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Due film e una mostra. Taranto celebra Woodstock

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A Medimex 2019 si ricorda il cinquantenario del celeberrimo festival che cambiò la cultura giovanile e lanciò definitivamente la cultura rock

Un fenomeno culturale simbolo di una generazione, diventato col tempo segno di ribellione e libertà, tanto da trasformarsi in brand.

È Woodstock, il mitico festival che sconvolse Bethel, cittadina dello stato di New York, tra il 15 e 18 agosto 1969.

Woodstock, di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario, è anche il tema di Medimex 2019, che celebra lo storico evento attraverso le testimonianze dei documentari e la mostra fotografica di Baron Wolman e Donald Silverstein.

Baron Wolman (a destra) dialoga con Ernesto Assante

My generation-Woodstock 1969, 1994, 1999, proiettato nel teatro Fusco di Taranto la sera del 5 giugno, è un documentario del 2000 diretto da Barbara Kople. Ispirato nel titolo dal celeberrimo pezzo degli Who. Il film raccoglie le testimonianze di tre festival e di due generazioni a confronto.

Quello del ’69 fu un festival genuino, vissuto in uno spirito di condivisione e di aiuto reciproco. L’opposizione alla guerra in Vietnam accomunava molti dei presenti.

L’esibizione di Jimi Hendrix a Woodstock proiettata nel teatro “Fusco” di Taranto

Nelle altre edizioni, invece, era come se non ci fosse un pensiero comune: ciascuno pensava alle proprie situazioni personali, segnate da una rabbia inespressa, sfociante molto spesso in una distruttività fine a sé stessa.

Già nel ’94, alla celebrazione del venticinquesimo anniversario, si era costruito il merchandising sul brand Woodstock. E alla celebrazione dei 30 anni erano perfino presenti postazioni per giocare ai videogames. Un ragazzo presente a questa edizione commenta deluso: «I ragazzi preferiscono mettersi davanti ad una consolle piuttosto che guardare e ascoltare lo spettacolo della musica».

Riprendere le tradizioni è anche fondamentale, ad esempio l’onnipresente pioggia. Il meteo nel ’69 era stato un bel problema: poteva infatti verificarsi un elettroshock di massa. Ciò per fortuna non è avvenuto e dall’imprevisto si trasse il meglio: iniziarono tutti a slittare e a giocare sul fango.  E diventa subito un must, da replicare anche nelle successive edizioni.

La prima edizione resta un’esperienza un’unica dove tutto avvenne con una tale naturalezza da generare un mito che persiste nell’immaginario collettivo.

Alcune foto della mostra su Woodstock

La seconda pellicola, proiettata subito dopo, si intitola Woodstock-Three Days That Defined A Generation, è diretta da Barak Goodman ed è un’anteprima italiana, perché le proiezioni ufficiali inizieranno nei prossimi mesi.

Nel film si analizza il clima pre-Woodstock, caratterizzato dallo sbarco sulla luna, dagli assassinii del presidente degli Stati Uniti, J. F.  Kennedy e di Martin Luter King, ma soprattutto dalla guerra nel Vietnam.

L’idea nasce dalla proposta dagli imprenditori, Joel Rosenman e John P. Roberts, pubblicata sul Wall Street Journal. I due mettevano a disposizione un capitale illimitato cercando un’idea su come investirlo.

Li contattano Michael Lang e Artie Kornfeld che propongono la realizzazione di uno studio di registrazione nella contea di Ulster nello stato di New York. Pensano perciò di inaugurarlo attraverso un concerto e si chiedono chi invitare ad esibirsi. Gli artisti presenti certo non potevano sapere che calcando quel palco sarebbero entrati nel mito.

Due foto d’epoca di Jimi Hendrix esposte al Medimex di Taranto

La prima location scelta è il Mills Industrial Park, ma le autorità locali avevano detto no, con una nuova legge riguardante l’obbligo di un permesso speciale per l’organizzazione di un’assemblea di più di cinquemila persone. Dopo svariate opzioni si arriva a Bethel, nella contea di Sullivan.

Il proprietario, Max Yasgur, accetta di affittare il suo terreno per 75mila dollari mentre altri 25mila dollari furono dati ai proprietari dei terreni confinanti per allargare lo spazio destinato al pubblico. Entusiasta dell’evento, Yasgur sale sul palco per dare un suo saluto, elogia l’amore, la passione per la musica e in particolare per la libertà.

I lavori di preparazione iniziano ma, come sempre, si verificano ritardi e già l’8 Agosto arrivano i primi gruppi di persone. Arrivare ad assistere è un’impresa impossibile, si creano file di macchine, tali da rendere necessario l’uso dell’elicottero sia per gli artisti sia per risolvere le emergenze. Durante l’attesa nelle lunghe code si crea subito l’atmosfera di condivisione caratteristica di tutto il festival e persone che non si conoscevano passano quei giorni insieme come amici di vecchia data.

