel che guadagna Aprile.

Tuttavia non siamo moralisti e diciamo: magari avessimo un padrone, guadagneremmo come si deve e saremmo deresponsabilizzati.

Ricapitoliamo: nessuno ha diffamato ’o Movimento. E visto che ci siamo, ci permettiamo di suggerire maggior cautela nelle parole: accusare il prossimo di diffamazione significa anche attribuirgli un reato. De Crescenzo ha querelato? Bene, lasci che lo dica un giudice se abbiamo diffamato o no. E piuttosto, suggerisca ai suoi simpatizzanti che si nascondono dietro fake di non insultare, perché noi non abbiamo mai insultato nessuno. Ci basta essere convincenti nelle nostre critiche: siamo consapevoli che le Verità Vere siano un po’ troppo e che tutto si riduca a una questione di credibilità, nella cultura, nella scienza e nell’informazione.

Angelo Famao con bella guagliona in “Tu si a fine do’ munno”… come dargli torto?

Ci sorge un sospetto: non è che il prof se l’è presa perché l’abbiamo definito “turbofolk?

È il caso di spiegarci con lui perché ci sta simpatico. E ci spieghiamo parafrasando uno che, invece, ci sta antipatico, cioè Antonio Polito, che aveva titolato un suo editoriale polemico contro Aprile “Meglio un neomelodico che un neoborbonico”, ma sotto sotto disprezzava entrambi, con quel suo tipico piglio snob.

Noi osiamo di più e ci dichiariamo orgogliosamente neomelodici, anche se ci dicono in tanti che la neomelodica sia il genere preferito dai camorristi. A costoro rispondiamo: chissenefrega.

Daniele De Martino

Sarà senz’altro un nostro limite culturale, ma preferiamo Angelo Famao coi suoi reggaeton ammiccanti e i suoi video pieni di belle guaglione a “Terroni”, perché con le belle ’uaglione ci rifacciamo gli occhi, con le storie di briganti no (non siamo maschilisti: le lettrici mancate di “Terroni” possono rifarsi gli occhi con Famao che, a differenza di Aprile, è nu bello guaglione, proprio come ’o Sarracino ’e Carosone). Osiamo ancora di più: preferiamo Daniele De Martino, coi suoi ritmi melodance, a “Carnefici”, perché è più spassoso ammirare il Nostro mentre in un video seduce una milf nel bagno di una discoteca che arrabbiarsi per stermini mai avvenuti o allibirsi per paragoni col nazismo che, semplicemente, non esistono. E vogliamo parlare per caso della curvilinea Carmen Zarra e della panterosa Roberta Bella, che cantano l’ammore con tre “m” e tanta generosità vocale e visiva?

Carmen Zarra

No, decisamente no: neomelodici sempre, neoborbonici mai.

E veniamo al turbofolk, che spieghiamo qui con la speranza di non doverlo proprio fare in Procura o in Aula: non è sinonimo di “tamarro” (sebbene ’o Professore non sia proprio quel magister elegantiarum), ma si riferisce a un genere piuttosto in voga tra il Sud della Croazia e la Serbia.

La campionessa di questo genere, che corrisponde grosso modo alla nostra neomelodica, è la mitica dalmata Severina Vuckovic, che a 47 anni compiuti (e non “suonati”, perché in questo caso chi suona è lei e lo fa benissimo), riesce ancora ad essere la versione strafiga di Anna Tatangelo. E scusate se è poco.

Roberta Bella

Mica si sarà offeso, ’o Professore, se l’abbiamo accomunato a lei? Severina non è solo bbona. A modo suo, è anche un esempio morale: in quei terribili anni ’90, in cui nei Balcani si sparavano addosso tra vicini di casa, in nome di Antiche Memorie e di Vecchi Primati Negletti, lei cantava in tutti i Paesi della ex Jugoslavia senza discriminazione alcuna. E, a guerra abbondantemente finita, riuscì a ricevere minacce di morte da estremisti croati solo perché aveva tentato di invitare anche i serbi a un suo concerto.

