L’intelligenza artificiale e la prossima sfida tra Oriente e Occidente
I cinesi spiano regolarmente i propri cittadini grazie a 176 milioni di videocamere sparse in tutto il paese. E non finisce qui, visto che il regime comunista è piuttosto avanti nelle tecnologie di riconoscimento facciale e pratica il social credit. Gli Stati Uniti tallonano la superpotenza asiatica e Israele si inserisce nella contesa con lo scopo dichiarato di elevarsi al rango di superpotenza. Putin teme i monopoli tecnologici e invoca maggiore collaborazione tra i paesi hi-tech. Sullo sfondo di questa contesa, che ricorda la vecchia competizione spaziale tra Usa e Urss, c’è il conflitto tra chi si preoccupa della sicurezza e chi reputa le libertà individuali un valore irrinunciabile
I cinesi non sembrano aver dimenticato gli antichi precetti del generale Sun Tzu che nel suo classico trattato l’Arte della guerra suggerisce di spiare il proprio nemico per ottenere dei vantaggi sul campo di battaglia.
Queste raccomandazioni risalgono al V sec. a.C, e sono nate nella società cinese dell’epoca, ma hanno valore anche oggi.
Con circa 176 milioni di videocamere di sorveglianza sparse in tutto il Paese, la Cina spia i suoi cittadini con una certa efficacia, visto che il regime è pronto ad aumentare il numero delle videocamere.
Proviamo a immaginare cosa accadrebbe se la diffusione di questo sistema di sorveglianza di massa divenisse ancora più capillare. La nazione cinese con 1,3 miliardi di persone, immagazzinando i dati di tutti i suoi cittadini, avrebbe a disposizione un potenziale informativo e manipolatorio dirompente. Ma quello che potrebbe apparire come futuro, in Cina è già presente: il mix di tecnologie sperimentali quali il riconoscimento facciale, i sistemi di videosorveglianza e il social credit è la ricetta della strategia cinese per la corsa verso la leadership nel campo dell’intelligenza artificiale. Da Putin a Netanyahu, molti leader sono convinti che, per affermarsi come superpotenze globali nell’imminente futuro, il predominio nel campo dell’intelligenza artificiale sia fondamentale.
Lo ha già dichiarato non molto tempo fa il presidente russo durante un suo discorso ad alcuni studenti. Secondo Putin «chi investirà nel miglior sistema di intelligenza artificiale dominerà il mondo». Di più: il leader russo ha anche paragonato queste tecnologie alla potenza nucleare e ha sottolineato l’importanza della condivisione del know-how in questo settore per evitare la creazione di pericolosi monopoli.
Anche il leader israeliano Netanyahu è convinto che Israele diventerà una superpotenza grazie all’intelligenza artificiale. Tel Aviv risulta infatti essere il terzo incubatore di start-up che fanno ricerca sull’intelligenza artificiale dopo Stati Uniti e Cina. Saranno pertanto l’innovazione digitale e l’artificial intelligence i terreni di scontro del prossimo futuro, in cui Occidente e Oriente si sfideranno ancora per la supremazia tecnologica. In questo campo di battaglia, inoltre, saranno importanti due fattori quasi contrapposti: l’esigenza di maggiore sicurezza e il diritto alla libertà individuale.
Al di là delle necessarie riflessioni etico-sociali sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale, cerchiamo di capire più nel dettaglio di cosa si tratta. Ad esempio, in Cina mediante un sistema di social credit o credito sociale, lo Stato attribuisce un punteggio ai suoi cittadini in base ad una scala di valori numerici che vengono assegnati a seconda dei comportamenti più o meno virtuosi delle persone. Così se un cittadino compie una buona azione (come, ad esempio, restituire alle forze di polizia un portafoglio ritrovato o segnalare eventuali pericoli o emergenze nella propria città, o sventare un crimine) questi si vedrà attribuito un punteggio elevato. Dall’altro lato, se una persona non assume una condotta sociale considerata lodevole gli verrà attribuito un basso punteggio: così accadrà se ha debiti finanziari o se compie irregolarità o nei casi più gravi violenze o crimini. L’intento pregevole di questo esperimento di ingegneria sociale sembrerebbe il contrasto a terroristi e criminali e, quindi, lo stimolo ai comportamenti virtuosi. Ma agli occhi di chi considera la privacy e il diritto alla libertà personale valori comunque superiori e inderogabili, questo sistema appare il tentativo di un controllo totale della società da parte dello Stato.
Gli effetti distorsivi di questo controllo sono ancora più evidenti nella tecnologia di riconoscimento facciale che la polizia cinese ha iniziato a sperimentare, dotandosi di occhiali intelligenti che forniscono i dati anagrafici dei soggetti che inquadrano. Questo è reso possibile dal fatto che in una società come quella cinese a nessuno o forse a pochi interessa la tutela della sfera privata. In un panorama in cui lentamente l’uomo cede il posto alle macchine e dove ogni nostro comportamento è governato da codici per crittografare e de-crittografare dati per accedere al nostro conto corrente o più semplicemente alla nostra e-mail, viene naturale la riflessione sul pericolo proveniente da algoritmi che, categorizzando il comportamento umano, potrebbero riportare ad una classificazione di potenziali dissidenti o criminali sulla base di tesi di lombrosiana memoria.
È evidente che gli algoritmi non sono infallibili, così come è innegabile che i sistemi di intelligenza artificiale possono semplificare la vita degli esseri umani in innumerevoli attività. Le innovazioni della robotica, dal campo militare a quello medico e farmaceutico per finire nel settore automobilistico (si pensi alle autovetture in grado di orientare la navigazione evitando ostacoli senza l’intervento umano) sono sicuramente da considerare aspetti positivi e opportunità dell’intelligenza artificiale. Ma come in tutte le cose della società, anche nel settore dell’intelligenza artificiale è giusto valutare e prevenire i rischi ed evitare le deviazioni e i limiti legati all’impiego improprio di queste tecnologie. Quello che è certo è che la geopolitica internazionale negli anni a venire si delineerà in base a come nuove applicazioni e innovazioni digitali modificheranno i nostri stili di vita, promuovendo nuovi modelli di società civile e di governance. In questa sfida tra Occidente e controparte cinese avrà la meglio chi sarà in grado attraverso l’intelligenza artificiale di promuovere un modello vincente di società in cui il bilanciamento tra capacità umane e potenzialità delle macchine riuscirà a trovare il giusto equilibrio.
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