Cip!: Brunori ritorna con un cinguettio
Meno introspezione e più riflessione metafisica e universale nel quinto, recente album dell’artista calabrese più famoso in Italia
Anticipato dai singoli Al di là dell’amore e Per due che come noi, arriva Cip!, il quinto lavoro della Brunori Sas pubblicato da Island Records,
Cip! è un verso, quello del pettirosso della copertina disegnata da Robert Figlia, espresso con forza, come ribadisce il punto esclamativo, ma con un invito all’empatia, espresso dalla tenerezza del piccolo volatile.
![](https://www.indygesto.com/wp-content/uploads/2020/05/Brunori-SAS-1280x720-1-1024x576.png)
I testi stavolta si focalizzano sui rapporti tra individuo e collettività. Una scelta che indica una poetica meno intimista del passato con tentazioni metafisiche, come nel caso delle riflessioni sulla necessità del bene e del male.
Ma procediamo con ordine a raccontare gli undici pezzi di questo nuovo puzzle del cantautore calabrese.
In Il mondo si divide, è un inno alla leggerezza, che rievoca l’Italo Calvino delle Lezioni Americane.
Recitano, infatti, i versi: «Prendete la vita con leggerezza,/ché leggerezza non è superficialità,/ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore».
Già: la vita passa in fretta e un «bel giorno ti guardi allo specchio/E ti trovi più vecchio, di parecchio».
Sulla stessa linea, Capita così», che invita a vivere con pienezza senza rifletterci troppo.
Perdere di vista l’importanza di chi sta al nostro fianco è molto facile. Specie se si ha in comune lo stesso sangue. Mio fratello Alessandro si concentra sui rapporti familiari, al di là dell’apparenza. E ricorda che «gli uomini smettono di essere buoni/solo quando si sentono soli./Quando perdono di vista la luce che sta in tutte le cose».
![](https://www.indygesto.com/wp-content/uploads/2020/05/Copertina-Cip-1024x1024.jpg)
Illudersi di una vita perfetta e piena? Sì, a patto che non si pensi che sia anche eterna e che noi non ne siamo i protagonisti, come ci ricorda Brunori in Anche senza di noi: «Possiamo sognare un uomo più forte che vinca il destino, che uccida la morte. Oppure possiamo accettare il dolore./Che la vita è vita soltanto se muore».
Se ciò che hai non basta, allora prendi le redini e agisci. La vita non cambia da sé e perciò alzati e inventa tu una nuova realtà: è il messaggio de La canzone che hai scritto tu.
Esiste ancora il confine tra il bene e il male? Qual è la ricetta per vivere? L’artista risponde con Al di là dell‘amore: «Tu devi solo smettere di gridare./E raccontare il mondo con parole nuove,/supplicando chi viene dal mare./Di tracciare di nuovo il confine fra il bene e il male».
Gli occhi innocenti dei bambini apprezzano le piccole cose e a loro Bello appare il mondo. Dovremmo imparare da loro a vivere: «Bello dovrebbe apparire il mondo anche a te. Che invece sei sempre nervoso, chissà poi perché».
Inutile pensare al passato e di come possa averci fatto del male: «La tua storia personale/è una grande cazzata, lo sai./È soltanto una scatola vuota riempita di vecchie versioni di te./Che non servono più. Che non sei neanche tu».
Superare le divisioni religiose per comprendere la fratellanza tra gli uomini. Non serve nessun intermediario per capire cosa è bene, cosa ci spinge ad abbracciare il prossimo. Benedetto sei tu ci fa arrivare l’essenza per ritornare umani.
Facile descrivere un sentimento appena sbocciato che ancora non ha assunto una vera e propria forma oppure lo struggimento provocato da una delusione. Difficile raccontare un amore duraturo nella sua quotidianità. Che è il plot di Per due che come noi, una canzone che non si ferma all’amore romantico e idealizzato: «Ma non confondere l’amore e l’innamoramento./Che oramai non è più tempo».
![](https://www.indygesto.com/wp-content/uploads/2020/05/Dario_Brunori_cantante_della_Brunori_Sas.jpg)
Fuori dal mondo si tinge di quella sana ironia che è un dop della produzione brunoriana: «Noi che “buongiorno” vale anche se è un giorno di merda./È che per stare in piedi non puoi stare per terra./Noi che siamo contenti anche nei giorni infelici».
Si chiude con uno sguardo tra il passato e un futuro ormai presente. Quelli che arriveranno rievoca ancora la soggettiva di uno sguardo infantile ma non troppo: «E se avranno le stesse tue mani./Se saranno più alieni o più umani./E se avranno le solite gambe, le solite braccia, le solite facce./ Ma chiuso nel petto magari un cuore più grande».
Da ascoltare (e da vedere):
23,526 total views, 6 views today
Comments