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All of This Life, un ritorno col botto per The Record Company

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Dieci canzoni di tiratissimo rock blues con tendenze southern nel secondo album del trio losangeleno che ha sfiorato il Grammy un anno fa

Ad ascoltare All of This Life, il loro secondo album pubblicato in tempo per l’estate dalla Concord e distribuito dalla Universal, si capisce perché i The Record Company, un tostissimo power trio losalgeleno dedito a un rock blues che più viscerale non si può, nel 2017 siano stati a un passo dall’ottenere il Grammy come migliori blues performes.

The Record Company

E si capisce anche perché il premio gli sia stato soffiato da Fantastic Negrito: con l’innovatività enciclopedica del nuovo imperatore della black music non c’è partita. Ma ciò non toglie che i tre pompino (Diobono se pompano!) alla grande.

Ed ecco che, a distanza di due anni dall’ottimo esordio Give Back to You i tre sono tornati con dieci canzoni graffianti e suggestive.

La copertina di All of This Life

Life To Fix apre l’album con una vera e propria dichiarazione d’intenti: un rock blues dinamicissimo costruito su una struttura di canto e riff che richiama molto John Lee Hooker, loro nume ispiratore. Ottima la performance vocale di Chris Vos, che dimostra il fatto suo anche alla chitarra, e sostenutissimo l’accompagnamento del bassista Alex Stiff e del batterista Marc Cazorla, che si lanciano anche in  cori gradevoli.

I’m Getting Better è un altro efficacissimo rock blues dalla ritmica tiratissima e dai colori southern, in cui Vos gigioneggia alla grande anche con l’armonica.

Goodbye To The Hard Life è una ballad carica di atmosfera e di vocalizzi, solisti e in coro, tutti in falsetto.

Sonorità decisamente più roventi in Make It Happen, dove la slide guitar di Vos spadroneggia su un riffone cattivissimo.

Non c’è southern senza richiami al country, che arrivano puntuali in You And Me Now, una ballad acustica colorita dalla lap steel guitar.

Atmosfere toste e cattive, in Coming Home, un anthem che strizza l’occhio ai Rolling Stones più hard, con tanto di ammiccante piano honky tonk.

Le influenze stonesiane si fanno sentire anche in The Movie Song, un arioso rock blues dalla base acustica pieno di pennellate slide.

Suggestiva e suadente, Night Games si regge su una linea di basso semplice ma efficace, su cui si innesta il cantato corale pieno di falsetti.

Roll Bones colpisce per il suo originale andamento funky: partenza su un giro tostissimo di basso e crescendo interpretato magistralmente dalla lap steel.

Chiude l’album I’m Changing, una ballad completamente acustica, contrappuntata qui e lì dall’armonica.

Se Give Back to You è stato l’album dell’esplosione, degno coronamento di una carriera costruita con fatica, ma anche con molte soddisfazioni (ad esempio, l’aver fatto da open act a mostri sacri come BB King e Buddy Guy), All of This Life è l’album della consacrazione.

The Record Company in versione unplugged

I fantastici tre della California hanno talento e passione da vendere e si sente. L’augurio è che continuino così. E che, soprattutto, il pubblico continui a sostenerne con entusiasmo gli sforzi, già applauditi a dovere dalla critica.

Da ascoltare più volte, col rispetto dovuto alle pietre miliari.

Per saperne di più:

Il sito web dei The Record Company

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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