A Zanzibar il primo museo su Freddie Mercury
Il “Freddy Mercury Museum” è stato inaugurato il 24 novembre a Stone Town, città natale del cantante, scomparso nel 1991. Artefici di questo progetto, l’italiano Andrea Boero e l’imprenditore africano Javed Jafferji.
A un anno dall’uscita di Bohemian Rapsody, il biopic campione di incassi dedicato a Freddie Mercury, si torna a parlare del leggendario frontman dei Queen, che oggi viene ricordato a Zanzibar attraverso la fondazione del primo museo in suo onore.
Inaugurato il 24 novembre scorso, in occasione del 28mo anniversario della morte, il Freddy Mercury Museum ha sede nella capitale Stone Town, all’interno della casa di Shangani Street dove la voce storica dei Queen ha trascorso i primi anni di vita.
Il progetto è frutto dell’incontro e della collaborazione tra l’imperiese Andrea Boero, appassionato di musica, e l’imprenditore locale Javed Jafferji, amico della famiglia del cantante. A loro va il merito di aver raccolto, attraverso un lavoro certosino di ricerca, numerose foto e documenti esclusivi sulla vita di Freddie Mercury. Un patrimonio che da oggi è esposto all’interno della casa-museo nell’ex-protettorato britannico.
I cimeli, tra i quali è possibile ammirare anche il certificato di nascita del cantante, raccontano gli aspetti meno patinati della storia di Farrokh Bulsara, figlio di due indiani di etnia parsi e seguace, come loro, della religione zoroastriana. La retrospettiva attraversa i momenti salienti dell’infanzia a Zanzibar e gli anni del Collegio Panchgani in India, dove Farrokh, già Freddie per gli amici, aveva scoperto le sue doti artistiche, nonché le sue eccellenti abilità sportive.
Questi e altri tasselli della vita del cantante costituiscono il prezioso allestimento, la cui realizzazione è stata resa possibile anche grazie al contributo degli amici e della famiglia Bulsara, con la sorella Kashmira in prima linea, e alla supervisione degli stessi Queen, con i quali Freddie ha condiviso ventun anni di palchi e di carriera.
Dopo la sua morte, avvenuta il 24 novembre del 1991 in seguito a una broncopolmonite aggravata dall’Aids, Freddie Mercury ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo della musica, guadagnandosi un posto indiscusso tra le leggende del rock e una popolarità che ha pochi eguali.
Sono innumerevoli le commemorazioni, le dediche e i monumenti in suo onore; testimonianze di un amore incondizionato che trova spazio negli ambiti più disparati. Non ci si deve stupire, pertanto, dell’esistenza di una rana Mercurana, di una rosa Freddie Mercury e addirittura di un asteroide 17473 Freddiemercury.
Stupisce, al contrario, che si siano attesi quasi sei lustri dalla morte per onorarlo con un museo nella terra di origine, dove il musicista è stato considerato per anni una vergogna anziché un vanto.
Ma il vento del cambiamento è arrivato finalmente sull’isola africana e oggi Stone Town rende a Freddy Mercury il riconoscimento che merita, raccontandoci la storia di Farrokh Bulsara, il figlio di due immigrati indiani nato il 5 settembre del ’46 sotto il sole di Zanzibar.
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