Quegli strani mobili della Regione Calabria
Gli assessori Gianluca Gallo e Fausto Orsomarso sono finiti nel mirino dei media per l’acquisto di arredi per i loro uffici regionali. Ma un acquisto simile lo fece nel 2018 Carlo Tansi, l’ex capo della Protezione Civile, che ora punta il dito contro i due amministratori…
Chi di giustizialismo ferisce di giustizialismo si ferisce. Un episodio curioso aiuta a chiarire meglio la simpatica variazione della massima evangelica che vi abbiamo proposto.
Ci si riferisce alla vicenda, che sarebbe tutto sommato marginale se non fosse stata gonfiata dai media, dei mobili acquistati dalla Regione Calabria per riarredare alcuni uffici della Cittadella di Germaneto, sede della Giunta.
Tra gli uffici beneficiari degli acquisti, dal valore complessivo di 31mila e rotti euro, ci sono quelli di Fausto Orsomarso, assessore al Lavoro, sviluppo economico e turismo, e di Gianluca Gallo, assessore all’Agricoltura, welfare e politiche sociali e per la famiglia.
I due, com’è noto, sono finiti nel mirino dei media calabresi in seguito al servizio realizzato da Lino Polimeni per Non è L’arena, il programma di Massimo Giletti (vai qui).
Tutto è partito da una polemica scatenata dal sindacato autonomo Csa-Cisal, che aveva preso di mira il dirigente regionale Francesco Bevere, reo di aver speso soldi in mobili anziché di essersi occupato dei problemi della Sanità calabrese (leggi qui).
Fin qui, è ordinaria polemica sindacale. Ed è legittimo che i media se ne occupino.
A livello giuridico e contabile, invece, le cose stanno altrimenti: quei fondi spesi in mobili erano vincolati proprio per questo genere di acquisti.
Lo ha eccepito Orsomarso davanti al microfono e alla telecamera di Polimeni. Forse la sua non è stata una risposta bellissima a livello politico, perché in tempi di Covid l’opinione pubblica è più suscettibile del normale, ma l’osservazione resta in piedi, tanto più che l’acquisto non è stato ordinato dall’assessore (che al massimo ha chiesto la sostituzione degli arredi) ma dall’economato.
Lo stesso discorso vale per Gallo, che è addirittura cascato dalle nuvole e ha dichiarato di non aver chiesto alcun mobile.
Resiste un’obiezione nei confronti dei due assessori, del dirigente regionale e dell’economato: visto che la Cittadella è stata inaugurata di recente (2016) con arredi nuovi di zecca, che bisogno c’era di ordinare nuovi mobili? E ancora: visto che il mobilio è materiale comunque deperibile, possibile che non ci siano delle scorte in qualche magazzino? È possibile che, prima di metter mano al portafoglio dei calabresi, qualche impiegato o funzionario non si sia fatto venire il ghiribizzo di sbirciare se quei mobili la Regione li avesse già?
Questa sono le uniche osservazioni valide. Detto questo, i mobili servono a tutti. Agli assessori che possono solo chiederli ma non ordinarli, e ai direttori generali, che invece possono ordinarli anche con affidamento diretto.
Lo ha fatto, ad esempio, Carlo Tansi nel 2018 in qualità di direttore della Protezione Civile della Calabria.
Ora, la ProCiv-Calabria è un’Unità operativa autonoma, assimilabile a un assessorato ma con più poteri specifici (e non potrebbe essere altrimenti in un territorio problematico a livello morfologico come quello calabrese).
È il caso di scendere più nel dettaglio, visto che – a differenza di Gallo e Orsomarso – la storia dei mobili di Tansi (più correttamente: della ProCiv) non si conosce.
Questa storia è raccontata da due decreti dirigenziali. Il primo è il numero 8846 dell’otto agosto 2018, che contiene l’«Approvazione della Bozza d’ordine d’impegno e di spesa» dell’«Acquisto arredi d’ufficio mediante ordine diretto di acquisti sul mercato elettronico della pubblica amministrazione», sottoscritta da Antonio Badolato, all’epoca funzionario della ProCiv, e, appunto, da Tansi e controfirmata da Rosaria Guzzo, dirigente della Ragioneria regionale
Da quest’atto si apprende che Tansi ha chiesto l’acquisto diretto di mobili e arredi per un totale di 17mila e rotti euro, da destinare alla sede reggina della ProCiv, e si apprende inoltre che per questo acquisto diretto (fatto cioè senza bando di gara) gli uffici regionali avevano individuato una ditta specifica, la Kernel srl di Vibo Valentia.
L’atto è perfettamente legittimo: Tansi, da dirigente della ProCiv era nel suoe, probabilmente, quei mobili erano necessari, perché, ribadisce l’ordinanza, l’economato aveva comunicato che non c’erano arredi disponibili.
Dal secondo decreto dirigenziale, il numero 12153 del 26 ottobre 2018, si apprende inoltre che la fattura di 17mila e rotti euro è stata regolarmente saldata.
Tutto a posto, tutto regolare.
Allora, perché tirare in ballo Tansi per una cosa di cui sono criticati due assessori dell’attuale centrodestra di governo? Perché questi due assessori li ha tirati in ballo proprio l’ex capo della ProCiv, con uno dei suoi tipici post al vetriolo su Facebook (vai qui).
Già candidato a governatore nelle Regionali del 2020, Carlo Tansi è adesso in corsa per le Regionali previste per il prossimo ottobre nella scuderia di Luigi De Magistris. E corre con uno stile a dir poco ruvido.
Lo testimoniano le seguenti espressioni, sparate a commento della vicenda:
«Ecco tutta l’incapacità degli assessori regionali Gallo e Orsomarso (alias Gianni e Pinotto). Sperperano i soldi dei cittadini calabresi in sedie e divani di lusso. Smascherati dal servizio di Giletti a Non è L’arena si fingono spaesati e affermano di non sapere nulla di questi mobili».
Ora, l’affondo giustizialista ci può stare, perché la crisi cronica della Calabria è stata riacutizzata dal Covid, che ha spinto giù gli indicatori già bassissimi dell’ultima regione d’Europa.
Ma qualche domanda è d’obbligo.
La prima: Gallo e Orsomarso sono stati accusati di aver comprato mobili e suppellettili nuovi per arredare una struttura nuova, che ha appena compiuto il quinto anno. Ma se già Tansi non aveva trovato mobili disponibili nel 2018, perché avrebbero dovuto trovarli adesso i due assessori?
Già, Sono piccoli dubbi che per chi scrive non spostano nulla. Anzi, si perdoni l’azzardo di una risposta: Tansi aveva gli stessi bisogni dichiarati dai due assessori. Legittime le richieste di questi, legittimo l’ordine di quello,
E non c’è molto da aggiungere, se si parla di buona amministrazione.
Anzi, una cosa ci sarebbe: a Tansi, di cui non si discute assolutamente l’operato in Regione, nessuno ha puntato una telecamera in faccia. Ai due assessori, invece, l’ha puntata Polimeni. Il quale, intendiamoci, ha fatto solo il suo lavoro di cronista e ha sollevato un dubbio nell’interesse pubblico.
Ma i diritti-doveri dei cronisti sono cose decisamente diverse dalle polemiche pre elettorali: prima di scrivere certe cose sul prossimo, non è il caso di guardare a sé stessi?
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