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Cip!: Brunori ritorna con un cinguettio

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Meno introspezione e più riflessione metafisica e universale nel quinto, recente album dell’artista calabrese più famoso in Italia

Anticipato dai singoli Al di là dell’amore e Per due che come noi, arriva Cip!, il quinto lavoro della Brunori Sas pubblicato da Island Records,

Cip! è un verso, quello del pettirosso della copertina disegnata da Robert Figlia, espresso con forza, come ribadisce il punto esclamativo, ma con un invito all’empatia, espresso dalla tenerezza del piccolo volatile.

Un primo piano di Dario Brunori

I testi stavolta si focalizzano sui rapporti tra individuo e collettività. Una scelta che indica una poetica meno intimista del passato con tentazioni metafisiche, come nel caso delle riflessioni sulla necessità del bene e del male.

Ma procediamo con ordine a raccontare gli undici pezzi di questo nuovo puzzle del cantautore calabrese.

In Il mondo si divide, è un inno alla leggerezza, che rievoca l’Italo Calvino delle Lezioni Americane.

Recitano, infatti, i versi: «Prendete la vita con leggerezza,/ché leggerezza non è superficialità,/ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore».

Già: la vita passa in fretta e un «bel giorno ti guardi allo specchio/E ti trovi più vecchio, di parecchio».

Sulla stessa linea, Capita così», che invita a vivere con pienezza senza rifletterci troppo.

Perdere di vista l’importanza di chi sta al nostro fianco è molto facile. Specie se si ha in comune lo stesso sangue. Mio fratello Alessandro si concentra sui rapporti familiari, al di là dell’apparenza. E ricorda che «gli uomini smettono di essere buoni/solo quando si sentono soli./Quando perdono di vista la luce che sta in tutte le cose»

La copertina di Cip!

Illudersi di una vita perfetta e piena? Sì, a patto che non si pensi che sia anche eterna e che noi non ne siamo i protagonisti, come ci ricorda Brunori in Anche senza di noi: «Possiamo sognare un uomo più forte che vinca il destino, che uccida la morte. Oppure possiamo accettare il dolore./Che la vita è vita soltanto se muore».

Se ciò che hai non basta, allora prendi le redini e agisci. La vita non cambia da sé e perciò alzati e inventa tu una nuova realtà: è il messaggio de La canzone che hai scritto tu.

Esiste ancora il confine tra il bene e il male? Qual è la ricetta per vivere? L’artista risponde con Al di là dell‘amore: «Tu devi solo smettere di gridare./E raccontare il mondo con parole nuove,/supplicando chi viene dal mare./Di tracciare di nuovo il confine fra il bene e il male».

Gli occhi innocenti dei bambini apprezzano le piccole cose e a loro Bello appare il mondo. Dovremmo imparare da loro a vivere: «Bello dovrebbe apparire il mondo anche a te. Che invece sei sempre nervoso, chissà poi perché».

Inutile pensare al passato e di come possa averci fatto del male: «La tua storia personale/è una grande cazzata, lo sai./È soltanto una scatola vuota riempita di vecchie versioni di te./Che non servono più. Che non sei neanche tu».

Superare le divisioni religiose per comprendere la fratellanza tra gli uomini. Non serve nessun intermediario per capire cosa è bene, cosa ci spinge ad abbracciare il prossimo. Benedetto sei tu ci fa arrivare l’essenza per ritornare umani.

Facile descrivere un sentimento appena sbocciato che ancora non ha assunto una vera e propria forma oppure lo struggimento provocato da una delusione. Difficile raccontare un amore duraturo nella sua quotidianità. Che è il plot di Per due che come noi, una canzone che non si ferma all’amore romantico e idealizzato: «Ma non confondere l’amore e l’innamoramento./Che oramai non è più tempo»

Dario Brunori dal vivo

Fuori dal mondo si tinge di quella sana ironia che è un dop della produzione brunoriana: «Noi che “buongiorno” vale anche se è un giorno di merda./È che per stare in piedi non puoi stare per terra./Noi che siamo contenti anche nei giorni infelici».

Si chiude con uno sguardo tra il passato e un futuro ormai presente. Quelli che arriveranno rievoca ancora la soggettiva di uno sguardo infantile ma non troppo: «E se avranno le stesse tue mani./Se saranno più alieni o più umani./E se avranno le solite gambe, le solite braccia, le solite facce./ Ma chiuso nel petto magari un cuore più grande».

Da ascoltare (e da vedere):

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