Il caso di Cattò: santone e molestatore per soldi
La criminologa: così i leader delle psicosette circuiscono e sfruttano le loro vittime
Il caso di Guido Cattò, sessantanovenne di Torino che sembra abbia circuito alcune donne affrante da vicende personali dolorose, proponendo loro di ritrovare la felicità con amuleti ispirati a riti indiani e addirittura in un caso di ottenere la purificazione anche attraverso rapporti sessuali, non è un fatto nuovo né isolato.
Il numero di santoni che propongono riti catartici e l’uso di sacchetti di erbe per liberarsi delle negatività previo il versamento di cospicue e regolari somme di denaro, può infatti inquadrarsi nel fenomeno delle così dette psicosette.
Questi gruppi, che sfruttano le debolezze emotive per legare le persone a una comunità e trarne innanzi tutto dei vantaggi economici, possono a volte sfociare in eventi ancora più gravi quali violenze sessuali e istigazione al suicidio.
Le vittime delle psicosette sono soggetti di tutti i generi: persone di buona cultura e livello sociale che però attraversano momenti difficili, soggetti con problemi affettivi e relazionali che riescono a trovare attenzione e comprensione nel gruppo ed infine quelli che, volendo migliorare a tutti i costi la loro immagine o la loro carriera, trovano nel legame col guru un facile raggiungimento di questi obiettivi.
Il primo approccio dei leader delle psicosette può avvenire attraverso il passaparola o addirittura attraverso corsi di formazione o incontri pubblici gratuiti in cui vengono presentati corsi di sviluppo della memoria o delle proprie potenzialità. La frequentazione del gruppo è successivamente sempre più assidua, le richieste economiche sempre più alte ed i soggetti deboli vengono plagiati fino a essere separati dal proprio ambiente familiare.
Per ottenere che la vittima si leghi irrimediabilmente al gruppo, vengono utilizzate diverse tecniche.
Il metodo più diffuso è il bombardamento d’amore: si circonda la vittima e la si fa sentire compresa, apprezzata e protetta al fine di farle abbassare la guardia. Successivamente si aumenta il livello di introspezione attraverso il racconto delle esperienze passate spiacevoli, ma in modo intrusivo, fino ad arrivare a molestie sessuali che vengono spacciate per esercizi utili a conoscere se stessi e le proprie paure.
A volte, per slegare la vittima dalla famiglia si utilizza anche il metodo dell’induzione di falsi ricordi, per esempio facendo credere al soggetto che in passato ha subito abusi sessuali o maltrattamenti da parte di un parente.
Tutto questo può, pertanto, essere utilizzato successivamente come arma di ricatto se la persona minaccia di andarsene.
Si tratta, quindi, di un vero e proprio abuso di strumenti psicologici, che impedisce alla vittima di staccarsi da questo meccanismo.
Molte persone restano, pur soffrendo, per non perdere quello che hanno trovato e chi riesce a uscirne deve seguire necessariamente un percorso di riabilitazione per scongiurare il peggio.
Chiara Penna
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