Alcuni partecipanti alla prima, mitica edizione di Woodstock

Proprio per questo imprevisto la maggior parte degli artisti arrivano in ritardo. Viene chiamato a salire sul palco Richie Havens, non ancora pronto per la sua esibizione. Lui non si tira indietro e dopo due ore di concerto deve per forza maggiore improvvisare. Intona così con una semplice parola un inno che tutti i presenti urlano all’unisono: Freedom!Il brano è rimasto un simbolo di quell’esperienza e di un’intera generazione.

Ma i problemi restano.

Gli organizzatori erano attrezzati per fronteggiare ogni tipo di emergenza sanitaria, e visto che tutti si aiutavano uno con l’altro per superare i momenti critici, anche questo ostacolo venne superato.

Un altro attimo di panico arriva alla fine delle riserve di cibo. L’intervento di un elicottero per la distribuzione dei cereali chiuderà quest’emergenza. Infine deve essere menzionato l’Info Point, divenuto presto un luogo di incontro per quanti si perdevano di vista oppure chiunque si trovava in una situazione di difficoltà e doveva avvisare qualcuno.

Il pubblico di Medimex 2019

La cover della beatlesianaWith A Little Help From My Friendsa cura di Joe Cocker è un altro brano simbolo del festival proprio perché incarna lo spirito di condivisione già citato. Le emozioni sono palpabili e, nonostante tutti i contrattempi e le problematiche concrete, non si verifica nulla di grave. La musica, non solo colonna sonora ma protagonista assoluta, è riuscita a unire il pubblico creando un clima di pace e libertà. Un giovane testimonia così la sua esperienza: «Ti senti di aver vissuto appieno questi momenti. Senza alcun tipo di violenza ma con un sentimento di amorevole partecipazione. Pochi di noi vogliamo essere qualcosa di diverso, dobbiamo solo ricordarcelo».

L’ultimo live tocca a Jimi Hendrix e la sua versione dell’inno nazionale americano diventa leggenda. È questo il momento che distacca il pubblico dalla pace idilliaca di Woodstock: ritorna infatti vivo il pensiero alla propria nazione e il suo problema: la guerra in Vietnam. Le note ascoltate da una platea in assoluto silenzio incutono rispetto, un grande rispetto per l’essenza della vita.

Un momento dell’intervista dal vivo a Baron Wolman

A completare gli omaggi sul cinquantennio del Festival di Medimex 2019, la mostra fotografica Woodstock & Hendrix: The Revolution con le foto di Baron Wolman e Donald Silverstein, inaugurata il 6 giugno presso il Polo universitario di Taranto alla presenza di Wolman.

La passione per la fotografia nasce in Wolman nel momento in cui scopre che è l’unico modo per mettere in ordine il caos del mondo: «La fotografia metteva un fermo e tutto andava nel giusto ordine. E l’immagine dava un senso alla realtà».

Era proprio il caso di Woodstock: un microcosmo ricoperto dal caos. Solo la fotografia, isolando i singoli momenti, è stata capace di dare un quadro generale. Come ci suggerisce il fotografo, solo le immagini parlano un linguaggio universale compreso da tutti i popoli.

Viene a conoscenza del Festival del ’69 mentre si trova in giro per documentarne altri, era già primo fotografo per Rolling Stone ed è proprio la rivista che lo manda lì. Riesce ad arrivare solo perché trova una via secondaria che gli permette di giungere per tempo.

La musica è per lui un virus positivo di cui si gli echi anche dopo il festival. E si chiede: «Siamo una nazione unita, perché allora combatterci?».

Al giornalista musicale Ernesto Assante che chiede come mai probabilmente Mark Lang non riuscirà a celebrare in un modo degno il cinquantennio, lui risponde: «Perché oggi il mondo è peggiorato». Ma in Polonia ancora ne esiste una versione con l’ingresso gratuito.

Un primo piano di Baron Wolman (foto di Anna Rita Di Lena)

Assante chiede ancora quale sia l’episodio che ricorda con più simpatia. L’esibizione di Santana e il racconto che l’artista gli riporta. Mentre suonava la sua chitarra aveva preso le sembianze di un serpente di acciaio mentre il pubblico era composto solo dalla bocca e denti. Le note della sua musica partivano dalla sua chitarra-serpente per volare verso la platea e subito dopo ritornare verso di lui. Secondo la sua opinione, l’esibizione migliore, ma soprattutto quella da cui è derivata la migliore fotografia, vale a dire quella sua con Santana sullo sfondo che accorda la sua chitarra.

Condivisione, unione, ribellione, libertà, pace. Sono alcuni dei sentimenti che hanno caratterizzato quei giorni di Woodstock. Ma non solo, era il pensiero di tutta una generazione, di quella generazione di ragazzi che hanno voluto cambiare il mondo, hanno voluto credere e lottare per le proprie idee.

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