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Antidemocratico? Ma no, è solo un cafone

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L’eroe del trash contro le neofemministe

Ma dietro le proteste ci sono le vecchie lobby. Mito e realtà di un sessista politicamente scorretto

Due milioni e mezzo di americane hanno dato vita a una clamorosa protesta contro il presidente Donald Trump, accusato di nequizie sessiste.

A questo punto vien spontaneo chiedersi: e gli altri milioni di donne, che fanno? Lo sposerebbero, magari per incassare qualche cospicuo assegno familiare a divorzio avvenuto? O, più semplicemente, ci flirterebbero, perché dall’affetto di un quasi anziano ma sicuramente ricco e potente c’è sempre da guadagnare qualcosa? O, più realisticamente, se ne fregano, perché tra lavoro, famiglia e relativi problemi hanno altro a cui dedicarsi?

Ma il problema non sono gli Usa, maestri di libertà e democrazia fino al paradosso di contestare un presidente senza che ancora abbia fatto granché, non fosse altro perché ancora non ha fatto in tempo.

Il guaio è che queste proteste (maschilista? Oddio! Antiabortista? Dio ci scansi: il feto è mio e me lo gestisco io! Cafone? Di più: cafone americano! E via discorrendo…) hanno tracimato gli oceani, grazie a un’organizzazione da far paura e dietro la quale non pochi intravedono lo zampino di superlobbisti alla Soros.

Diciamola tutta: il personaggio è rozzo, cafone e compiaciuto come solo certi ricchi sanno essere. E si sa che cocktail micidiale per il buon gusto possano essere i quattrini e il potere.

Ma questo è. E se non c’è ci fa, perché intanto è riuscito nel miracolo di trascinare nella caricatura, la sua caricatura, anche chi lo contesta. Detto altrimenti, si sta dimostrando in grado di dettare l’agenda a chi lo massacra su come massacrarlo.

E i problemi veri, ad esempio la riforma della riforma sanitaria di Obama, restano sullo sfondo. E restano sullo sfondo anche le questioni della politica industriale, oscurata dal muro anticlandestini che il neopresidente vorrebbe alzare sul confine messicano (ma poi, siamo sicuri che la lotta al clandestinismo e al dumping oltre frontiera implichi il rifiuto dei migranti e il razzismo tout court? Guardate che negli Usa votano repubblicano non pochi black e figli di migranti). Resta sullo sfondo, inoltre, la questione energetica, rispetto alla quale la polemica ambientale appare speciosa e, magari, nasconde altre cose.

Ma qui il discorso diventerebbe troppo lungo e non è il caso di impantanarsi in considerazioni sulla eccessiva amicizia delle due amministrazioni Obama nei confronti dei paesi petrolreazionari ecc.

Torniamo al punto: non vi sembra che la politica americana si sia un po’ troppo italianizzata? E non solo perché con Trump anche l’America del Nord ha il suo Berlusconi da votare, contestare e irridere. Ma soprattutto perché chi gli si dovrebbe opporre inizia a somigliare sin troppo a chi, da noi, ha fatto opposizione all’ex Cavaliere, salvo ereditarne pregi e difetti.

Ha solo vinto Trump, mica il male assoluto. A meno che non si consideri male quell’America profonda che l’ha votato.

Però il problema del tycoon è che fa quel che fa, battutacce incluse, da repubblicano. Ricordate la storia dei servizietti elargiti a Clinton dalle stagiste? Ci fu un mini scandalo all’americana che però finì all’italiana: in satira.

Senza contare le amanti, vere e inventate, attribuite ai Kennedy.

Siamo seri. Cerchiamo di esserlo anche in Italia, dove certi moralismi sembrano un fuor d’opera degno delle commedie sexy di quarant’anni fa: ma vi pare che il Paese della caccia al ricco possa scandalizzarsi per quattro battutacce, poco istituzionali, magari, ma pur sempre battutacce?

Anzi, sembra quasi che il Nostro si diverta su Twitter a far incazzare gli amanti del politicamente corretto, magari perché sa che una certa intellighentsia non gli perdona soprattutto di essere repubblicano, persino a dispetto del suo stesso partito, e quindi preferisca le uscite trash per far diventare trash i suoi avversari.

Ovviamente, la partita è appena aperta. Si tratta solo di osservarla tenendo a mente un paio di cosette. Cioè che fare sparate misogine non significa essere pronti a premere il bottone dei missili e che essere rozzi non significa essere antidemocratici e guerrafondai.

La partita appena iniziata si giocherà su ben altri tavoli, persino troppo sofisticati per la stessa Clinton, che fino all’altro ieri reclutava i propri spin doctor tra i neocon disgustati da Trump per far dir loro cose imperialiste e “di destra” con un linguaggio e su testate “di sinistra”. Ovvero tutte quelle testate che i democratici hanno comprato con la scusa degli aiuti all’editoria, preziosi negli Usa come altrove per tirare avanti la sgangherata baracca della libertà di stampa.

Ma tant’è: quelli di sinistra che finanziano i giornali, magari coi quattrini pubblici, aiutano la libertà e la democrazia, quelli di destra, come Trump, che usano i propri media, finanziati di tasca propria, sono solo dei “padroni” (e qui, scusate, ma il paragone con Bill Spencer, il personaggio di Beautiful, è calzante e ci manca solo che Ridge sia democratico per completare il quadro).

La verità, ovviamente, è che l’atteggiamento padronale alligna in entrambi gli schieramenti e in questo caso, visto che i padroni sono sempre padroni, la forma non fa la differenza più di tanto.

Detto questo stiamo a guardare. Certo è che, per restare in casa repubblicana, meglio la truzzagine di Trump del gelo di Bush: comunque vada almeno ci faremo due risate.

 Saverio Paletta

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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