Mico Argirò rievoca De André e canta l’eutanasia di un amore
“Un altro giugno ’73” è il nuovo singolo del cantautore cilentano. Note e immagini suggestive nel segno della nostalgia e del rimpianto
«Saranno gli echi nell’aria/Ma ho capito che con te/non volevo un altro giugno ’73». È solo il primo dei ritornelli che riprende l’idea di un periodo preciso, legato a un trauma o a un abbandono.
È la storia di un amore sfilacciato dal tempo, che si inaridisce e soffoca.
È la storia dei ricordi, descritti plasticamente dallo scenario malinconico: la stazione abbandonata di Torchiara, nel cuore del Salernitano.
È la storia di un vita, vissuta negli occhi di due bambini: quelli incorniciati dal viso paffuto e coperti dagli occhiali di Emilio Marrocco, e quelli azzurro cenere di Cristina Marrocco, i due giovani attori protagonisti di questa storia.
È la storia delle passioni e delle esperienze di una vita, vissuta tra il Cilento, Roma e Milano, con uno sguardo alla Calabria natia. Sono le note e i versi di De André (ma anche di De Gregori) che riemergono nelle canzoni, perché tutto ciò di cui ci si alimenta spiritualmente lascia traccia e prima o poi viene fuori.
Infine, è la storia particolare di una canzone, iniziata anni fa con il primo verso, e poi ripresa fino a completarla.
È la somma di storie che confluiscono in Un altro giugno ’73, l’ultimo singolo del cantautore cilentano Mico Argirò.
Il brano è un’estemporanea nella produzione del Nostro, attivo da anni nella composizione di musiche per il teatro, perché stavolta non ci sono album da promuovere (l’ultimo è Vorrei che morissi d’arte, da cui è tratto Il Polacco, che ha sfondato le 119mila visualizzazioni).
Il video, da alcuni giorni su Youtube, è diretto da Ciro Rusciano. All’esecuzione del brano – una delicata ballata folk nello stile del De Gregori vecchia maniera sebbene il riferimento diretto sia a Faber – hanno contribuito il percussionista Giampietro Marra, il chitarrista Gaetano Pomposelli, il bassista Giuseppe Iaccarino, il pianista Raffaele Agostino e la flautista Letizia Bavoso. Il tutto registrato e mixato da Ivan Malzone.
Torniamo alla storia principale: racconta di un amore nato nell’infanzia e appassito tra i ricordi. Nessuna rabbia o rancore, ma tanta malinconia nello sguardo adulto di Argirò. La pienezza della tarda infanzia e il vuoto della maturità.
Una parabola inevitabile? Difficile dire. Nel dubbio, val la pena di dare un’occhiata a Un altro giugno ’73. Con l’augurio e la speranza che non ci capiti.
Da ascoltare (e da vedere):
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