La superba Severina Vuckovic. E scusate se è poco

Per fare questo basta cantare d’ammore, come fanno i neomelodici. E come è riuscito a fare l’ottimo Tony Colombo, che con le serenate alla sua bella attira più gente di dieci raduni neoborbonici a Gaeta.

Neomelodici sempre, neoborbonici mai. Decisamente.  E tanti, deferenti, saluti ’o Professore.

Saverio Paletta

Da ascoltare (e, soprattutto, da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

Comments

There are 6 comments for this article
  1. Giancarlo Siani faceva una distinzione fra Giornalisti-giornalisti e giornalisti-impiegati: i primi sono quelli che, con serietà e abnegazione, vanno in cerca di notizie, anche in situazioni pericolose; i secondi sono quelli che tirano avanti con comunicati stampa, qualche notiziola di poco conto, editoriali pacchiani. Leggendo questo articolo ho l’impressione di trovarmi di fronte ad un esemplare della seconda categoria: il Sud (e non solo…) è accerchiato dalle mafie, ma l’autore di questo pezzo da Pulitzer non trova di meglio che fare la guerra ad uno sparuto gruppo caratterizzato dalla vaghezza e l’inconsistenza politica e sociale. Il bello è che lui stesso è consapevole della modesta influenza dei neoborb.
    Insomma, IL SUD AFFONDA, ma pensa alla Fregna e a far la guerra al nulla cosmico.
    Ossequio saluti meridionalisti, Antonio

    • Egregio Antonio,
      Se si fosse data la pena di spulciare un po’ meglio L’IndYgesto, si sarebbe reso conto che l’editoriale da Lei sgradito è la replica all’annuncio di querela, tra l’altro non ancora pervenuta (e a questo punto dubitiamo che esista) fatto da Gennaro De Crescenzo nei nostri confronti.
      Il resto è questione di gusti: lei trova inconsistente la nostra attività, ma c’è chi la pensa altrimenti.
      Però, mi permetta alcune considerazioni.
      La prima: non tiri in ballo il povero Siani per dettarmi la linea editoriale.
      La seconda: concordo con Lei sulla disgraziata situazione del Sud. Non a caso, ho speso venti anni della mia vita a scrivere delle porcherie e delle soperchierie che hanno ridotto la mia disgraziatissima regione (la Calabria) a maglia nera dell’Occidente.
      Lei non sa nulla di me, ci può stare. Ma questo non l’autorizza a esprimere giudizi sulla mia professionalità.
      Ultima cosa: l’e mail da Lei utilizzata (identitàinsorgenti@gmail.com) per intervenire può generare equivoci con il quotidiano online Identità Insorgenti. La prego di chiarire, perché quella testata è redatta da bravi colleghi che non meritano di essere accomunati alle sue “esternazioni”.
      Per il resto: se non Le piacciamo, eviti di leggerci: ce ne faremo una ragione.
      Buona giornata,
      Saverio Paletta

