Un album nuovo per una follia vecchia. Pelù si racconta
Il rocker toscano a ruota libera durante Medimex 2019: la musica è la terapia per le mie tendenze nichiliste. E, sul prossimo, progetto: sarà una raccolta di duetti, ma niente nomi…
Piero Pelù, rocker italiano sulla scena musicale da quasi quarant’anni, è il protagonista di uno degli incontri d’autore di Medimex 2019.
Nell’affollata sala conferenze del Polo Universitario di Taranto, l’artista toscano dialoga col giornalista musicale Ernesto Assante ed esibisce il suo forte temperamento e la maturità acquisita con l’esperienza.
Il temperamento emerge dal suo spirito di provocazione, non compreso da tutti.
«Ho sempre avuto un istinto nichilista-distruttivo, poi ho scoperto linguaggi più positivi per poter costruire e cambiare. La musica è una grande terapia personale per superare i momenti di impasse».
Pelù conserva questa doppia anima, in bilico tra irrazionale e razionale e in ricerca costante dell’equilibrio, non solo per sé stesso ma per le persone vicine.
Al riguardo, il leader dei mitici Litfiba sottolinea l’importanza di trovare il giusto momento in cui dar sfogo a un aspetto o all’altro della sua personalità.
Per esempio, spiega l’artista, il momento creativo è guidato dall’istinto, che spinge a passare una giornata intera a scrivere pagine su pagine per trovare anche solo la parola giusta. In un secondo momento, si confronta con le persone vicine, tra cui la compagna, per ritrovare la razionalità: «Possiamo essere il peggior nemico di noi stessi se non sminuiamo il nostro ego», un’operazione necessaria per una visione esterna e obiettiva.
Già, non è un artista capace di fingere: non esiste un Piero Pelù artista distinto da un Piero Pelù uomo. Solo una persona coerente, in un percorso di evoluzione intellettuale continua.
Dagli esordi con i Mugnions, poi con i Litfiba e infine nella carriera solista, in lui c’è sempre stato il ragazzino del pezzo dei Litfiba, in un percorso di stupore alla scoperta del mondo.
Anche oggi, confessa, cerca sempre di conservare questo approccio alla vita. Cercare sempre nuovi spunti e nuovi modi di creare. «Ieri ho visto gli Editors e tutti dicono che sembrano come i Joy Division. Tutto sembra già fatto e c’è la necessita di etichettare. Ma non è così. Lo sforzo è sempre di riuscire a cercare in ogni manifestazione qualcosa di positivo. In Italia sono presenti delle tendenze conservatrici piuttosto che rivoluzionarie. Il difficile per i musicisti è conservare questo spirito, per quanto oggi sia difficile essere rivoluzionari, mettersi in discussione e offrire al pubblico qualcosa di nuovo»
Fin da piccolo ha sempre dimostrato di possedere una lingua biforcuta e dichiara di non essersi mai vergognato di nulla. Ricorda infatti un episodio in una serata contro l’Aids del 1993 andata in onda su Raiuno, dove era stato proibito di parlare del preservativo. Un bel controsenso fare una serata contro l’Aids e non poter parlare di preservativi. Durante l’intervista fattagli per l’occasione da Vincenzo Mollica, lui decise di mettere un preservativo sul microfono come simbolo di protesta ad un’Italia ancora arretrata: era necessario superare certi tabù «rassicuranti» per provocare uno shock capace di far entrare le persone nel mondo reale. A questo punto Assante ricorda che artisti come De Andrè, De Gregori o Guccini scrivono sulle stesse tematiche ma attraverso la poesia; mentre Pelù scrive in modo diretto ciò che a sua opinione non va bene.
E a questo punto si apre una diatriba filologica: il giornalista chiede quanto conti la poesia e quanto, invece, la chiarezza. La risposta di Pelù, manco a dirlo, è sopra le righe: per lui tutto rimanda alla ricerca d’equilibrio tra irrazionale e razionale. O questo equilibro viene fuori spontaneo oppure bisogna cercarlo nel linguaggio adatto al momento e alla situazione.
Pelù non si pronuncia sul suo prossimo progetto discografico. Si sa che sarà un album di duetti, ma non rivela il nome di nessun artista che parteciperà. E non rivela nemmeno se ci saranno sorprese sul genere musicale. Ad esempio sul rap: «Rispetto il rap ma non so se posso trovare un linguaggio comune. Ve lo dirò nel caso dopo aver suonato e scritto».
Un artista cosciente della responsabilità che deriva dalla creazione di testi provocatori, un rivoluzionario della musica italiana sempre alla ricerca del giusto equilibrio per esprimere al meglio la sua arte e il suo pensiero.
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