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Un ricordo del fotografo dell’american dream

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Gli scatti di W. Eugene Smith, che immortalò la Pittsburgh del boom industriale, in una mostra curata da Urs Stahel a Bologna fino a settembre

A Bologna fino al 16 settembre è godibile l’inedita mostra W. Eugene Smith: Pittsburgh. Ritratto di una città industriale dedicata alla fotografia industriale dell’americano William Eugene Smith (1918-1978), un’iniziativa che incuriosisce e stimola nuove riflessioni sull’arte fotografica.

Organizzata dalla Fondazione Mast di Bologna, la rassegna è di notevole interesse perché presenta per la prima volta in Italia l’opera del fotografo americano W. Eugene Smith, che ha realizzato a partire dal 1955 su Pittsburgh, (Pennsylvania, Usa), la città industriale più famosa del primo Novecento.

Nelle sale della galleria è esposta una selezione ricca e significativa del lavoro che Smith ha appunto realizzato nella città americana: 170 stampe vintage, provenienti dalla collezione del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh, dedicate alla città e all’America degli anni cinquanta, in cui emerge l’energia del mitico american dream al culmine del boom economico.

City Housing

L’esposizione, come le precedenti rassegne dedicate alla fotografia industriale, è curata da Urs Stahel che ben spiega nel catalogo come l’artista lottava per «rappresentare l’assoluto. Ben lungi dall’accontentarsi di documentare il mondo, voleva catturare, afferrare, almeno in alcune immagini, niente di meno che l’essenza stessa della vita umana.».

Il primo incarico che Smith accettò fu realizzare in un paio di mesi un centinaio di fotografie su Pittsburgh per una pubblicazione celebrativa sul bicentenario della sua fondazione. Così Smith realizzò il reportage più importante e significativo della sua vita su Pittsburgh scattando oltre 20.000 negativi e 2.000 masterprint.

Solo una parte di questo lavoro è stato conosciuto dal grande pubblico, tramite il Photography Annual del 1959, l’unica rivista su cui il fotografo accettò di pubblicare le sue foto perché gli garantì il controllo assoluto sulle 36 pagine intitolate Labyrinthian Walk, rifiutando offerte economiche importanti da Life. Il risultato non fu all’altezza delle aspettative dell’artista, che continuò per anni ad avere come priorità la pubblicazione di un intero libro su Pittsburgh.

Children playng

La selezione di immagini esposta nella PhotoGallery del Mast offre un quadro intenso e rappresentativo di questo progetto.

Smith riconosceva le difficoltà incontrate nel comporre in un’unica opera i contrasti di una città così complessa, tanto da affermare: «Penso che il problema principale sia che non c’è fine ad un soggetto come Pittsburgh e non ci sia modo di portarlo a compimento». Il percorso espositivo è anche didattico e diventa un’occasione di studio per approfondimenti sulla rivoluzione industriale, e i suoi molteplici aspetti che comprendono gli sviluppi economici e la grande crisi dei valori umani.

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