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Tears of Fire, una truce lite da ridere

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Un cartone animato per il videoclip dei Family Business, un duo vogherese tutto acustica e loop

Dopo averli ascoltati, ci si rende conto che Voghera non è la patria delle casalinghe, siano esse ignoranti e piccoloborghesi, secondo l’immaginario degli anni ’60, o inquiete, come le hanno dipinte le commediacce degli anni ’80.

Ci si riferisce ai Family Business, un duo (nell’arte come nella vita), della cittadina lombarda, composto dalla cantante Carolina Bertelenghi, dotata di bell’aspetto e di voce raffinata e incisiva, e dal chitarrista-tuttofare Alessandro Tuvo, abile sulla sei corde, su cui fraseggia alla grande a ritmo di funky e non solo, come con la loop machine, che utilizza in maniera assolutamente creativa.

L’avventura musicale dei due è iniziata forse per scherzo o forse grazie a una geniale trovata di marketing: lo scorso settembre pubblicano su Facebook un loro video, in cui dimostrano la loro abilità (lui che da solo suona per dieci e lei che gorgheggia alla grande senza risultare fastidiosa e banale), fanno il pieno di clic e di like e, incoraggiati dai riscontri lusinghieri – sul saturo Youtube superano le 10mila visualizzazioni – producono e postano video con regolarità finché non decidono di tentare il salto: non solo cover (tra l’altro carinissime, come quelle di Bruno Mars e degli Who), ma brani originali, che dovranno confluire in un album, già finanziato grazie a un crowfunding andato in porto.

L’assaggio dell’album, intitolato Family Weakness, è il singolo Tears of Fire, da cui è stato tratto un video carino e originale, interamente animato e disegnato da Filippo Morini. A dispetto del titolo, che non sfigurerebbe in una raccolta del metal più truce, il brano è leggero, gradevole e ironico: tutto basato sul nonsense, il testo si ispira alle litigate che avvengono tra i due artisti (come coppia, presumibilmente, perché l’afflato musicale è perfetto) e la musica, un elegante swing-blues in cui i vocalizzi della Bartelenghi volano sul solido strumming del suo compagno, esalta l’autoironia del contesto.

E la clip? Simpaticissima: la grafica del cartone animato – in cui lei è stilizzatissima e strafiga, come la Fujiko di Lupin III in versione dark, lui è uno scheletro aggressivo e sdolcinato – ricorda i fumetti di Max Bunker, impreziositi da una citazione maligna che apre ad altri universi musicali: sul tronco dell’albero a cui lui tenta di impiccarsi, appaiono, incorniciate dai cuoricini, le scritte Burzum e Reign in Blood. Alzi la mano chi non ha capito i rimandi al progetto black metal norvegese e al celeberrimo album degli Slayer, capofila del death metal…

Ma, al netto delle citazioni truci e del contesto cupo, l’insieme è da ridere: la litigata rocambolesca tra i due, che parte con un inseguimento in auto dopo una lite al cellulare e culmina in un incidente, termina davanti a un motel che, a dispetto del cartello allusivo, sembra tratto di peso da una scenografia del Wes Craven vecchia maniera…

Divertenti, bravi e simpatici, i Family Business hanno deciso di fare i busker, cioè i musicisti da strada, per far conoscere la loro musica. I più fortunati avranno la possibilità di beccarli, per caso o spulciando l’improvvisato calendario sulla loro pagina Facebook, in qualche piazza o strada, visto che la bella stagione è propizia per la musica all’aperto.

Da vedere (e ascoltare):

Il video di Tears of Fire

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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