  2. Gentile Sig. Paletta
    leggere i vs. articoli è sempre un piacere. In questi giorni di quarantena forzata sto sfogliando le pagine del vs sito e mi sono imbattuto in questo delizioso articolo. Lei ha ricordato una guerra che si è combattuta ai nostri confini pochi anni fa, una guerra che si può considerare “civile” perché combattuta tra nazioni (riconosciuti stati dagli altri paesi europei occidentali che andavano a formare la UE) che fino al giorno precedente erano riunite in uno stato chiamato Yugoslavia. In quegli anni leggevo un periodico, Avvenimenti, che riportava notizie non sempre reperibili sulla stampa nazionale e mi chiedevo se in Italia sarebbe potuto accadere lo stesso: era nata la Liga Veneta ed altre “leghe”, lungo le strade del Veneto o della Lombardia compariva anche il cartello “Repubblica del Nord” per distinguerla dal resto d’Italia sicuramente. Allo stesso modo nascevano al sud movimenti o partiti come “La Lega di Lepanto” per ricacciare, ad esempio, tutti i coloni di origine settentrionale giunti 70 anni fa durante la bonifica dell’Agro Pontino! E mi chiedevo se quel conflitto civile si potesse estendere anche all’Italia, con gli stessi pretesti meschini politici nascosti da verità di religione, di nazionalità di interessi economici e sicuramente privati, alcuni dei quali all’origine di certi combattimenti avuti durante il fenomeno del “Brigantaggio” o della “invasione piemontese” (come dicono i neoborbonici). Per qualcuno ci sarà sempre un nord e un sud e non ultimo, come nel racconto di Camilleri recentemente trasmesso in tv, la Sicilia come la Calabria sono a sud di Napoli! il nostro paese ha sopportato molti eventi naturali disastrosi, per ultimo questa pandemia, che non fanno distinzioni tra nord e sud e di tutto il resto e che, spero, porti via un po’ di imbecillità e di ignoranza. “Siamo tutti fiori dello stesso giardino” (dagli scritti baha’i). Un sincero ringraziamento e saluto

    • Egregio De Santis,
      sono io che ringrazio Lei per i complimenti e, soprattutto, per l’attenzione.
      Non credo che in Italia ci siano le condizioni per una guerra civile violenta come quella esplosa nei Balcani durante i terribili anni ’90.
      Certo, c’è stato (e c’è ancora) chi cerca di soffiare sulle braci o di gettare sale su vecchie ferite non del tutto cauterizzate.
      Però, visto che parliamo di piccoli gruppi, sebbene molto rumorosi in rete, non mi preoccuperei più di tanto: confido nel proverbiale cinismo e disincanto di noi italiani.
      Possono essere il miglior vaccino contro certe scemenze.
      Mi scuso per l’intempestività della risposta e le auguro di trascorrere questi giorni di reclusione forzata con serenità.
      Grazie ancora
      Saverio Paletta

  3. Purtroppo di gente che offende i neoborbonici è pieno il web. Parlo di persona che si tappava le orecchie all’inno di Mameli, e che, dopo tanti comportamenti scorretti, è stata allontanata e ha iniziato una guerra contro chi l’aveva sostenuta. Guerra crudele ed offensiva, dove io stessa sono stata definita pubblicamente prostituta e vecchia, solo perchè ho deciso di non frequentare più la suddetta che si definisce storica, (ma mai nessuna rivista scientifica lo ha decretato, mai visto un archivio in vita sua, mai scritto un articolo di suo pugno…) perchè mi metteva in cattiva luce, spesso con persone che neanche conoscevo: mi scrivevano in privato umiliandomi…! Cosa voglio dire con questo? Che molti ex neoborbonici sono come la volpe e l’uva… grazie per avermi letto.

    • Egregia Luisa,
      Prego non c’è di che. Colgo l’occasione di questo Suo non chiarissimo messaggio per ribadire alcuni concetti.
      Il primo: L’IndYgesto è un giornale e non una bacheca social, quindi i fatti e le liti personali non vi trovano spazio. Detto altrimenti, pensiamo e scriviamo in terza persona.
      Il secondo: noi non insultiamo nessuno, al massimo prendiamo in giro, cercando, va da sé, di farlo con garbo. In questo sito chi Le scrive e altri autori abbiamo criticato a più riprese gli ambienti neoborbonici, ma l’abbiamo sempre fatto con correttezza, perché i nostri interlocutori sono i lettori, pochi o molti non importa, e non (o non solo) le persone che critichiamo.
      Mi spiace che Lei abbia subito cattive esperienze e le conseguenti delusioni. Capita, nella vita.
      Ma tutto questo con l’attività (polemica quanto si vuole, ma pur sempre giornalistica) di questo giornale non c’entra.
      Cordialmente,
      Saverio Paletta

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