Non solo 99Posse. Tutto il jazz di Simona Boo
La cantante molisana è la frontgirl della band di Pietro Condorelli
Non si dice l’età perché è sgarbato violare l’anagrafe delle signore. Detto questo, chi volesse qualche dato in più su Simona Boo, nota al pubblico più vasto come voce femminile dei 99Posse, può cercare benissimo su Google: magari la Nostra ancora non è censita da Wikipedia, ma le informazioni ci sono.
Per quel che ci riguarda, ribadiamo l’eclettismo di questa giovane interprete, tutta ricci e ugola, che il 25 marzo calcherà le assi del teatro Il Piccolo di Castiglione Cosentino non per cantare e rappare il ragamuffin, ma per esibirsi in virtuosistici scat in Jazz Ideas and Songs, il progetto-ensemble musicale ideato e guidato da Pietro Condorelli, uno dei big della chitarra jazz internazionale.
«In Calabria sono già stata coi 99Posse», racconta la Boo. E chissà che dopo l’esibizione con Condorelli non varchi di nuovo il Pollino con i Cultural Boo Team, o con i Comoverão, i due progetti musicali bossa-samba in cui è impegnata.
Proprio dalla bossa è iniziata l’avventura musicale della cantante. Una carriera particolare, cominciata tardi, rispetto agli standard del mercato musicale, ma rivelatasi densa sin da subito.
Com’è inziata?
Come molte cose belle, quasi per caso: cinque anni fa ero in Portogallo per partecipare al progetto Erasmus. Più per scherzo che altro, ho cantato dei brani bossa assieme ad alcuni musicisti del luogo. Loro mi hanno incoraggiata a continuare. Risultato: sono rientrata in Italia determinata a dedicarmi alla musica e, non appena ho conseguito la laurea in Spettacolo e produzione multimediale, ho iniziato a studiare canto, prima privatamente e poi presso il conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.
L’anagrafe ci dice che Simona Boo in realtà è Simona Coppola. Come mai questo nome d’arte?
Rispondo con una battuta: Boo sta per boh, l’espressione del dubbio e della non conoscenza. È come dire: Simona chi? Il fatto è che non conosco le mie radici biologiche. So che sono nata in Italia e poi sono stata adottata. Ed è la prima non conoscenza.
Sulla musica, però, dubbi non ce ne sono.
Neppure su tante altre cose, se è per questo.
Sempre a proposito di musica: entrare in conservatorio è una cosa, calcare i palchi da subito con una certa qualità è un’altra.
Un caso nel caso. Mi notò Pietro Condorelli. Io avevo l’abitudine di arrivare presto in conservatorio per studiare. Lui mi chiese di interpretare un classico: Rosa Morena. Io lo studiai subito e lo provammo dopo poco. Terminato il provino, mi chiese: «Sai anche recitare?». Io risposi di sì. Ed eccomi in Jazz Ideas and Songs, che è un progetto particolare che va oltre la musica.
Poi, oltre i due progetti bossa, sono arrivati i 99Posse.
Anche con loro è iniziato per caso. Seppi che facevano dei provini perché cercavano una voce femminile. Mi sono presentata ed eccomi anche con loro.
Conciliare tutti questi impegni è pesante?
Dipende dal punto di vista. Da quello del tempo, direi di sì: a volte devo disdire degli impegni perché non riesco a far combaciare le cose. A livello artistico no. Per me è questione di professionalità. Cerco di dare il meglio in tutte le espressioni musicali in cui sono coinvolta, perché sarà pure vero che i generi musicali hanno dei canoni specifici, però è altrettanto vero che alla fin fine esistono solo due tipi di musica: la buona e la cattiva.
Però oltre che i canoni, i generi musicali hanno anche pubblici diversi e, per restare all’esperienza di Simona Boo, le platee dei jazzofili che ascoltano Condorelli sono un po’ diverse da quelle, militanti e non, che seguono i 99Posse.
In linea di principio sì, ma non necessariamente. Io spero che chi mi ha ascoltato nei 99Posse mi veda in azione anche con Condorelli. E, soprattutto, spero che soprattutto i più giovani si avvicinino alla musica di qualità e impegnata.
(a cura di Saverio Paletta)
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