Il discorso delle stelle: la pace del futuro tra amore e distopia
La tragedia del Medio Oriente, le leggi dell’astrofisica e i drammi quotidiani nelle pagine del romanzo di Antonio Rubino
Ancora non sappiamo se Hasankeyf, circa settemila anime in un paesaggio suggestivo dove la cultura turca coesiste con quella curda e gli antichissimi echi mesopotamici sono filtrati dall’Islam, sopravvivrà alla grande diga di Ilsu, progettata dal governo di Ankara circa venti anni fa e cantierata nel 2006 per rifornire di energia idroelettrica il sudest della Turchia.
Nel futuro alternativo immaginato da Antonio Rubino nel suo Il discorso delle stelle (Emersioni, Roma 2019), romanzo utopico di amore, guerra e geopolitica, Hasankeyf è il luogo di una doppia rinascita: esistenziale e individuale prima, collettiva e politica poi.
Per Paolo Basile, il protagonista della storia, un giovane ingegnere di belle speranze che inizia la sua carriera nelle multinazionali da una piattaforma petrolifera, Hasankeyf è il punto di inizio di un percorso sentimentale: lì si innamora di Valentina, una studentessa italiana in vacanza, che poi diventerà sua moglie. Ma è anche il posto in cui incontra la cultura curda e vi entra in maniera istintiva e sentimentale, sotto il pungolo dall’emozione e dal ricordo.
Paolo è un occidentale dalla mentalità aperta, che vive i valori della sua cultura in maniera problematica: la sente superiore a livello civile, tuttavia ne percepisce le ingiustizie. Integrato ma non troppo, aspira a un sistema più equo, soprattutto per le popolazioni più svantaggiate del pianeta.
L’avvicinamento di Paolo alle antiche culture mediorientali subisce un’improvvisa spinta in seguito all’incontro con Leonore, una giovane curda militante nell’Ypg (la milizia civile legata al Pyd, il partito democratico dei curdi siriani), e i suoi due nipotini, rimasti orfani in seguito a un attentato.
Ce n’è quanto basta per costruire un racconto ad intreccio pieno di personaggi vivissimi e di scenari variegati, perché la trama si snoda tra le piattaforme petrolifere degli oceani, le campagne pugliesi, Londra, Parigi e Milano.
Il tutto legato assieme da un’architettura metafisica e metanarrativa, che richiama Kundera, tranne che per un particolare: il legame tra l’attualità politica e le vicende umane dei protagonisti, che anche nel romanzo di Rubino sono scandagliate a profondità intimistiche, non è mediato da riflessioni filosofiche e teologiche, ma da riferimenti astronomici e astrofisici.
La vita (e la politica e i suoi drammi), nel racconto di Rubino, diventa una relazione tra corpi celesti raccontata da formule matematiche di elevata sofisticazione, sia che riguardino le leggi gravitazionali (o ultragravitazionali, come nel caso dei buchi neri), sia che si occupino dei processi atomici degli astri.
Viceversa, le dinamiche siderali (o, per dirla con Battiato, le meccaniche celesti) diventano a loro volta la metafora dei comportamenti umani, individuali e collettivi, con un elemento in più: il caso non è più un’eccezione filosofica, perché c’è sempre una formula che lo comprende e lo metabolizza. Nel Discorso delle stelle le stelle parlano di tutto.
Un ragionamento poco chiaro? Di sicuro non per l’autore, che è un ingegnare prestato – bene – alla narrativa. E, a dirla tutta, neppure per il lettore comune, che potrà cogliere agevolmente tutti questi nessi sfuggenti nelle pagine di questo libro, dove sono dipanati con chiarezza cristallina. Già: Il discorso delle stelle (quelle vere) è lineare. Solo i nostri limiti cognitivi ci obbligano a ricorrere a linguaggi speciali per coglierlo. Come, del resto, capita con la vita, che è fatta di ritmi e ha un suo respiro, costituito da esplosioni e rallentamenti. Ma con due aspirazioni: l’amore e la pace.
Il romanzo di Rubino è costruito proprio su questo ritmo vitale, che sfocia anche in momenti di grande suspense: ad esempio nei capitoli finali, dove le vicende tragiche di alcuni personaggi si incrociano sugli sfondi, diversi ma collegati, della guerra civile siriana e dell’attentato al Bataclan.
Ma l’esigenza d’amore prevale su tutto ed è la molla che spinge Paolo a tentare un progetto grande e ambizioso, sul quale non si anticipa nulla: è meglio che il lettore scopra tutto da sé.
Il discorso delle stelle ha tre chiavi di lettura, a seconda di come si dispongono i suoi elementi: esistenziale, narrativa e politica.
Inutile dire, per quest’ultimo aspetto, che le recenti vicende della guerra siriana possono calamitare e non poco l’attenzione sul romanzo: i curdi e la loro Rojava sono balzati di nuovo al centro delle cronache internazionali e le foto delle bellissime miliziane che combattono come e più dei loro uomini fanno il giro del mondo.
Forse, proprio l’orgoglio e la dignità di questo popolo contribuiranno a che si faccia luce sulle ipocrisie e sui legami inconfessabili che hanno generato tanta violenza e tanti spargimenti di sangue.
Ma resta un interrogativo inquietante: alla verità e, si spera, alla giustizia, può seguire una vera pace? Secondo Rubino sì, perché le sue stelle non mentono.
E allora, buona lettura, per capire cosa dicono davvero…
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