Trasporti, Ferrandino denuncia: la Calabria è isolata
Interrogazione choc dell’europarlamentare campano a Strasburgo : viaggiare da e verso la Calabria costa troppo ed è disagevole. Pochi vettori e condizioni di viaggio a volte scadenti. Ma l’iniziativa non è stata ripresa né commentata dai colleghi calabresi di Ferrandino ed è pesino stata ignorata dai media…
«È possibile che la Calabria sia tagliata fuori dalle opportunità del progresso?». Se l’è chiesto, anzi lo ha chiesto Giosi Ferrandino, un europarlamentare del Pd.
Lo ha fatto in un’interrogazione rivolta all’Europarlamento la sera del 14 gennaio, in cui ha toccato un punto dolente della situazione della Calabria: i trasporti, che sono pochi, poco agevoli e in compenso molto costosi.
Al riguardo, l’eurodeputato ha sciorinato una serie impressionante di cifre e di dati: «Dopo che Ryanair ha cancellato i voli low cost da Lamezia verso la Capitale, Alitalia la fa da padrona su questa tratta con costi a dir poco eccessivi: un biglietto in economy costa circa 160 euro».
Non solo: «Risulta poco praticabile anche il treno: Italo si ferma a Salerno e Trenitalia ha dei costi troppo sostenuti: raggiungere la Capitale da Lamezia costa circa 80 euro in seconda classe» e «ciò comporta una grave disparità di trattamento rispetto al resto del territorio nazionale, visto che, ad esempio, arrivare da Roma a Milano in treno costa circa 44 euro». Morale della favola: «La Calabria è isolata persino da Roma».
Fin qui, l’interrogazione di Ferrandino non fa notizia, perché l’europarlamentare ha scoperto l’acqua calda.
Fanno notizie altre cose.
La prima: Ferrandino non è calabrese, ma ischitano. Certo, è stato eletto nel collegio del Mezzogiorno, ma ha fatto ciò che i suoi colleghi calabresi non hanno fatto: ha denunciato la forte arretratezza del sistema dei trasporti nel profondo Sud, che inchioda i calabresi allo status di migranti.
Seconda cosa: di questa interrogazione si sono accorti in pochi. Infatti, non ha avuto praticamente eco nel mondo politico calabrese ed è stata pressoché ignorata dai media regionali. Ciò ispira una conclusione non bellissima: i primi a fregarsene dei problemi che li riguardano sono gli stessi calabresi che contano, come classe dirigente o opinion maker.
E attenzione: questo problema non riguarda tanto il turismo, che semmai soffre di una cattiva comunicazione a monte e di una rete di accoglienza non proprio ottimale (a dir poco..) a valle, perché, per dirne una, Ryanair si è ben guardata dall’azzerare i voli da e per l’estero e l’eliminazione della tratta Lamezia-Roma lascia perplessi perché gli aerei della compagnia irlandese erano frequentatissimi.
I guai riguardano le migliaia di persone che vivono fuori regione per studio o per lavoro. Secondo la Caritas circa il dieci per cento dei calabresi ha fatto le valige nell’ultimo decennio. In pratica, è come se una città delle dimensioni di Reggio Calabria fosse stata cancellata.
Ma la difficoltà dei trasporti aggrava la situazione. Già: spostarsi dal proprio territorio in cerca di migliori opportunità è una costante in tutta l’Ue. Ma c’è sempre una differenza tra chi studia o lavora fuori e un migrante. Se si trova il treno o l’aereo a costi accessibili, si appartiene alla prima categoria. Se non lo si trova, si è migranti. Cioè si hanno minori possibilità di tornare a casa.
Chiariamo con un altro esempio: un bolognese ha molte più possibilità di spostarsi in tutto il Centronord o nel resto d’Europa di quante ne abbia un cosentino o un catanzarese. Infatti, chi vive o lavora fuori regione per 1.500 euro deve contare fino a dieci prima di prendere un biglietto aereo che ne costa 200 o prima di avventurarsi in treno (l’esempio fatto da Ferrandino sulla tratta ferroviaria Roma-Lamezia dovrebbe far capire come il costo del biglietto di un viaggio dalla Calabria verso una città del Nord lieviti in maniera sproporzionata rispetto al chilometraggio).
Ecco: un migrante, rispetto a un expat, è uno che ha meno possibilità di spostarsi e tornare a casa. E il problema è tanto più grave perché tocca la quotidianità.
Le alternative ai biglietti costosi sono a dir poco deprimenti: treni regionali o intercity vecchi e poco affidabili, in cui si viaggia ai limiti minimi del decoro, che spesso vengono abbondantemente superati. A tacere delle condizioni della A2, che rendono il trasporto su gomma quasi un tabù.
Nessuno ha ricette magiche, ci mancherebbe. Ma sollevare il problema ai vertici di quell’Europa che ha fatto della libertà di movimento la propria ragione sociale è davvero il minimo. Ma questo minimo non lo ha fatto un calabrese e, quel che è peggio, la classe politica calabrese (o, almeno, quella sua parte non impelagata in vicende penali) non ha tentato finora neppure di cavalcare la tigre.
«Rispetto al passato recente, spostarsi in Unione Europea è più facile, sia all’interno degli Stati membri sia tra di essi», ha detto Ferrandino nell’incipit della sua interrogazione. Ma forse è così solo per gli europarlamentari calabresi, che non pagano i biglietti…
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