Un’artista su due binari, Margherita Vicario si racconta
L’attrice e musicista, figlia d’arte, racconta la sua carriera e parla delle sue ispirazioni: tutto cominciò dalla passione di mia madre per i musical…
Attrice e musicista, Margherita Vicario è una artista che viaggia su due binari paralleli capaci di incrociarsi spesso. Il primo segue la linea della recitazione. Nel 2010 recita per alcune serie tv e per il cinema, con registi come Marco Pontecorvo, Woody Allen, Lamberto Bava, Fausto Brizzi, Antonio Manzini tra gli altri.
Nel 2014 passa sul binario musicale con uno spettacoloLem-Liberi Esperimenti Musicali tratto dal suo primo album Minimal Musicalprodotto da Roberto Angelini. Nello stesso anno esce l’ep Esercizi Preparatori.
Lo scorso anno pubblica tre singoli: Mandela, Abaué (morte di un Trap Boy) e Romeo. Quest’ultimo brano è frutto di una collaborazione con il rapper Speranza.
Nipote dell’attore e del regista Marco Vicario e dell’attrice Rosanna Podestà, figlia del regista Francesco Vicario. Sei cresciuta nel mondo dell’arte. È bastato questo per appassionarti al cinema e alla musica?
In realtà non sono cresciuta molto in questo ambiente, nonostante la mia famiglia vi fosse immersa. Ho vissuto in campagna e i primi rapporti con la musica sono derivati dalla passione di mia madre per i musical. Lei intratteneva me e i miei tre fratelli con canzoni, coreografie e spettacoli. Perciò il mondo dell’arte per me era legato più che altro al mondo dei giochi.
Cinema e musica le tue guide. Nei videoclip in qualche modo queste due arti si uniscono. Quali sono gli altri modi per coniugarle?
Quello del videoclip, che hai citato, è l’esempio perfetto. Però anche il live è un momento di unione. Proprio perché nella mia scrittura è insito un elemento di teatralità. E per questo motivo, nel momento dell’esibizione, devo tenere in conto questo elemento. Per esempio, nei testi ci sono pezzi dialogici: per farli comprendere devo perciò dare una guida recitativa, un’interpretazione teatrale.
In Romeo, con il rapper Speranza, si parla di conoscenza e dello studio come arma. Lo fai anche nel brano Il Responsabile. Quanto è facile (o difficile) far passare questo messaggio?
Non penso se sia facile o difficile. Quando scrivo una canzone non mi pongo nessun obiettivo. La scrittura avviene in modo naturale e spontaneo: acquisiscono significato solo dopo che escono e rimbalzano sulle persone. In un mondo dove si è abituati a dare feedback, mi rendo conto della pregnanza di significati dei miei pezzi dopo che sono arrivati al pubblico. La conoscenza come arma per difendersi nella massa è poco considerata. Si dovrebbe partire dalla scuola per lanciare questo messaggio. Però questa consapevolezza non esiste, come diceva una mia amica, la storia non delude mai. Solo aprire un libro può dare conforto.
Abaué (morte di un Trap Boy), racconta della moda del momento: la Trap. Come nasce questo pezzo e perché hai sentito l’esigenza di scrivere su questo nuovo genere?
Abaué è un pezzo molto intimo. Scritto in un momento di tristezza dal punto di vista discografico e lavorativo. Mi sono chiesta il perché della popolarità della Trap, che a mio avviso possiede delle sonorità divertenti. C’ho infilato parecchi elementi. In una struttura quasi nonsense, in realtà ogni frase, messa una dopo l’altra, è per me un tema. Per esempio quando dico che partorisco senza dolore si apre un tema, oppure alla frontiera canteremo Abaué è tutta un’altra storia. Ho accostato due macro temi sulla morte, il primo oltreoceano ad esempio per depressione mentre l’altro, di casa nostra, delle morti nel Mediterraneo. Ho messo nel calderone più elementi. E c’è anche la celebrazione di un funerale allegro (perché alcune culture festeggiano la vita che c’è stata più che celebrare il trapasso) accanto a delle morti per depressioni.
Mandela si sofferma sulla solitudine di una donna che torna a casa sola e sulla sua libertà. È difficile ancora oggi essere una donna o un immigrato non solo in generale, ma nel mondo del lavoro artistico e non?
La mia canzone non vuole essere un invito a camminare da sola alle tre di notte in un quartiere dove la gente sta male: i pericoli esistono. Però non si può non avere fiducia nel prossimo. Ci bombardano sullo stare in guardia dal diverso. In un modo più leggero affermo un’antipatia più verso un tassinaro bianco che cerca di farmi pagare un prezzo maggiore, piuttosto verso un indianino che a modo suo mi fa i complimenti con una poesia. È anche una riflessione su chi è costretto a spostarsi per necessità, mentre noi ci troviamo in una parte del mondo dove si l’esigenza di viaggiare nasce dalla curiosità e dalla voglia di conoscere. Per quanto riguarda le possibilità della donna nel mondo del lavoro è necessario non pensarci, perché non esiste nessuna differenza. Nella vita reale una donna (e lo dico in questo pezzo) necessita del doppio dell’attenzione, perché il pubblico è abituato a sentire elaborazioni maschili, in tutto il mondo artistico. Forse un po’ meno nell’ambito letterario anche se molte scrittrici firmavano le loro opere sotto pseudonimo maschile: si pensi a Mary Shelley.
A quando il nuovo disco anticipato dai tre singoli Abaué, Mandela e Romeo? Altre anticipazioni?
Il disco uscirà quest’anno, ancora non c’è una data precisa. Per quanto riguarda il percorso da attrice, andrà in onda la fiction Nero a metà seconda stagione, in cui ho cantato due canzoni nella colonna sonora.
(a cura di Fiorella Tarantino)
Da ascoltare (e da vedere):
12,035 total views, 2 views today
Comments