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Opera di Clemente

I Confini del giorno, Clemente canta di filosofia e amore

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Il cantautore siciliano ma genovese d’adozione torna con un concept album dedicato ai sentimenti e alla loro evoluzione

«Una storia d’amore lunga dieci anni, riassunta, ipoteticamente e metaforicamente, nell’arco di una giornata», così Clemente descrive il suo nuovo album I Confini del giorno, pubblicato lo scorso 17 settembre per La Stanza Nascosta Records. Il cantautore, poeta e pittore siciliano, genovese d’adozione, torna a distanza di quattro anni dal precedente lavoro Canzoni nel cassetto, per cimentarsi in un concept album incentrato sul tema dell’amore.

Clemente

Il titolo, con tutta la sua carica semantica, è già di per sé una guida all’ascolto dei 14 brani che compongono il disco.

I Confini del giorno si potrebbe in effetti definire come la fenomenologia di una storia che nasce, cresce, matura e arriva a un punto di negazione per poi riaffermarsi a un nuovo livello di consapevolezza.

Una sorta di dialettica dei sentimenti, che raccoglie in sé un significato più profondo. La storia d’amore è infatti il pretesto per raccontare un processo di crescita interiore che passa attraverso il dolore e la paura archetipica della notte, qui intesa – appunto – come confine del giorno e, in senso traslato, di ciò che possiamo controllare, osservare e capire; laddove il buio custodisce i dubbi, le incertezze e le angosce: il senso inafferrabile delle cose.

Se un cantautore si confronta con un concept album intimista e dai contorni filosofici, il rischio di un calo di attenzione da parte dell’ascoltatore è sempre dietro l’angolo. Tuttavia non è questo caso.

La copertina di “I Confini del giorno”

Il disco, e con esso la storia, si sviluppa alla stregua di una narrazione cinematografica grazie alla scrittura di Clemente, che attinge nei testi a un lessico e a un immaginario pittorico, visivo e sensoriale capace di coinvolgere l’ascoltatore con naturalezza, conducendolo in un viaggio in bilico tra la dimensione onirica e sognante da una parte e la realtà tagliente e asfittica dall’altra, dove si annidano le delusioni, le ipocrisie e i falsi dogmi (una tematica presente già nel citato Canzoni nel cassetto, il terzo disco di Clemente).

La godibilità dell’album è senza dubbio agevolata da una spiccata varietà stilistica sul piano musicale, in cui convivono e si alternano con gusto ed equilibrio la scuola genovese e il folk irlandese, il flamenco spagnolo e il tango argentino, passando attraverso incursioni nel rock e divagazioni jazz.

Questa commistione di sonorità che ha richiesto il contributo di un folto team di musicisti. Ad affiancare Clemente (chitarra classica, chitarra acustica, voce) ci sono infatti Fabrizio Zingaro (pianoforte e conga), Simone Cricenti (violoncello), Alice Nappi (violino), Davide Bertoletti (batteria), Michele Bensa (contrabbasso e basso elettrico), Andrea Carozzo (fisarmonica), Paolo Magnani (chitarra elettrica), Alessandro Ginevri e Marta Caccialanza (flauto traverso), Manuel Perasso (chitarra classica), Francesco Cassinelli (chitarra classica solista), Simone Dabusti (tromba) e Aurélien Congrega (bouzouki irlandese).

La copertina di Cuore

I Confini del giorno si apre con un’Intro che, quasi a confermare la struttura filmica del disco, evoca «una voce fuori campo», «Un bisogno di pace e libertà interiore», come commenta lo stesso Clemente.

Segue Notturna, ballata folkchetraghetta l’ascoltatore fra i demoni di una notte sofferta, dove lo smarrimento e il senso di vuoto sfociano in un angosciante timor panico.

In Svegliami, terza traccia del disco, la descrizione di un incubo fosco e delirante lascia spazio, in forma allegorica, alla critica politica. Qui il cantautore, in forza dell’attitudine rabbiosa del brano, si avventura in territori più rock, ma emerge la poca dimestichezza con questo tipo di linguaggio; il brano, infatti, da un punto di vista prettamente musicale, è il meno convincente dell’album, mentre il testo, pungente e visionario, conferma le spiccate qualità autoriali di Clemente.

