Una tragedia tra due continenti
Nel romanzo “Portami via con te!” Francesco Chiarello racconta l’amore tormentato tra un ingegnere italiano e una ragazza marocchina
La storia d’amore, tragica e ambigua, tra un ingegnere italiano in viaggio nel Maghreb e una giovane marocchina dal passato tormentato potrebbe far pensare alla difficoltà dei rapporti umani tra persone di culture diverse.
Se il contenuto di Portami via con te! (2016), l’esordio letterario di Francesco Chiarello pubblicato di recente dall’editore Kratos, si riducesse a questo apologo potremmo smettere di scriverne subito, perché non sarebbe il caso di insistere in certa retorica integrazionista o, peggio, di fornire spunti all’intolleranza montante.
Di sicuro in questo romanzo c’è anche la descrizione dei rapporti tra sistemi di vita diversi, ma il nocciolo della storia, tratta liberamente da fatti accaduti per davvero, è un altro e il libro offre più chiavi di lettura.
Innanzitutto nella strutturazione della trama, in cui l’aspetto sentimentale, pur presente, diventa secondario rispetto al taglio particolare del racconto, un po’ giallo, un po’ fiabesco.
Domenico, il protagonista del racconto, incontra Rachida per caso. Ma il suo è un caso particolare, che sfiora l’assurdo: prima che di una donna il giovane si innamora di un’idea, anzi, di un’immagine. Domenico vede un quadro bellissimo che ritrae una donna velata esposto in un suk di Rabat. Sedotto dall’immagine forte, decide di comprarlo.
Poi arriva l’aspetto fiabesco, che è il preludio dell’incubo. Appena rientrato in Italia, Domenico sogna la donna del quadro e decide di tentare una scommessa con l’assurdo. La vince e riesce a rintracciare la giovane. E, come recita il titolo di questa bella fiaba nera, la porta via con sé.
Ma Rachida, figlia di un notabile marocchino, cela un passato tragico: ha trasgredito le regole sociali della sua cultura in nome di un amore maledetto conclusosi in nulla. O meglio, con la sua emarginazione da quel po’ di vita civile che comunque il Marocco, rispetto ad altri paesi, riesce ad offrire.
Poi, pian piano, la vita della coppia, all’inizio felice, scivola verso l’incubo, che avrà un esito terribile, simboleggiato dal burqa del ritratto. Ci fermiamo qui, almeno col racconto della trama, per non rovinare l’aspetto più misterioso del libro di Chiarello.
Aggiungiamo solo un paio di considerazioni per spiegare i motivi per cui consideriamo questo racconto particolare. Il primo è la sua universalità: l’amore, anche nelle sue forme più tragiche, irrompe nella vita sempre per caso. E il fatto che Rachida e Domenico appartengano a due continenti diversi rafforza questo concetto. Poi anche l’escamotage narrativo del sovrannaturale è più diffuso di quanto non si creda: la letteratura gotica moderna, a partire da Poe, è piena di messaggi subliminali, quadri e statue parlanti, per esempio, che determinano gli eventi e forzano la trama in una direzione particolare. Il secondo è il contesto degli eventi: una provincia del profondo Sud, che esce rimpicciolita dal confronto con il Nordafrica. Il terzo è la naturalezza del racconto, che rende plausibili anche gli aspetti più fantastici della storia. Il tutto concentrato in poco più di 100 pagine. Non male. Quando si dice buona la prima…
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