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Ruini apre a Salvini? Ma che machiavellico…

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Ci scrive Franco Pelella a proposito dell’intervista rilasciata dal cardinale al Corriere della Sera: dichiarazioni troppo vaghe che sdoganano ciò che la Chiesa non dovrebbe

Il cardinale Camillo Ruini, storico esponente della destra cattolica, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera ha dato delle risposte palesemente inadeguate a due domande su Matteo Salvini tentando di sdoganare quello che non dovrebbe essere sdoganabile.

Salvini bacia il rosario

Ruini è rimasto nel vago dicendo che non condivide l’immagine negativa di Salvini senza specificare perché non condivide questa immagine, che Salvini ha notevoli prospettive davanti a sé senza dire se è contento o meno di queste prospettive, che il dialogo con lui è doveroso senza specificare perché sarebbe doveroso e che per i migranti vale la parole del Vangelo sull’amore del prossimo salvo poi dire che non bisogna sottovalutare i problemi che le migrazioni comportano.

Colpisce la furbizia di Ruini, il suo dire e non dire, ma è chiaro che si tratta di una captatio benevolentiae che sorvola sui tanti aspetti negativi di Salvini (il razzismo, l’arroganza, la spregiudicatezza, la furbizia, l’autoritarismo, ecc. ecc.). Ma la risposta che più dà fastidio è quella relativa all’abitudine di Salvini di baciare il rosario in pubblico. Qui Ruini si è superato mettendo in dubbio l’evidente strumentalità dell’operazione e facendo cenno ad una presunta reazione al politicamente corretto che è palesemente inesistente.

Franco Pelella

Caro Franco,

sono d’accordissimo: non piace neanche a me la Chiesa che fa politica sotto le mentite spoglie delle “omesse condanne”, che sono una forma insidiosa di moral suasion.

Tuttavia, lungi dal voler spezzare la classica lancia a favore delle strategie di Ruini, mi permetto di soffermarmi su un punto: le sbandate “a destra” di parte della Chiesa, tra l’altro non minoritaria, sono il contraccolpo delle distorsioni provocate da certa sinistra al concetto di laicità.

Queste distorsioni sono dovute al passaggio, avvenuto in ampi settori della sinistra politica e culturale, dalla ipersocialità all’iperindividualismo, che si è tradotto nella difesa ad oltranza di nicchie di consenso: mi riferisco ai movimenti lgbt, che sono andati molto oltre rispetto alla mission originaria (la difesa degli omosessuali dalle discriminazioni) e hanno invocato diritti a mio sommesso parere inesistenti.

Ad esempio, l’adozione e la filiazione per le coppie gay. Ciò si è trasformato in una discriminazione alla rovescia, che rischia di avere esiti pesanti anche sul piano previdenziale, nei confronti della stralarga maggioranza di etero che continua a sposarsi e (vuoi la fede, vuoi l’abitudine) a farlo in Chiesa.

Stesso discorso per la questione migratoria: il sacrosanto dovere di accoglienza è diventato in certe frange una forma di “irenismo”, incurante delle ricadute in settori delicati: l’ordine pubblico, la sicurezza e la tutela del lavoro. Tutti guasti provocati dalla gestione cattiva e non disinteressata dei flussi migratori.

Ruini ha mandato segnali all’ex ministro dell’Interno? Senz’altro. Ma credo che questi derivino, più che da assonanze ideologiche, da una strategia difensiva: se la sinistra smette di fare la sinistra e quindi molla i valori sociali (che poi sono anche l’abc della dottrina cristiana) in nome di una filosofia dell’emancipazione che sa di neoliberismo spinto, nessuna meraviglia che parte della Chiesa si butti con l’unica destra disponibile, per nostra sfortuna la più becera dal dopoguerra ad oggi. E, ciò che è peggio, fa questo interpretando i malumori che serpeggiano nelle comunità dei fedeli (dove ha preso piede una critica non leggerissima al pontificato di Papa Francesco).

Che Salvini sia Salvini, cioè un cinico di tre cotte capace di baciare madonne e rosari con la stessa facilità con cui bacerebbe un Corano se gli convenisse, non ci piove.

Ma Ruini è Ruini, cioè non proprio un fesso. Speriamo solo che questa strategia di “apertura” riesca a far ragionare i vertici della Lega. Ripeto quel che ho scritto più volte: non abbiamo fatto nulla di male per meritarci una destra così tamarra. Ma, finché la sinistra non riprende a fare la sinistra per davvero, dobbiamo accontentarci e sperare che i danni siano minimi.

Grazie come sempre

Saverio Paletta

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