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Un'immagine sbarazzina di Elisa Pucci, alias Mille

“La vita e le cose” di Mille. Elisa Pucci si racconta

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Intervista alla giovane cantautrice romana, approdata alla carriera solista dopo l’affermazione a X Factor come frontgirl dei Moseek

Di Elisa Pucci, in arte Mille, si fa un bel parlare da luglio, quando il suo singolo La vita e le cose ha invaso le radio e le piattaforme streaming.

Di lei, gli appassionati di musica hanno scoperto varie cose. Ad esempio, che il suo pseudonimo le deriva da un nomignolo datole dal padre (la garibaldina) per il modo di fare irruento. Che ha esordito da piccolissima allo Zecchino d’oro dopo aver falsificato la firma di papà per poter partecipare.

Un primo piano sbarazzino di Elisa Pucci, alias Mille

Altre cose le si sapevano già: è la frontgirl dei Moseek, coi quali ha partecipato alla nona edizione di X Factor.

La personalità prorompente della giovane artista romana emerge nel suo ultimo brano, un pezzo concepito bene e arrangiato meglio, dai ritmi trascinanti e dalle sonorità compatte e dal testo profondo. Come dire, tante sfaccettature da scoprire. E non poteva essere altrimenti per una che si fa chiamare Mille.

Sappiamo la storia del tuo nome d’arte. Ma per te Mille cosa significa?

Mille è la somma di catastrofi e riprese, di rivoluzioni ed evoluzioni, dei concerti su un’infinità di palchi in tutta Italia, tutto immortalato attraverso le canzoni che scrivo. Il mio vissuto, nel bene e nel male, è il motore che mi spinge a sedermi al pianoforte e iniziare a scrivere.

Cosa vuoi raccontare nel tuo nuovo brano?

La vita e le cose appresenta totalmente me, il trasferimento da Roma a Milano, le piccole cose che rendono la mia esistenza preziosa, anche quando di prezioso sembrava non esservi niente.

Elisa Pucci con i Moseek

Quali sono i tratti distintivi delle tue opere?

Aderiscono perfettamente agli occhi e alle orecchie attraverso cui vivo la vita.

In La vita e le cose emergono gli elementi più significativi del tuo stile. Come hai maturato la tua personalità?

Nasco con Lucio Dalla che canta nella stanza d’ospedale vicino alla sala parto, cresco con Elton John in sordina che mi inculca il concetto di magia legata alla musica, divento adolescente amando Patty Pravo e nientepopodimeno che Raffaella Carrà.

Hai un profilo artistico ricco e istrionico. Quali sono i tuoi compagni di viaggio e quali gli incontri significativi nelle recenti tappe del tuo percorso?

Ho la fortuna di lavorare con Alessandro Di Sciullo, un produttore di rara bravura, un vero e proprio sarto che cuce addosso il giusto abito alle canzoni che scrivo. Non lo fa solo con me: è il suo modo di rispettare chi ha davanti e gli consegna un pezzo della propria vita.

Un’altra posa di Elisa Pucci

Hai un aneddoto significativo da raccontarci?

Sono tornata a Roma appena hanno riaperto le regioni. Mi premeva incontrare il mio nonno acquisito, Vincenzo di 97 anni. Lui sa che lavoro faccio e conosce le conseguenze imposte dall’emergenza. Gli ho spiegato come la pandemia ha cambiato i miei programmi, ma anche che sono convinta che il tempo, anche se con connotati diversi da quelli che avevo programmato, è qualcosa che ho a disposizione e non è che fugge via. Lui mi ha risposto che ogni giorno che vive è uno in più e io mi sono data la possibilità di pensare che il tempo davanti a tanta bellezza, non esiste.

Programmi per il futuro?

Essere sempre più pronta davanti agli imprevisti e ai cambi di programma. La pandemia è stato il più forte e più significativo tra questi.

(a cura di Andrea Infusino)

Da ascoltare (e da vedere):

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