Franco Paletta a New York per i suoi primi 50 anni d’artista
Le opere dello scultore calabrese saranno esposte a partire dalla primavera alla Fiera statunitense e poi presso la galleria Artifact
Franco Paletta è figlio della tradizione classica, maestro dell’astrazione immateriale, una ricerca basata sulla concezione del vuoto. L’arte, secondo Paletta, diversamente da come la intendeva Kosuth, funziona come «sistema di relazioni complesse irriducibile al piacere visivo e spirituale».
Di fronte alle sue sculture in metallo, specialmente quelle dipinte di bianco, il fruitore si sente importante, essenziale perché l’intreccio di linee che tagliano lo spazio circostante permettono di percepire l’essenza del vuoto e di raccogliersi nel silenzio per provare nuove emozioni sinestetiche.
Infatti, dall’intreccio di linee, d’acciaio o plexiglass, piegate ed attorcigliate, in forme astratte, si avverte il senso del vuoto e si entra nella dimensione concettuale dell’arte. Il suo pensiero diventa forma che si sottrae alla materia per creare l’effetto impercettibile dell’animo, dello spirito.
Dopo anni trascorsi dietro la cattedra ad insegnare scultura, prima al Liceo artistico, e successivamente in Accademia di Belle Arti a Roma, il nostro artista colleziona successi nel mondo dell’arte, e soprattutto, consensi da parte di diversi critici fra i quali citiamo Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova, Pierre Restany.
Ho incontrato la sua opera e lui dieci anni fa e da allora si è notevolmente affinato nella ricerca stilistica tanto da catturare l’interesse di molti galleristi stranieri che lo invitano ad esporre come Artifact di New York che ha scelto di portare le sue opere alla nota Fiera di New York, che si svolgerà dal 19 al 22 aprile 2018, e di esporre con una mostra personale sempre nella stessa galleria dall’11 al 29 luglio per festeggiare i suoi cinquant’anni di attività artistica. Molti successi sono stati raggiunti grazie alla sua determinazione nel fare un tipo di arte senza contaminazioni di linguaggi artistici. Spesso mi racconta che sin da ragazzo amava confrontarsi con i grandi maestri della tradizione classica ed in particolare mi riferisce: «Adoro Benvenuto Cellini e Piero della Francesca perché entrambi gli artisti hanno rivoluzionato l’arte figurativa con la ricerca della prospettiva».
Tra i fili d’Arianna che possono aiutare a non smarrirsi nel labirinto di Paletta fra astrazione immateriale e concezione del vuoto, quello dell’illusione di toccare lo spazio infinito della spiritualità, è uno dei più sicuri e insieme dei più avvincenti. Come un’illusionista prende per mano un bambino e, dopo averne conquistato la fiducia, ne stimola l’intelligenza e la memoria per suscitare in lui dapprima curiosità, quindi stupore e meraviglia, così dopo più di 40 anni Paletta continua a sedurre gli spettatori e i collezionisti con le sue opere scultoree, veri e propri corpi vuoti luminosi.
Carmelita Brunetti
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