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L’amore in tempo di crisi. Maio diventa cantautore

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Il frontman de Il Vile si prende una pausa dallo stoner metal e sforna un album pieno di suggestioni grunge e folk rock

Una pausa dal rock duro per Enrico Maio Maiorca, cantante e chitarrista della stoner band di Verbania Il Vile, che si cimenta in un curioso esperimento cantautorale su sonorità alternative rock e grunge.

Il risultato di questo cambio di marcia è L’amore in tempo di crisi, l’album d’esordio solista di Maio, prodotto da Michele Mick Anelli e pubblicato da Alma Music-Ossigeno.

Al primo impatto, il songwriting di Maio non risulta affatto male: certo, mancano i riffoni tosti della sua band, ma il sound è resta teso e la linea cantautorali non risulta leziosa, come invece capita a molti rocker quando provano altre strade.

È il caso di scendere un po’ più nel dettaglio.

La copertina de L’amore in tempo di crisi

Apre l’album proprio la title track, che racconta in maniera surreale una storia d’amore finita male. Il brano cita a piene mani Nick Cave e qualcosa di Tom Waits, soprattutto nella ritmica cadenzata, ma il sound delle chitarre, suonate de Maio e da Anelli, è grunge al cento per cento.

Decisamente più diretta, anche nel testo, Notturna si sviluppa su un andamento e sonorità più Seventies oriented.

L’assassino di Emily è una ballad dai toni notturni, impreziosita dai ricami di Anelli all’armonica.

Giuda (la condanna) è un’incursione decisa nel post rock. Nulla di meglio per esaltare i versi di Maio, che raccontano il male del secolo: la depressione.

Ombra, coi suoi due minuti e rotti in crescendo è un altro mix tra post-rock e grunge che fa da cornice a un testo esistenzialista incentrato sulla nostalgia.

Altro crescendo di sonorità elettroacustiche in La lettera (che non vi ho mai scritto), che si basa su un approccio melodico più diretto e arioso rispetto agli altri brani.

Sulla riva dell’ago non è solo un gioco di parole, ma anche il titolo di un’incursione riuscita nel post punk, nel brano più tosto della raccolta.

Il ticchettio di una macchina da scrivere fa da sottofondo alle atmosfere malinconiche di La menzogna del tempo che guarisce, un altro inno struggente alla nostalgia.

Maio in azione sul palco

Intimista ma non troppo, Maio ha deciso di dare forma compiuta ai brani rimasti per anni nel classico cassetto e, diciamolo pure, decisamente inadatti alle sonorità cattive e squadrate de Il Vile, da cui proviene anche il bassista Paolo Castelletta, che dà una mano a Maio dal vivo. Completa la formazione il batterista e percussionista Andrea Cocco, a cui va il merito di conferire un buon tiro ai pezzi senza tuttavia appesantirli.

Difficile dire se L’amore in tempo di crisi sia l’avvio di un nuovo percorso o, più semplicemente, una pausa dalle sonorità pesanti dello stoner metal. In ogni caso l’esperimento del frontman piemontese risulta interessante e carico di stimoli. Della serie: anche i duri hanno non solo un’anima, ma pure una testa…

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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