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Pino Aprile querela Wikipedia

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Dopo la denuncia della scorsa estate nei confronti di questo giornale e di chi lo dirige, il giornalista pugliese se la prende con la celebre enciclopedia online. Il motivo? Lo avrebbe “diffamato”. In realtà i compilatori si sono limitati a riprendere un articolo de L’IndYgesto…

L’IndYgesto non gli bastava: ora Pino Aprile querela addirittura Wikipedia (leggi qui).

E sporge querela per un motivo banale: i compilatori della sua voce biografica contenuta nell’enciclopedia libera hanno citato e menzionato proprio un articolo dell’IndYgesto.

Un paradosso che si chiarisce facilmente: il 5 agosto abbiamo appreso da alcuni lettori che Aprile aveva annunciato urbi et orbi di aver querelato chi scrive e cura questo giornale online per diffamazione (leggi qui), senza tuttavia specificare ulteriormente i motivi.

Pino Aprile col suo inconfondibile berretto

Nella voce incriminata di Wikipedia (leggi qui) ci sono in effetti due riferimenti critici alla produzione bibliografica del giornalista pugliese.

Il primo è relativo a Terroni, il bestseller di Aprile del 2010, ed è un commento critico dello storico Salvatore Lupo, che ha contestato l’uso delle fonti da parte del giornalista di Gioia del Colle e ha definito il suo libro come una delle «macchine editoriali che non hanno nulla in comune con il lavoro di storico». Per completezza d’informazione, aggiungiamo che la dichiarazione di Lupo è tratta da un’intervista rilasciata a L’Inkiesta nel 2012 (leggi qui).

Il secondo riferimento è al libro Carnefici (2016), in cui Aprile ha tentato di dimostrare il genocidio subito dai meridionali in seguito all’Unità d’Italia.

In questo caso, la fonte citata è un articolo de L’IndYgesto, un’intervista curata da chi scrive in cui l’archivista professionista e ricercatore Lorenzo Terzi esprimeva delle critiche pacate ma motivatissime all’uso non corretto dei documenti storici adottato dallo scrittore sudista (leggi qui).

A questo riguardo è obbligatoria una precisazione: l’articolo de L’IndYgesto risale al 19 dicembre 2017, tuttavia, la data riportata sulla pagina del giornale (e confermata nella citazione di Wikipedia) è 23 maggio 2019.

La copertina di “Carnefici”

Questa discrepanza cronologica è dovuta al fatto che L’Indygesto ha cambiato prima il sistema editoriale (agosto 2018) e poi il server (aprile-maggio) 2019 per motivi tecnici. Ma resta chiaro (e provabile) che l’intervista è uscita a dicembre 2017. Così come resta legittima, per quanto imprecisa, la citazione di Wikipedia datata a maggio 2019.

Ma qual è il motivo del livore di Aprile?

Ecco, tra le varie, cosa scrive l’autore di Terroni e fondatore del Movimento 24 agosto-Equità territoriale:

«Wikipedia si è appropriata della mia biografia, impedendomi di correggere quanto riguarda la mia vita e descrivendomi in modo che mi ha costretto […] a sporgere una denuncia alla Polizia postale, per identificare gli “autori” della mia biografia e poterli querelare, considerando che fra le “fonti” ne citano una contro la quale ho già dovuto rivolgermi alla magistratura».

In realtà, Wikipedia, come ogni enciclopedia si appropria delle biografie di tutti. E, a dispetto della sua natura open source (cioè di prodotto gratuito basato sull’opera dei volontari che vi contribuiscono), lo fa o dovrebbe farlo con imparzialità.

C’è da dire, al riguardo, che Wikipedia normalmente osserva la regola: basta prendere le biografie di alcuni grandi pensatori o politici (facciamo due nomi a caso: Carl Schmitt e J.F. Kennedy) per capire che vi hanno spazio anche le fonti più critiche.

Carl Schmitt, anche lui “diffamato” da Wikipedia?

Perché Aprile, che non è SchmittKennedy, dovrebbe beneficiare di un trattamento diverso?

Le enciclopedie, compresa Wikipedia, raccontano fatti e personaggi nell’interesse del pubblico, non dei protagonisti di questi fatti né delle persone biografate.

Aprile, invece, si crede così speciale da pretendere una biografia solo elogiativa o, addirittura, di scriversela da sé?

Evidentemente, è quello che lascia intendere. Leggere per credere:

«Avevo provveduto una prima volta, a rimuovere termini offensivi (e sbagliando a non ricorre subito alla giustizia); salvo accorgermi, poi, che il testo era stato nuovamente rimaneggiato in chiave che i giudici ci diranno quanto diffamatoria».

