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Contratti gas, luce e telefono, come difendersi dalle fregature

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Il Giudice di Pace bastona le aziende, le associazioni scendono in campo e preparano le black list dei furbetti

La casistica è più che nota e, purtroppo, è degna di un bollettino di cronaca giudiziaria. E non a caso: le vicende, di cui sono vittime sin troppi anziani, di contratti fatti sottoscrivere alla meno peggio e di consensi quasi estorti con modalità quantomeno poco ortodosse, sono troppe e sfiorano quasi tutte il codice penale e, in non pochi casi ne varcano i limiti.

Dunque: che strumenti hanno i consumatori anziani (ma non solo) per difendersi da certe praticacce diffusissime che finora non sono state contrastate a sufficienza?

Cosa può fare chi ha firmato un semplice foglio e si ritrova obbligato a onorare un contratto di fornitura elettrica o telefonica che in realtà non voleva?

Il consenso, comunque ottenuto, è da ritenersi valido oppure ci sono delle contromisure?

Le prime risposte provengono dalla giurisprudenza del Giudice di pace, che sembra aver acquisito una certa uniformità almeno su un punto: le forniture eseguite sulla base di un contratto a cui sia dato un consenso non valido non si pagano, almeno per i primi mesi.

Vediamo ora un caso piuttosto tipico: il potenziale acquirente viene avvicinato da una squadra di venditori, che lo aggancia per strada o lo visita a domicilio per sottoporgli il contratto. L’incauto consumatore, in molti casi, non rilascia la firma su un contratto, bensì su un foglio che dovrebbe attestare la presa di visione o l’avvenuta visita.

Di solito, da sola, questa firma non basta. Almeno non per i contratti di fornitura energetica, per i quali occorrono anche il Pdr e il Pod, cioè i due codici della propria bolletta. L’elemento truffaldino di questo tipo di vendite emerge dagli escamotage con cui i venditori riescono a procurarsi questi dati, che sono essenzialmente di due tipi.

Primo modo: il venditore chiede di poter visionare la bolletta dell’incauto consumatore e ne annota o fotografa i numeri oppure, se è abbastanza in gamba, li manda a memoria.

Il secondo modo è praticato nelle televendite: in questo caso l’operatore chiede direttamente i dati.

Più della giurisprudenza, che interviene sempre in ritardo, si è rivelata utile l’attività dell’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato), che si è rivelata utile sia per dare uno stop alle principali aziende fornitrici, sia per far emergere il fenomeno.

Che e quanto questo sia ramificato lo provano le sanzioni inflitte dall’Autorità, che ha colpito nel 2015 Enel Energia, Eni, Acea, HeraComm, Gdf Suez (ora Engie), Beetwin (ora Geko) e Green Network.

Anche nel 2016 sono piovute le sanzioni, che hanno riguardato Iren Mercato (830mila euro di multa), Estra Energia ed Estra Elettricità (500mila euro) ed Enegan (280mila euro). All’appello non manca quasi nessuno.

Ma per le sanzioni vale lo stesso discorso delle sentenze: servono, quando servono, a riparare il danno alla meno peggio e solo a chi riesce a provare di aver subito un raggiro.

La prevenzione, in questo caso, è più difficile, visto che andrebbe operata in quella zona grigia, costituita da agenzie private e call center, spesso di piccole dimensioni e dalle strutture giuridiche minimali, che operano materialmente la vendita e si interpongono tra i fornitori e gli utenti.

In questo caso un’utile dissuasione è operata dall’intervento della Guardia di Finanza, di sicuro più che competente in materia, e dagli ispettori del lavoro.

Tuttavia, siamo ancora agli aspetti più patologici.

Di recente, per regolare il mercato e impedire che le libertà economiche si traducano in libertà di raggirare o peggio, sono scese in campo le associazioni dei consumatori, che tentano di interporsi in questa dialettica con differenti modalità.

Una di queste è la richiesta di inserire nel ddl Concorrenza la previsione di un albo dei venditori. Un altro modo è quello di organizzare dei gruppi d’acquisto di compratori di fronte ai quali i fornitori effettuano delle vere e proprie gare d’asta.

Questo metodo ha rivelato una certa efficacia soprattutto nelle zone del Nord, dove il livello finanziario consente una concorrenza di questo tipo.

Un altro modo ancora, tuttora in corso d’opera, consiste nella sottoscrizione di protocolli tra i fornitori e le associazioni di categoria, che dovrebbero consentire la creazione di una white list da cui le aziende sanzionate o inadempienti verrebbero depennate.

Sembra, finora, la soluzione più efficace. Non a caso, vi hanno aderito quasi tutte le aziende, tranne Green Network, nei cui confronti è ancora in corso un contenzioso con un’associazione di consumatori.

E la Calabria? «Presenta gli stessi problemi di tutte le altre zone d’Italia», spiega Pietro Vitelli del Comitato Difesa Consumatori. E questi problemi, prosegue Vitelli, «rischiano di raggiungere livelli di allarme sociale preoccupanti, visto che il tasso di invecchiamento della società calabrese è più sostenuto che altrove».

 

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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