Dalla Calabria all’Europa, la sfida dei riformisti
I fondi strutturali europei possono salvare le città meridionali dalla crisi. Se n’è parlato a Rende in occasione di un dibattito organizzato da Labdem, a cui hanno partecipato big dell’area socialista (Principe, Mancini e Pittella) e l’eurodeputato Giosi Ferrandino. Sullo sfondo le elezioni amministrative ed europee…
Tolto l’europarlamentare del Pd Giosi Ferrandino, che ha un background cattolico, si è respirata un’aria ad alta densità di socialismo nel dibattito L’Europa in Comune, svoltosi il 3 maggio presso l’hotel Europa di Rende.
Socialista doc è senz’altro Giacomo Mancini, già deputato della Rosa nel pugno, già consigliere comunale della sua Cosenza, già assessore regionale.
E che dire di due big come Gianni Pittella, ex capogruppo dei Socialisti & Democratici nel Parlamento Europeo, e Sandro Principe, un pezzo di storia del riformismo non solo calabrese?
Socialista e riformista è anche Cesare Loizzo, coordinatore calabrese di Labdem, l’associazione che ha organizzato il convegno.
Il tema è piuttosto semplice sin dal titolo e riguarda le possibilità di crescita e sviluppo dei territori grazie a due fattori chiave: la capacità di realizzare efficaci progetti europei per fruire dei fondi strutturali e di creare rapporti diretti tra gli enti locali e le istituzioni dell’Ue, bypassando gli enti intermedi.
Un’intenzione che Loizzo, tra l’altro candidato al consiglio comunale di Rende, ha chiarito da subito: «Creeremo un ufficio comunale dedicato ai fondi europei e, più in generale, ai rapporti con l’Ue e faremo in modo di dare a Rende un rapporto politico diretto e continuo con l’Unione Europea».
Bando alle false modestie: «Proveniamo dalla grande tradizione del riformismo italiano, abbiamo le competenze e abbiamo l’esperienza per realizzare tutto questo», ha chiosato Loizzo.
E quest’esperienza diventa storia nelle parole di Giacomo Mancini: «Il riformismo è capacità concreta di realizzare sulla base di una visione politica, come quella espressa a Cosenza e Rende negli anni ’90, a cui si richiamano le attuali classi dirigenti, che spesso non ne sono all’altezza», ha spiegato l’ex deputato. Il quale ha condito il suo intervento con un esempio: «Si pensi alla metropolitana di superficie, che è un esempio riuscito di opera pubblica basata su un uso efficace dei fondi europei. La metro è oggetto di dibattiti infiniti, che rischiano di compromettere l’opera che altri hanno ideato e portato ad esecuzione». Il sottinteso è duro: di fronte a chi ha lavorato c’è chi polemizza per motivi politici.
Il contatto diretto nell’Ue potrebbe essere l’eurodeputato Ferrandino che, sebbene campano (è stato sindaco di Ischia) ha dimostrato una forte sensibilità verso i problemi della Calabria, denunciati in alcune durissime interrogazioni europee, a partire dalla situazione dei trasporti: «Le possibilità di sviluppo dei territori calabresi sono penalizzate da un sistema di trasporti inefficiente e costoso, che penalizza persone e merci: quale competitività può avere la Calabria se raggiungere Roma da una città calabrese richiede più tempo e biglietti più onerosi rispetto al resto del Paese?».
Altrettanto efficace sui fondi europei, Ferrandino ha richiamato la propria esperienza di amministratore locale: «Abbiamo a che fare con procedure farraginose che richiedono sia l’intervento di esperti sia la presenza di rapporti politici diretti. Posso testimoniare anche in base alla mia esperienza di sindaco che la sfida, oggi, premia i territori che sono in grado di richiedere e utilizzare i fondi» e quindi “punisce” gli altri.
E forse proprio a questo Loizzo ha alluso in maniera piuttosto ellittica: «Rende non è un paese di 35mila abitanti: è una città e merita classi dirigenti all’altezza».
Principe, candidato a sindaco di Rende, ha ricordato la sua lunga storia politica e ha lanciato un messaggio di speranza di ispirazione evangelica: «Una città non può lasciare indietro chi soffre la crisi: deve creare le basi per un welfare moderno che agevoli le famiglie, specie quelle più giovani e deve incoraggiare le imprese e le proprie eccellenze». Il tempo dei posti pubblici è finito anche a causa delle regole rigide del turnover «che rendono più difficili le assunzioni». Un’amministrazione moderna che voglia essere all’altezza di una città sviluppata, invece, «deve incoraggiare l’iniziativa privata per favorire la nascita di posti di lavoro». Welfare e impresa, insomma: un esempio di liberalsocialismo 2.0, in cui Nenni e Victor Hugo si incrociano con San Paolo.
Per ultimo ma non da ultimo, Gianni Pittella ricorda il ruolo centrale della tradizione socialista nelle zone più sviluppate di Calabria e Basilicata. C’è aria di famiglia, anzi un amarcord vero e proprio, nel suo intervento. Ma c’è uno sguardo rivolto al futuro.
Non a caso, il senatore lucano stringe il “focus” sui rapporti diretti con l’Ue: «I Comuni devono mettere a disposizione in maniera gratuita di cittadini, delle associazioni e delle imprese gli europrogettisti». Già: «I fondi europei non debbono essere impiegati per rifare i selciati delle piazze o il verde pubblico, ma per incidere sui territori». E, al riguardo, non sono pochi i Paesi europei che hanno saputo far tesoro di queste risorse.
Pittella, che ha guidato battaglie piuttosto dure nell’Ue, a partire da quella per “salvare” la Grecia, di cui la Germania quasi chiedeva l’espulsione, rivendica di aver saputo anticipare alcuni importanti cambiamenti, tra cui «la minore rigidità dei parametri per l’accesso ai fondi e il loro uso».
È una questione di tradizioni culturali: «Mio padre distingueva sempre tra storia e destino», ha spiegato Pittella, che lancia così la sua “benedizione” a Principe: «Lui ha ancora molto da dare perché nella sua storia ha dimostrato di saper guardare al futuro: di essere un uomo di destino».
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