Chi scrive non è un assiduo lettore delle biografie di Aprile, perciò non conosce i termini offensivi che è stato costretto a rimuovere (e su quest’aspetto solidarizza senz’altro con lui).

Ma da qui a parlare di testo rimaneggiato in chiave diffamatoria (lui, infatti, dubita solo sul quanto) ne corre.

Chiediamo scusa: chi l’avrebbe diffamato? Il professor Lupo, che è uno storico di vaglia e si è limitato a dire che il revisionismo di Terroni non è storiografia?

O per caso lo avrebbe diffamato un professionista degli archivi che ha definito non plausibile a livello scientifico l’uso dei documenti storici fatto in Carnefici?

A leggerlo bene, l’articolo di Aprile sembra più l’opera di un santone convinto di avere la verità in tasca che la riflessione di un professionista di lungo corso dal curriculum notevole qual è lui.

Infatti, da quando in qua l’esercizio del diritto di critica – a livello culturale e di comunicazione pubblica – integra il reato di diffamazione, tanto più che nessuno dei due interventi critici (gli unici citati da Wikipedia) contiene espressioni o termini offensivi?

Ma la perla – che chiarisce senza ombra di dubbio che Aprile si riferisce senz’altro all’IndYgesto – arriva nella chiusa del papà di Terroni:

«Circa le voci su massoneria e Wikipedia, invece, non so niente e non ho perso tempo a fare un minimo di ricerca. So solo che la principale “fonte” usata per la mia “biografia” è un blog su cui in meno di due anni sono stati pubblicati una ottantina di testi con un solo argomento: “Pino Aprile”; non sono l’unico argomento, però, per esempio c’è anche la rubrica dal titolo “Cose massoniche”».

Un complotto massonico

A differenza di quest’estate, Aprile non ha fatto il nome di chi scrive ma si è limitato a un’allusione doppia: al fatto che L’IndYgesto (che, ribadiamo, è un giornale online regolarmente registrato e non un semplice blog) si è occupato di lui in più articoli e che, tra le varie rubriche, ne contiene una intitolata, appunto, Cose massoniche.

A essere pignoli, si potrebbe trovare nell’esternazione del terronista un terzo sottinteso: abbiamo scritto su di lui perché facciamo parte del complotto demo-pluto-giudo-massonico.

Al riguardo, ci permettiamo di sottolineare che L’IndYgesto vanta molte rubriche, di cui una (IndYsounds) molto ricca dedicata al rock.

Per caso anche Jimi Hendrix, i Led Zeppelin e i Beatles hanno fatto parte del medesimo complotto o gli sono stati funzionali?

Mistero. Ma c’è da dire che i processi alle intenzioni non sono la nostra specialità.

Però qualche altra domandina è doverosa.

Innanzitutto: come mai Aprile si è accorto solo di recente di articoli che risalgono a tre anni fa?

Ancora: come mai le critiche contenute in una voce di enciclopedia diventano diffamatorie?

La risposta può risiedere nel fatto che ora Aprile sta negoziando un ruolo politico per il suo Movimento nelle imminenti elezioni regionali della Calabria e, con tutta probabilità, nelle prossime consultazioni amministrative, che si terranno un po’ in tutto il Sud nei prossimi mesi.

Se le cose stanno così, è logico che una voce critica di Wikipedia diventi un problema.

E probabilmente non l’unico: Aprile, infatti, si è segnalato a fine novembre per un battibecco mediatico con Carlo Tansi, ex capo della Protezione Civile calabrese e candidato alla presidenza della Regione Calabria nel 2020 (leggi qui).

L’oggetto della contesa, guarda caso, erano le candidature alle prossime elezioni e, nel merito, c’è da dire che aveva ragione proprio il papà di Terroni.

Un’ultima precisione: ci eravamo ripromessi di prenderci una pausa da Aprile proprio a causa del suo impegno politico e non delle sue querele. Già: non volevamo che la nostra operazione verità sul terronismo e sul sudismo venisse scambiata per una polemica elettoralistica.

Se siamo tornati sull’argomento è solo perché abbiamo colto la sua ultima provocazione.

A proposito, se Aprile ha da proporre idee utili per il futuro della regione più disastrata d’Europa, faccia pure. Ma tenga presente una cosa: i calabresi stavolta lo valuteranno per le proposte sul presente e non per le riletture del passato.

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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