Gli Anthrax sono vivi e pogano con noi
Lo storico quintetto newyorchese si conferma in gran forma nel suo recente live Kings Among Scotland
Sì, sono sempre loro, a dispetto degli alti e bassi e dei cambi di formazione continui. Sono quelli dei fumetti, degli skateboard e persino del rap.
Sono gli Anthrax, sono vivi e lottano con noi. Anzi, sono dal vivo, per la precisione in Kings Among Scotland, un doppio cd fresco di pubblicazione per la Nuclear Blast, che documenta un concerto recente della band newyorkese al Barrowland Ballowroom di Glasgow, in occasione del tour promozionale di For All Kings (2016) il loro ultimo album.
Meno tenebrosi dei Megadeth, meno iconici dei Metallica e meno estremi degli Slayer, gli Anthrax sono stati tuttavia i fautori di un crossover particolare e spinto, che ha contaminato l’originario speed thrash metal con l’hardcore e con l’hip hop più duro. Detto altrimenti, hanno osato di più rispetto ai loro blasonati colleghi, senza tuttavia quasi farsene accorgere. Altra nota caratterizzante del quintetto di New York è l’immaginario più metropolitano, che si è tradotto in una piglio ironico e politicamente scorretto.
A tutto questo si aggiunga la dote non secondaria della coerenza artistica, mantenuta attraverso (e nonostante le) sperimentazioni. Gli Anthrax, a differenza di Metallica e Megadeth, non si sono mai ammorbiditi per inseguire il mainstream né, a differenza degli Slayer, si sono chiusi nel trash death estremo. Hanno spaziato seguendo fili conduttori ben precisi. E questo spiega perché i cinque newyorchesi hanno mantenuto un pubblico fedelissimo
In Kings Among Scotland torna la formazione quasi classica degli anni ’80-90: al posto dello storico chitarrista Dan Spitz, assente sin dai lontani ’90, c’è Jonathan Donais, per il resto la band è quella che spaccò le classifiche con una formula musicale che ancora oggi risulta eversiva: il chitarrista, leader e fondatore Scott Not Ian, il bassista Frank Bello, il batterista Charlie Benante e il mitico Joey Belladonna, titolare della voce più melodica e cristallina del metal estremo, rientrato nel ruolo di frontman al posto del bravo John Bush, che lo aveva sostituito a partire dai primi anni ’90.
Non meraviglia, allora, che la scaletta del live sia una sorta di operazione nostalgia, che riprende essenzialmente i gloriosi ’80: nessun brano dell’era Bush e pochi i brani del nuovo corso con Belladonna (per la precisione Evil Twin, Breathing Lighning e Blood Eagle Wings, tratti da For All Kings e Fight’em ’til You Can’t, preso da Workship Music).
Tutto il resto risale alla golden age, come se dal 1988, l’anno di State of Euphoria (da cui sono tratte Be All End All e Antisocial) e il 2018 non fossero trascorsi trenta anni. Il resto dell’album fa perno sul classicone Among the Living (1987), riproposto per intero, e sul mitico Spreading the Disease, da cui sono tratti A.I.R, Madhouse e Medusa.
Se è vero che i live, di solito, sono una testimonianza importante della salute artistica dei musicisti, allora possiamo affermare senza il minimo dubbio che gli Anthrax sono in gran forma. Certo, il tempo passa per tutti, e questo scorrere inesorabile si nota soprattutto sulla timbrica di Belladonna, che appare più opaca rispetto agli anni ruggenti. Ma la performance complessiva è notevole: il set, in cui i brani nuovi si integrano alla perfezione coi classici, scorre che è una bellezza.
Gli Anthrax picchiano ancora alla grande, il che, d’altronde, è un requisito minimo per chi ancora suona il thrash.
A dire il vero, non ci sarebbe dispiaciuta qualche digressione nel rap o nel punk. Ma anche così, asciutti e completamente metallari, i newyorchesi convincono ancora.
Kings Among Scotland è un bell’album, da consigliare sia a chi già conosce e apprezza la band, sia ai più giovani, a cui offre un’occasione per una efficace riscoperta delle radici di un genere tuttora importante.
Buon ascolto a tutti e, chi può, poghi pure senza pietà.
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