The Eight Mountain, la nuova saga dei Rhapsody Of Fire
La band triestina si ripresenta al pubblico con un nuovo album e una formazione rinnovata, in cui esordisce il cantante Giacomo Voli. Undici pezzi di fortissimo power metal pieno di suggestioni orchestrali
Non mollano ma rilanciano.
I Rhapsody Of Fire tornano con il notevole (diciamolo subito) The Eight Mountain, pubblicato di recente dalla Afm Records, a poco più di due anni di distanza dal più che valido Into The Legend (2016), l’ultimo album cantato dal mitico Fabio Lione, trasferitosi in Brasile alla corte degli Angra.
Il suo posto è stato preso, anche piuttosto bene, dal toscano Giacomo Voli, già frontman dei Teodasia e finalista di The Voice Of Italy.
E non è la sola novità della band triestina, che affida la propria continuità al tastierista e leader Alessandro Staropoli e al chitarrista e cofondatore Roberto De Micheli.
Per il resto, è confermato il bassista Alessandro Sala, che gestisce la sezione ritmica assieme all’altra new entry, il batterista Manuel Lotter.
La nuova serie di innesti coincide, ovviamente, con una riverniciata al sound, che diventa più asciutto e meno cupo che nel recente passato, pur mantenendo le caratteristiche che hanno reso celebre il gruppo: un power metal dalle forti suggestioni sinfoniche, grazie anche alla partecipazione della Bulgarian National Symphony Orchestra di Sofia e di un coro di venti elementi.
Non cambia neppure il songwriting, orientato come sempre verso il concept album.
E infatti con The Eight Mountain i Rhapsody Of Fire danno il via alla Nephilim’s Empire Saga, piena di suggestioni bibliche e fantasy, che parte dalla storia di un’anima persa in cerca di identità e redenzione.
Come da tradizione power, l’album attacca con una intro breve e suggestiva, The Abyss Of Power, eseguita dall’orchestra e dal coro.
Seven Heroic Deeds è un bell’esempio di epic metal contemporaneo venato di prog, in cui la band si lega alla perfezione con il coro. Ottima e tiratissima la prestazione della sezione ritmica, che sconfina a tratti nel thrash e si lancia in efficacissimi cambi di tempo inframmezzati da alcuni notevoli stop and go.
Superlative le performance del chitarrista e del cantante, che raggiunge picchi elevatissimi.
Ma Voli fa ancora meglio nella seguente Master Of Peace, in cui dà prova delle sue notevoli capacità melodiche grazie al refrain più arioso che si coniuga alla perfezione con la ritmica velocissima e l’arrangiamento epico e possente. Ottime anche le cesellature di De Micheli, che si lancia in arpeggi velocissimi dal sapore neoclassico.
Più canonicamente power, con non pochi richiami agli Helloween prima maniera, Rain Of Fury, altra fortissima galoppata su un ritmo feroce sostenuto dalla doppia cassa.
White Wizard è un mid tempo dalle atmosfere epiche ed evocative, riempito di suggestione dall’efficace intervento dell’orchestra.
Con la ballad Warrior Heart la band si sposta sul versante progressive, grazie a un arrangiamento medievaleggiante marcato dal raffinato lavoro del flauto e dell’oboe.
In The Courage To Forgive, la band raggiunge, grazie anche all’apporto determinante dell’orchestra e del coro, una grandeur espressiva rara. Da applausi ancora le performance del cantante e del chitarrista.
In March Against The Tyrant riemerge la matrice prog: il brano è una suite complessissima di circa nove minuti, piena di cambi di atmosfera, che vanno da passaggi sognanti quasi acustici a cavalcate epiche cariche di pathos.
Clash Of Times, è un pezzo di power classico dai forti influssi neoclassici e pieno di suggestioni malmsteeniane.
Con The Legend Goes On la band torna sul versante più epico del proprio sound e consegna agli ascoltatori una canzone magniloquente dall’incedere sostenuto e dal refrain più che suggestivo.
L’orchestra e i fiati diventano protagonisti nella formidabile The Wind, The Rain And The Moon, la seconda ballad dell’album, sognante e romantica senza scadere in sdolcinatezze.
Il gran finale è affidato a Tales Of A Hero’s Fate, la seconda, articolatissima suite dell’album, in cui Voli si esibisce anche in una parte in growl. L’arrivederci arriva nei tre minuti finali, con una parte recitata dal grande e compianto Christopher Lee: è il finale aperto che rimanda al prossimo capitolo della saga, attualmente in preparazione.
The Eight Mountain è un’ottima conferma per i Rhapsody Of Fire, che vantano tuttora il non facile merito di essere riusciti a inserirsi nella scena internazionale senza sembrare provinciali, com’è capitato a non poche metal band italiane ma rielaborando con efficacia e originalità la lezione dei big.
Forse è presto per dire se i nuovi innesti consentiranno una prosecuzione di carriera all’altezza del passato. Per avere la risposta definitiva, non resta che aspettare il prossimo album.
Per saperne di più:
Il sito web ufficiale dei Rhapsody Of Fire
Da ascoltare (e da vedere ):
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