Buongiorno segna il momento del risveglio e l’alba della storia d’amore, tra le atmosfere sognanti enfatizzate dal suono avvolgente della fisarmonica.Mentre nella successiva I Confini del mondosi cambia nuovamente registro, entrando nelle sonorità soffuse e delicate della bossa nova. Il brano, in cui Clemente duetta con la moglie Talitha Knight, descrive il momento di massima fiducia della coppia e la promessa di superare insieme gli ostacoli, in una metaforica fuga dall’inautentico verso l’essenziale, dove l’amore basta a sé stesso.

L’idillio della canzone è però subito interrotto dalla successiva Lontani, dove subentra una malinconica consapevolezza dell’inevitabile e incolmabile distanza tra le persone, destinate comunque a una profonda solitudine esistenziale. Il brano è impreziosito dagli arrangiamenti del pianoforte e dagli archi, che accentuano l’atmosfera nostalgica della canzone. Il finale regala invece un bell’assolo di chitarra di Manuel Perasso.

In Con teClemente ritorna nei panni dello Chansonnier per raccontare il momento della crisi e la rabbia per la fine di una storia nonostante l’amore; mentre Canzone a metà, definita argutamente dall’autore come una meta-canzone (in quanto parla di se stessa), racconta un momento di evasione solitaria, funzionale alla struttura del disco, giacché è posta a metà della track list.

Cuore, primo singolo estratto dall’album, è una raffinata bossa nova che descrive, nella forma di un dialogo con se stessi, l’atavico conflitto tra ragione e sentimento.

La successiva Nostalgioia racconta invece con un velo di spensieratezza e ironia, l’aspetto positivo della nostalgia, in quanto indissolubilmente legata al ricordo di esperienze felici.

Il viaggio metaforico prosegue con L’ora magica, brano raccolto e intimista che descrive l’inizio del tramonto, il momento di riconciliazione con sé stessi e con il mondo, l’attimo in cui tutto può accadere, anche innamorarsi di nuovo. E l’amore ritorna in Due come noi, brano intenso quanto essenziale nell’arrangiamento, solo piano e voce per gran parte della canzone, con il tocco lieve del violino di Alice Nappi nelle ultime battute. La canzone dipinge con semplicità e senza intellettualismi, la ricerca spesso difficile di un equilibrio di coppia e la necessità di conciliare i sentimenti con la naturale esigenza di essere se stessi, anche in un rapporto a due.

L’ultima fase del tramonto è invece l’ispirazione e il tema di Amaranto, un brano cucito sulle sonorità del folk irlandese, che ben rendono il carattere intenso della canzone. Qui Clemente racconta un momento cruciale del raggiungimento della consapevolezza di sé e del rapporto con l’altro da sé, rappresentato emblematicamente nel verso «Amore è anche amare se stessi per non morire».

Il suggestivo viaggio esistenziale e psicologico racchiuso ne I Confini del giorno si conclude con Questa notte, che condensa tutti i momenti della storia tra le trame sonore del flamenco e del tango argentino. La nostalgia dei sogni e il delirio del mondo, il porto sicuro degli affetti e i fantasmi dell’anima si ricongiungono in una sorta di sintesi catartica, dove l’Io accetta l’inarrestabile fluire delle cose. Un concetto ben espresso nelle parole di Clemente, che in questo disco riesce a raccontare l’amore con genuina sincerità, riscoprendone il legame viscerale con il divenire della vita:

«Ciò che mi piace immaginare è che, a questo punto, la storia possa ricominciare di nuovo da capo, come un ciclo continuo e infinito, ripartendo quindi dal desiderio (o illusione) di libertà dell’Intro per riprecipitare nell’incubo della notte, confluire in una ulteriore invocazione di risveglio, e così via. Perché tutto scorre e i confini tra giorno e notte non sono affatto ben definiti. Esattamente come indefiniti, e indefinibili, sono i nostri sentimenti».

[Nb: i quadri riprodotti nel presente articolo sono opere di Clemente]

Da ascoltare (e da vedere):

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