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De André risorge sulla scia degli arcobaleni

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Gli Arcobaleni di altri mondi è il tour dedicato da Daniele Moraca e Sasà Calabrese al celebre cantautore. Tornano con gli arrangiamenti originali i classici che hanno fatto sognare intere generazioni… Coronavirus permettendo

Narrare le storie degli ultimi, di chi da emarginato non ha lo spazio e la forza di urlare i problemi personali.

In questo caso, il riferimento va a Fabrizio De André, il cantore dei diseredati, a cui è dedicato il successo del tour Gli arcobaleni di altri mondi

Calabrese e Moraca in azione sul palco

L’iniziativa si basa su un concerto che ripercorre la vita, non solo artistica, del cantautore genovese, con la messa in scena dei suoi brani, ma anche di aneddoti, immagini, pezzi di interviste, piccole letture di sue dichiarazioni e qualche videoclip. Sono tutti elementi che tratteggiano un quadro biografico e musicale dell’artista.

Quasi impossibile rimanere distaccati e indifferenti ad una simile anima, che con una semplicità disarmante può avvicinarsi ad ogni tipo di persona dotata di una visione critica sul mondo. 

Protagonista della performance, il duo composto da Daniele Moraca e Sasà Calabrese. Calcano con loro il palco il pianista Roberto Risorto, il bassista Danilo Chiarella, il percussionista Checco Pallone, e il chitarrista Massimo Garritano, stavolta nelle vesti di polistrumentista, al bouzouki e alla lap steel guitar. 

Nella scaletta i classici del cantautore si alternano alla produzione più recente, con arrangiamenti che richiamano in parte quelli storici della Pfm e in parte quelli del tour del 1989.

Come non citare Bocca di Rosa o Via del Campo, oppure Rimini e Hotel Supramonte, ed ancora Fiume Sand CreekLa città vecchia, La canzone di Marinella, Un giudice, Don Raffaè, Il Pescatore e Creuza De Mä? I pezzi si susseguono veloci e senza sosta. Protagonista assoluta, la musica, che accompagna un messaggio evergreen di rara passione.

Inoltre, questo tour mostra come le storie scritte da De André travalichino la Liguria e toccano le sensibilità di tutti, in una specie di comunità spirituale mediterranea. Siamo tutti popoli che si mescolano uno con l’altro, con le stesse paure e gli stessi desideri. Lo ricordava Fernand Braudel: «Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Iugoslavia». Diversi popoli e diverse culture, ma la stessa umanità.

Il tour, prima che insorgesse l’attuale emergenza umanitaria, ha raggiunto molti luoghi, specie al Sud. E, dopo la recente data di Andria, sarebbe dovuto approdare a Bruxelles.

Sarà per un’altra volta: giusto il tempo di sconfiggere il virus.

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