Storing The Past, il futurismo diventa vintage
Un alieno esamina con curiosità e paura i reperti elettronici analogici del XX secolo. Industrial e tanz metal nel video dell’eclettico chitarrista Marco Germani
Deliziosamente vintage, come quei telefilm di fantascienza che vedevamo quando eravamo bambini e in cui il modernariato futuribile era al massimo settantiano.
La videomaker Elisa Collimedaglia ha spostato un po’ il fattore cronologico e ha ambientato negli anni ’80 il video di Storing The Past, il singolo apripista dell’album solista del supereclettico Marco Germani, prodotto dalla After Life Music Dimension.
Ambientazione semplice e d’impatto: in uno scenario minimale, a metà tra il laboratorio elettronico e la sala operatoria, in cui una specie di scienziato in tuta bianca iperisolante (o forse un alieno?) esamina alcuni reperti elettronici a cavallo tra analogico e digitale: i mitici Commodore Amiga e Commodore 64, il mattone Motorola, uno dei primissimi cellulari gsm, il registratore a bobine, all’epoca (ma ancora oggi per i puristi più snob) sinonimo di altissima fedeltà, i floppy e i mini floppy, la mini cinepresa Super 8, con cui si immortalavano le feste dell’infanzia d’antan.
Ma ovviamente a questo studioso postfuturistico non interessa troppo la nostra nostalgia canaglia. Anzi, a dirla tutta, gli fa un po’ paura e gli sguardi trasecolati che lancia alle immagini che emergono dai monitor a tubo catodico sono uno spettacolo.
Questa sequenza è un gioiellino di montaggio e sovrimpressione di grande efficacia: si vedono Germani e i membri dei Limbo Neurale, la sua band, più la stessa Collimedaglia, vestiti, acconciati e truccati in maniera improbabile pronunciare nella più assoluta confusione brani di discorsi di Charles Manson, Steve Jobs, Martin Luther King, John F. Kennedy, Michelle Obama e Donald Trump, con un montaggio gustosissimo e dagli esiti volutamente un po’ trash.
Il brano non è da meno: una sequenza elettronica schizoide su una base a metà tra l’industrial e il tanz, su cui Germani lancia i suoi flash di chitarra sempre nervosissimi, sia che si tratti di fraseggi bluesy sia di arditi passaggi in tapping.
Un buon assaggio in attesa del terzo album solista dell’artista di Vigevano, protagonista di una carriera complessa e sfaccettatissima come chitarrista, session man, organizzatore cultural-musicale e discografico.
Non resta che aspettare l’album.
Per saperne di più:
Il sito web ufficiale di Marco Germani
Da ascoltare (e da vedere):
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