Arte e sperimentazione in Svizzera. Una mostra di Cuno Amiet
In corso a Mendrisio, nel cuore del Canton Ticino, la mostra dedicata al padre della pittura moderna elvetica
Importante appuntamento per le arti figurative a Mendrisio presso il Museo d’arte fondato nel 1982, già antico convento dei Serviti, è la rassegna espositiva dedicate alle opere dell’artista Cuno Amiet, nato a Soletta nel 1868 e morto in Oschward nel 1961. Raffinato esponente dell’avanguardia artistica svizzera, amico e collega di Hodler e padre come lui della pittura moderna svizzera, si contraddistingue dai suoi amici per la ricerca spirituale e l’armonia che animano tutti i soggetti dei suoi lavori.
La mostra che accoglie circa settanta dipinti e una sessantina di opere su carta di Amiet, è intitolata Il paradiso di Cuno Amiet. Da Gauguin a Hodler, da Kirchner a Matisse, allestita, appunto, al Museo d’arte di Mendrisio, nell’area italiana del Ticino, curata da Simone Soldini, Barbara Paltenghi-Malacrida, Franz Muller e Aurora Scotti. Con questa mostra, aperta al pubblico fino al 4 febbraio 2018, si vuole proporre un nuovo modo di leggere esteticamente le opere di Amiet, artista che ha sempre vissuto con i valori positivi dell’armonia e della gioia di vivere. Nelle sale del museo, possiamo inoltre, ammirare le opere degli artisti che rappresentano il climax culturale e artistico del primo novecento, in cui si è mosso Amiet; si tratta di Paul Gauguin, Emile Bernard, Henri Matisse, Giovanni Giacometti, Ferdinand Hodler, Ernst Ludwig Kirchner, Gabriele Munter, Marianne Werefkin, Auguste Macke, Alexej von Jawslensky.
In piena felicità il nostro artista dipinge nella campagna bernese, a Oschwand, in un ambiente agreste, paesaggi dall’impressione di Arcadia, di paradiso terrestre, da qui probabilmente, nasce il titolo della mostra. In questa occasione è visibile anche l’opera considerata il capolavoro della sua maturità artistica, intitolata Paradiso, dedicata alla sua compagna che era già volata in cielo: essa rappresenta una scena angelica dall’effetto bucolico con una forte luce dorata. Amiet è stato definito colorista perché si formò sulla scia delle tracce di Gauguin e di Nabis a Pont-Avens in Francia, e respirò l’ambiente del gruppo Die Brucke, ma si contraddistingue dai colleghi per la sua incessante attività sperimentale e innovativa basata sulla scelta coloristica e compositiva.
Intrigano molto i suoi soggetti come i paesaggi o le nature morte come Natura morta floreale del 1904, La raccolta delle mele del 1907. Chi visiterà la mostra apprezzerà la bellezza delle diverse influenze professionali e stilistiche della produzione artistica di Amiet. Questo percorso espositivo cosi ben articolato è stato proposto da Simone Soldini, direttore del Museo, in collaborazione con Franz Muller, curatore del catalogo ragionato dell’opera di Amiet dagli esordi fino al 1960, Viola Radlach, responsabile del corpus di opere grafiche, e Aurora Scotti tra i maggiori esperti di pittura italiana ed europea di fine secolo. Tutti loro sono gli autori dei contributi che leggiamo nel catalogo.
Da non perdere sabato 13 gennaio 2018 alle ore 17 la conferenza Amiet come caposaldo dell’arte svizzeratenuta dal direttore Soldini e da Franz Muller,autore del catalogo ragionato di Amiet.
Carmelita Brunetti
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