Calabresi pirandelliani: Uno, Nessuno e Centulire
Lo spettacolo di Nunzio Scalercio irride i vizi e i tic dei cosentini e stimola a pensare…
Il 2020 del Teatro dell’Acquario inizia con una replica: ci si riferisce a Uno, Nessuno e Centulire di e con Nunzio Scalercio, bissato a furor di popolo dopo il successone di fine anno.
Sul palco insieme a Nunzio (che i cosentini profondi ricordano come il webmastru del mitico spigaweb) c’è Anna Rita Laganà. Lo spettacolo è dedicato a Natale Barone, storico titolare de Il Cugino di Dipignano, scomparso i primi di dicembre.
Dal titolo si intuisce l’ispirazione alta dello spettacolo, vernacolarizzato alla grande: come non pensare al pirandelliano Uno, nessuno e centomila?
Il relativismo del grande scrittore siciliano si sposa a pennello anche col cosentino medio, che possiede mille sfaccettature e aspetti.
Nunzio Scalercio, da buon neopirandelliano, si diverte ad interpretare (e a satirizzare) ogni aspetto dela cosentinità, con un piglio che rimanda a Sei personaggi in cerca di autore.
Uno dopo l’altro sfilano sul palco Mikuz Luttwag, parente di secondo grado di Edward Luttwag, il parco-trafficante Pablo Gaviria Chittipigli All’Escobar, l’astuto Commissario Montegiordano, il pio Silvano e l’influencer Pier Micuzzu Maria tra gli altri. Insieme rappresentano uno spicchio del microcosmo della città calabrese, ma riassumono al tempo stesso virtù e i vizi più generali, quasi universali.
Annarita Laganà tiene le fila della serata e diventa la controparte di tutti i personaggi. La parte razionale che intervista ogni personaggio in cerca non solo di autore o di notorietà, ma soprattutto di identità.
Non mancano i trucchetti da commedia degli equivoci: ne sono un esempio la confusione (voluta?) con cui la Laganà pronuncia il nome del Commissario Montegiordano, che diventa a seconda dei casi Monte Scuro o Monte Cocuzzo, con palesi riferimenti allo scenario naturale calabrese.
Una pioggia di selfie tra il pubblico per l’influencer Pier Micuzzu Maria sempre al centro dei party più in voga tra Portofino, Torremezzo City e Camigliatello.
Con urlo da stadio ci saluta invece Silvano: «Santa Teresa, c’è solo Santa Teresa!», subito dopo averci raccontato della proposta di matrimonio fatta alla sua amata Concetta.
Rimaniamo dubbiosi dalla vera provenienza del parco-trafficante Pablo Gaviria Chittipigli All’Escobar, il quale sembra descrivere una cittadina della Colombia.
Ed infine il racconto della permanenza in città da parte del politologo Mikuz Luttwag, arrivato in Calabria insieme al parente Edward Luttwag.
Ogni personaggio tocca temi cari ai cosentini, come le classiche tradizioni popolari natalizie e non solo. Si parla infatti delle tipiche portate come i cuddruriaddri, la pasta ara tieddra e le immancabili purpette. Non mancano i luoghi comuni sulla tanto criticata piazza Bilotti dove prima c’era il parcheggio di piazza Fera. E, ciliegina sulla torta, il sempiterno campanilismo di matrice calcistica, ribadito con feroce sarcasmo da Scalercio, chericorda come sia facile apprezzare ogni elemento realizzato a Cosenza vicino ad una città come Catanzaro.
Si passa poi a temi attuali e scottanti come il dissesto del Comune, la criticità della raccolta dei rifiuti che rimangono accatastati per la città e la presenza della ruota panoramica davanti al municipio.
Poi arriva la domanda, che ogni buon cosentino si è posto nelle scorse feste natalizie: «Quale sarà il significato nascosto dietro la M posta al centro della ruota panoramica? Ed infine la considerazione più simpatica, Occhiuto dopo tutti i cerchi posti come illuminazioni in giro per la città, quest’anno ha deciso di esporre uno solo ed enorme».
Tra mancanze e piccole meschinità, tra le bellezze e l’attaccamento ad una tradizione che spesso rischia l’estinzione ci troviamo cittadini di una piccola città del Sud. Il che non esclude riconoscerci cittadini del mondo. Pregi e difetti presi in una visione più larga che accomuna ogni essere umano.
La chiave, e la differenza, sta nel riuscire ad uscire dal proprio orticello e guardarsi dall’esterno. Riuscire a diventare critici con una ventata di ironia, alleggerirsi senza sconfinare nella superficialità.
Con queste intenzioni Nunzio Scalercio adopera la sua scrittura e la sua performance e riesce a far ridere e riflettere.
Non è poco.
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