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Putin affossò Renzi? Un’altra fesseria americana…

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L’ex vicepresidente Usa rivela: la Russia avrebbe interferito nel referendum costituzionale di un anno fa

Ritornano le solite vecchie accuse al Cremlino di voler destabilizzare i sistemi democratici

Tangenti russe anche alla Lega e ai grillini, ma sono solo vecchie chiacchiere, tra l’altro non provate,

che piacciono solo alla stampa amica del segretario del Pd

C’è chi dice che tanto struscio sia dovuto all’intenzione di conquistare la Casa Bianca alle prossime Presidenziali (La Stampa).

Sarà, però l’impressione è che Joe Biden, l’ex viceobama, le abbia sparate un po’ grosse, ciò che è peggio su una testata più che prestigiosa come Foreign Affairs.

Dunque, l’ex vicepresidente degli Usa continua con la solfa, dimostratasi perdente nelle ultime elezioni, secondo cui ogni nequizia sarebbe colpa del cattivissimo Putin, che le tenterebbe tutte pur di restare alla guida del Cremlino, anche contro la volontà del popolo russo.

Tra le varie perle di Biden, una delle più grosse riguarda l’Italia: i russi, a suo dire, avrebbero interferito nel referendum costituzionale di oltre un anno fa.

Il sottinteso è piuttosto offensivo: gli italiani, notoriamente una massa di pecoroni un po’ stupidi, avrebbero bocciato la proposta di riforma del governo Renzi non perché questa fosse stata scritta coi piedi, da un pugno di professori digiuni non solo di legistica ma anche di sintassi; non avrebbero bocciato la riforma di Renzi perché poco chiara e comunque potenzialmente autoritaria; non si sarebbero, infine, recati alle urne in massa perché spaventati.

Proprio no.

Avrebbero trombato la riforma (e, anche se non del tutto, chi l’ha proposta) perché condizionati dallo zar Vladimir, che avrebbe avuto sull’Italia del 2016 un’influenza più grande di quella che aveva Stalin sul Pci degli anni ’50.

Delle due l’una: o Putin è troppo tosto o noi siamo diventati troppo frolli. Forse c’è del vero sul fatto che siamo un popolo di mollaccioni, ma da qui a ipotizzare un’ipnosi di massa ne corre.

Magari è plausibile che l’ex dirigente del Kgb abbia elargito quattrini alla Lega e dato qualche aiutino (tra l’altro difficilmente tracciabile, visto che i grillini non hanno una struttura giuridica ben definita) al Movimento 5Stelle.

Magari è vero che la Russia utilizzi alla grande la sua rete di hackers per tutelare i propri interessi nazionali, anche interferendo, come tra l’altro fanno tutti nei limiti delle proprie possibilità, negli affari interni degli altri paesi.

Però è doveroso porsi una domanda banale: perché alla Russia non sarebbe lecito ciò che gli Stati Uniti fanno alla grande, in nome della democrazia?

Ed ecco alcune verità che sfuggono a chi crede che la politica sia un western e la affronta con criteri da cowboy.

È vero che la Russia ha rischiato lo strangolamento geopolitico. È vero che parte dell’Occidente ha tentato di destabilizzare la Russia anche dall’interno. È vero che la Russia, a causa della sua immensa estensione, ha esigenze difensive e militari di gran lunga superiori a quelle di qualsiasi altra potenza.

Sono veri i problemi di sicurezza che la Russia affronta quotidianamente. Ed è altrettanto vero che la sicurezza della Russia riguarda anche la sicurezza dell’Unione Europea, che è debole non perché lo zar Vladimir ne mini la coesione con trame degne del peggior Molotov, ma perché è disunita e debole di suo, come prova lo “sconto” concesso alla May per la sua brexit.

Al contrario, è vero che la politica estera di Obana è stata costellata da cialtronerie e crimini politici di tale entità da far rimpiangere chi lo ha preceduto, che pure non era una cima.  È vero che l’amministrazione democratica ha destabilizzato quattro Stati sovrani (Siria, Libia, Tunisia ed Egitto), trasformando un intero quadrante geopolitico in un girone dantesco.

Invece non è vero che Putin sia angosciato dalla perdita dei consensi. Ora, sarà pure vero che questi siano in calo, ma al momento il presidente russo risulta il leader più votato al mondo.

Già che ci siamo è il caso di ricordare che la Russia è una democrazia. Magari corrotta, magari gestita con la mano pesante, che forse lì è l’unico modo di conciliare la stabilità interna con la partecipazione popolare, ma pur sempre una democrazia.

In questo caso viene il sospetto che agli ex di Obama dia fastidio non tanto che Putin abbia usato certi mezzi, ma che li abbia usati a danno degli oligarchi amici degli Usa (e soprattutto di Soros, notorio “cumpariello” dei Clinton), sui quali, qualora l’avessero spuntata, si sarebbe chiuso volentieri il classico occhio.

E torniamo alle faccende italiane. Innanzitutto, a proposito del referendum costituzionale. Se Putin e i suoi hanno interferito, hanno fatto bene. Perché quel referendum non è stato solo un aborto solo per i suoi contenuti, ma anche per la sua modalità: quando mai si è visto che una riforma costituzionale di un Paese occidentale debba essere proposta da un governo?

In Europa ci fu solo il caso della Francia di De Gaulle. Ma lì c’era un’emergenza politica spaventosa che da noi, dove tutto è un’emergenza, non c’era.

I “governi costituenti” sono, semmai, una prassi dell’America Latina, dove a lungo si è arrivati a governare a suon di golpe. Guarda caso con la benedizione Usa.

È il caso di soffermarci sui presunti finanziamenti alla Lega, di cui Salvini ha negato con ironia l’esistenza. Se Putin e i suoi hanno sborsato, hanno fatto bene perché la leadership salviniana ha almeno il merito di aver messo da parte il pregiudizio antimeridionale e chi lo usava alla grande, cioè la classe dirigente di Bossi, seppellita, questa sì, da accuse di malversazione e corruzione degne di Tangentopoli. Serve altro? Sì, che Biden motivi tutto questo popò di accuse.

Se le motivazioni risultassero speciose, ci sarebbe da ringraziare Putin anche per aver sbarazzato gli Usa dalla leadership democratica: Trump è quel che è, ma se chi gli va contro è come Biden stiamo freschi.

Saverio Paletta

 

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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