Concorso in magistratura, cambiano i metodi di selezione?
Quest’anno niente tracce specifiche per le aspiranti toghe, ma temi di carattere generale. Nuova tendenza oppure un momentaneo cambio di rotta?
Quest’anno il concorso in magistratura non ha fatto notizia o quasi, per fortuna. Niente incidenti né relative polemiche.
Le prove scritte sarebbero filate lisce e le consegne sarebbero state elevate, per un motivo banale: le tracce, come hanno auspicato gli addetti ai lavori anche in tempi recenti, erano generaliste, cioè impostate sugli istituti giuridici e non, come è accaduto fino al 2016, su temi superspecifici.
Alcuni esempi per chiarire. Nel 2015 la traccia di Diritto penale era: Accesso abusivo a un sistema informatico o telematico: elementi costitutivi, momento e luogo della consumazione e, in particolare, la relazione con il reato di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. Definire questa tematica specialistica (più adatta, secondo alcuni commentatori malevoli, a un concorso per alto funzionario della Polpost che agli aspiranti magistrati) è il minimo.
Nel 2016, la situazione non è migliorata di molto. Infatti, la traccia di Diritto penale era: Premessi cenni sul concorso, ordinario e anomalo, di persone nel reato, nonché sull’aberratio ictus, si soffermi il candidato sul titolo di responsabilità del mandante del delitto nel caso di omicidio di persona diversa dalla vittima designata.
Le cose quest’anno sembrano cambiate. Ecco la traccia: Premessi cenni sulle cause di esclusione della pena tratti il candidato della legittima difesa e dei relativi limiti con specifico riguardo ai fatti commessi in occasione del delitto di rissa e ai fatti commessi nei luoghi di privata dimora.
In questo caso l’impostazione è più generalistica e gli argomenti sono di comune esperienza: basta scorrere un po’ le cronache nere degli ultimi anni (e, per quel che riguarda la legittima difesa, riprendere i dibattiti politici dell’ultimo anno) per capire come questo argomento sia pane quotidiano per qualsiasi magistrato.
Il ragionamento fila ancor di più per le tracce di Diritto civile, che è materia decisamente infinita, per mole e tecnicismi.
Nel 2015 la traccia fece discutere non poco, non solo per l’eccessiva specificità ma anche perché considerata di confine, più prossima al Diritto bancario che a quello civile in senso stretto. Leggere per credere: Negoziazione di strumenti finanziari, alea contrattuale e funzione speculativa. Profili di meritevolezza.
Nel 2016 la situazione è migliorata di poco. Ecco la traccia: La locazione finanziaria con particolare riguardo alla tutela dell’utilizzatore nei confronti del fornitore.
Nel 2017 la situazione è cambiata non poco: Riflessi patrimoniali della crisi e della cessazione dei rapporti familiari: matrimonio, unione civile, contratto di convivenza e convivenza di fatto.
Per brevità, è il caso di sorvolare sul Diritto amministrativo, che è una materia in sé specialistica e supertecnica.
Al netto di ogni considerazione, la differenza tra le tracce è vistosa: nel 2015 e nel 2016 lo schema era specifico e impediva di spaziare, il che non vuol dire fare voli pindarici a tutti i costi, ma svolgere ragionamenti e dimostrare lo spessore della propria preparazione. Detto in altri termini, le tracce somigliavano sin troppo a dei quiz.
Con tutto quel che ne conseguiva: ad esempio, le polemiche, a tratti furibonde, con il relativo corredo di retropensieri, ripresi dalla stampa e le accuse di favoritismi, tra cui l’aver privilegiato gli iscritti alle varie scuole di magistratura, diventate di fatto obbligatorie.
Occorre chiedersi alcune cose: il cambiamento è stato casuale o voluto? E, se è stato voluto, corrisponde a un cambiamento di tendenza del Ministero della Giustizia, che magari è suscettibile a ripetersi nelle prove successive, oppure è stato un fatto momentaneo?
La prima risposta è piuttosto facile: basta leggere le tracce non sorteggiate, anch’esse generaliste, per capire che dietro il cambiamento c’è stata una volontà precisa. Quale e di chi non è dato sapere. Ma, in mancanza di prove, restano gli indizi, non pochi e non secondari. La prima lamentela sul vecchio modo di gestire il concorso in magistratura proviene dal Csm. Molti esponenti, soprattutto i non togati, lamentavano la scarsa preparazione delle nuove leve, di cui si rilevava in maniera piuttosto critica persino la pessima qualità del linguaggio (e per notarla non occorre un addetto ai lavori, ma basta leggere qualche sentenza per accorgersi della sciatteria di chi, in otto casi su dieci, le redige). Le altre lamentele, decisamente più pubbliche, sono state espresse soprattutto dal mondo accademico. Un esempio recente, al riguardo, proviene da Giuliano Scarselli, ordinario di Procedura civile all’Università di Siena, che a maggio aveva puntato il dito attraverso una rivista online sui precedenti criteri di selezione, i quali, a suo dire, sembravano più un terno a lotto che non un metodo di valutazione.
Basta sommare questi autorevoli rilievi alle polemiche degli anni passati (nel 2014, ad esempio, l’organizzazione del concorso si trovò nel mirino dei giornali perché ci fu il sospetto non del tutto infondato che qualcuno sapesse le tracce in anticipo…) per intuire che qualcosa si è mosso non fosse altro per placare l’opinione pubblica.
Un altro cambiamento riguarda la cadenza del concorso: non sarà più annuale, ha dichiarato il ministro della Giustizia Andrea Orlando all’inizio di giugno, ma tendenzialmente semestrale. I buchi nell’organico delle toghe devono essere colmati in fretta, possibilmente senza trascurare la qualità. Ed ecco perché al bando, espletato la settimana scorsa, relativo a 360 posti, ne è seguito un altro, che si svolgerà a inizio 2018, per altri 320 nuovi magistrati.
Resta da capire solo se il nuovo sistema, basato su argomenti e tracce più generali, diventerà un trend o se si farà marcia indietro, magari per evitare di correggere troppi compiti. Al riguardo, gli indizi sono pochi per rispondere, ma è certo che l’istituzionalizzazione di questo cambiamento costringerà le scuole di magistratura a cambiare impostazione, perché non si tratterà più di azzeccare la singola traccia come se fosse un quiz, ma occorrerà lavorare sulla preparazione globale dei candidati.
Nel dubbio, occorre ricordare alle aspiranti toghe che, generica o specifica che sia, la traccia facile non esiste. L’esempio più calzante è il tema civilistico di quest’anno, relativo al Diritto di famiglia, grande assente nel concorso a dispetto del fatto che almeno il trenta per cento del lavoro dei Tribunali civili riguarda le cause di natura familiare. La traccia, nella sua apparente linearità, presentava sin troppe insidie, come si sono accorti vari candidati al momento delle spiegazioni dopo la consegna.
E occorre ricordare che il pericolo di favoritismi non diminuirà necessariamente. Per potersi sedere, occorrerà sgobbare come prima. Ma con la differenza che aumenteranno le probabilità di ricevere una valutazione su parametri oggettivi e che la botta di fortuna farà un po’ meno la differenza.
Non è poco, per un Paese come il nostro.
Buona la prima: gli spunti interessanti non mancano.
Per saperne di più:
Vai a: Magistratura, due concorsi per aspiranti toghe
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