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Dal garage al vintage, la parabola dei Night Beats

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La band di Seattle, ridotta al solo leader, lancia il lussuoso Myth Of A Man, un viaggio nel country rock d’annata pieno di citazioni latine e suggestioni psichedeliche

Ormai è difficile parlare dei Night Beats come di una band. Lo ha ammesso lo stesso Danny Lee Blackwell (al secolo Danny Rajan Billingsley), cantante-chitarrista e leader del trio di Seattle, ormai ridotto alla sua sola persona, più due touring musician che, c’è da dubitare, entreranno a far parte dell’organico in pianta stabile: «Abbiamo scritto quest’album in un periodo particolarmente drammatico per la band».

Già: abbiamo.

Ma chi ha scritto davvero Myth Of A Man, fresco di stampa per Heavenly Recordings?

La copertina di Myth Of A Man

Di sicuro il songwriting del cantante-chitarrista-leader si fa sentire, anche se il sound è mutato non poco: i tocchi psichedelici restano, ma sono meno ruvidi; anche il flavour southern, che denuncia le radici texane dell’artista ci sono ancora, ma affogati in un caleidoscopio di citazioni.

Il che vuol dire, tradotto in soldoni, che lo zampino di Dan Auerbach, cantante e frontman dei Black Keys, è andato oltre la produzione. E difatti il sound è decisamente più sontuoso, complice un cast lussuoso di turnisti d’epoca (e reduci da collaborazioni con iperbig del livello di Aretha Frankin e Elvis Presley) quasi a ribadire che anche il garage rock può avere una sua versione colta e adulta.

E piacevolissima, aggiungiamo noi.

Già: ora nel calderone dei Night Beats ci sono anche il country e il rock latino, insaporiti da sonorità e citazioni vintage deliziose, che dilatano lo spettro sonoro della band in direzioni fino a poco tempo fa inimmaginabili.

È così per Her Cold Cold Heart, opentrack e singolo apripista, che prende per mano l’ascoltatore con il suo refrain mex, che sembra tratto dalla colonna sonora di un film di Robert Rodriguez vecchia maniera con un messaggio chiaro: perché prendere a schiaffi l’ascoltatore quando basta sedurlo?

Con One Thing il sound si indirizza un po’ più su coordinate southern che ricordano un po’ gli ZZ Top in chiave pop e la chitarra si fa più rude per dare più spessore a un refrain altrimenti radiofonico.

Con Stand With Me il pathos latino torna a farsi sentire. Ma è solo un’impressione, perché il brano vira verso il country rock non appena parte il coro.

I suoni di chitarra si fanno più sfasati e affogano in riverberi dai rimandi orientaleggianti in There She Goes, in cui riemerge la radice acida di mr Billingsley con un piacevole effetto retrò.

(Am I Just) Wasting My Time è il primo lento dell’album: una ballad dall’impianto country e dai garbati richiami vintage. Da ballare senz’altro. Ma anche da ascoltare in solitudine davanti a un bel tramonto.

La psichedelia prende il sopravvento nella graffiante Eyes On Me, che sembra uscita da uno di quei fantastici juke box d’epoca traboccante di vecchi 45 giri. Roba da mandare in tilt il Quentin Tarantino vecchia maniera.

In Let Me Guess affiora più di un riferimento al pop anni ’60, il tutto in un contesto acido ma non troppo, degno della Nancy Sinatra meno sexy e più aggressiva.

Footprints è un altro lento: stavolta è una semiballad piuttosto ritmata, in cui Billingsley riesce a far coesistere credibilmente le citazioni country blues coi tempi latini.

I tocchi latini predominano in I Wonder, che si segnala anche per un bel coro romantico e arioso.

I Night Beats (o ciò che ne resta) salutano l’ascoltatore con la romantica Too Young To Pray, un caleidoscopio ben confezionato di citazioni melodiche e sonore della West Coast dei tardi anni ’60.

Danny Lee Blackwell, leader e ora membro unico dei Night Beats

È difficile dire se i Night Beats continueranno a esistere come band o resteranno come marchio solista del leader oppure chiuderanno bottega e basta. Ma Myth Of A Man è comunque un album riuscito, forse grazie anche alle circostanze a dir poco movimentate in cui è stato prodotto.

Va bene il cambio di marcia. Ma speriamo che non preluda ai titoli di coda per un’iniziativa artistica che, come dimostrano queste dieci canzoni, può dare ancora molto.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale dei Night Beats

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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