Foligno scopre il Viandante di Chia
L’artista fiorentino in mostra nel Centro italiano per l’arte contemporanea della cittadina umbra diretto da Italo Tomassoni
Si sta per chiudere la stagione invernale per le grandi mostre realizzate in Italia, e come di consueto in molte città italiane, da nord a sud, si sono organizzate diverse rassegne di arte contemporanea interessanti; seppur restiamo un po’ indietro rispetto a New York, Londra, Basilea, Parigi. Fra sperimentazioni e innovazione artistica, ci attrae sempre l’opera figurativa del fiorentino Sandro Chia, classe 1946, esposta al pubblico al Centro italiano arte contemporanea di Foligno fino al 29 gennaio 2017. La rassegna, intitolata il Viandante, è curata dal direttore artistico del centro, Italo Tomassoni.
Sfilano nelle sale opere che ci introducono non solo nell’universo delle ricerche artistiche della Transavanguardia ma anche nella sperimentazione pittorica. I dipinti di Sandro Chia ci aprono ai nuovi orizzonti poetici e semantici. Le grandi dimensioni dei quadri esposti per questa rassegna colpiscono sia per l’uso di cromie in prevalenza verdi, rosse, gialle, sia per le forme ondulate, contornate di nero, per creare movimento e separare lo sfondo dalla figura. La figura, quasi stilizzata, fatta con forme geometriche appena accennate, è la protagonista dell’impianto scenico, ne è un esempio il Ritratto di Tano Alchimista, oppure il Ritratto di Mario. Nelle sue opere il colore fa vibrare l’anima di chi osserva, e cosi, il nostro artista afferma: «Si potrebbe dire che i colori utilizzati in pittura, oltre a rendere bello ed eloquente un dipinto, hanno un effetto terapeutico. Attraverso la pittura i colori vengono somministrati come una medicina, un rimedio per i nostri e gli altrui mali».
La figura in sé nel dipinto non presenta delle proporzioni precise, tuttavia, regala allo spettatore un senso armonioso dell’insieme compositivo dell’opera. Torna ancora nella sua collezione la figura solitaria, posta in primo piano, affiancata da animali come nel Viandante con volpe, Viandante con le oche, Viandante con galletto. Ma perché la figura viene chiamata viandante? Forse perché Sandro Chia desidera sempre dare dei titoli o scrivere frasi poetiche nelle opere, o forse perché vuole far vivere alle sue creature e a chi osserva l’esperienza del viaggio, di colui che parte, che va via dal suo paese per scoprire nuovi mondi; e calpestare strade nuove, utili all’arricchimento spirituale.
Il suo Viandante è diverso da quello dipinto dall’artista romantico Caspar David Friedrich, egli si avvicina all’idea romantica dell’uomo che sceglie il viaggio per migliorare se stesso. Visitare la mostra può diventare un’occasione per riscoprire l’amore per l’arte e riflettere sul nostro modo di vivere forse troppo frenetico e meno silenzioso, quel silenzio che ti fa apprezzare la bellezza della vita.
Il suo Viandante potrebbe far scoprire nuove strade culturali e spirituali. Chia con la sua poetica invita a scoprire la bellezza del viaggio e dell’arte in tutti suoi linguaggi dalle avanguardie all’innovazione. Anche Achille Bonito Oliva nel saggio scritto per il catalogo della mostra nel presentare l’opera di Sandro Chia riferisce che «L’Arte è partire dalla catastrofe semantica che non ha risparmiato nemmeno le avanguardie, approfittare della perdita di significato per produrre una sana deriva creativa, pronta a transitare in ogni luogo, luogo comune o proibito».
Carmelita Brunetti
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