Antimafia e logge, Bisi contrattacca
Il gran maestro del Goi: abbiamo subito un atto arbitrario, ci difenderemo. L’avvocato: contro di noi la Commissione ha ecceduto
Non ha fatto passare ventiquattrore dall’ordine del sequestro delle liste degli iscritti impartito dalla Commissione parlamentare antimafia.
Stefano Bisi, il gran maestro del Grande Oriente d’Italia, si è comportato in linea coi dettami della sua professione: ha dato appena il tempo ai giornali di lanciare la notizia, in molti casi in prima, e ha subito convocato una conferenza stampa presso Il Vascello per lanciare il contrattacco.
La tesi del Goi è piuttosto chiara: la Commissione antimafia è un organo politico che ha usato i propri poteri d’inchiesta, simili a quelli dell’autorità giudiziaria, per sferrare un attacco politico. L’ha illustrata bene, durante la conferenza, a cui era presente anche il gran maestro aggiunto Sergio Rosso, Fabio Federico, uno degli avvocati del pool incaricato di difendere, in tutte le sedi possibili, la comunione massonica più grande d’Italia.
«La Commissione antimafia è andata oltre i suoi poteri e oltre i poteri della stessa autorità giudiziaria», spiega subito il legale, giusto per chiarire che in questa vicenda, a suo parere, il diritto e la legalità c’entrano poco. Tant’è che, ha chiosato Federico, «Nessun reato è contestato all’istituzione massonica a giustificazione del mandato di perquisizione e sequestro messo in atto. Un episodio gravissimo, che lede molti diritti, quello di libera associazione, sancito dalla Costituzione ma anche quello al diritto alla difesa».
Se non è diritto, allora è politica. E al riguardo Bisi ha avuto gioco facile nel suo contrattacco, giocato tutto sulle corde della sensibilità di sinistra: «Altri elenchi, se volete, vi darò. Sono quelli dei 19 fratelli massoni che vennero trucidati alle Fosse Ardeatine. Noi abbiamo dato il sangue per costruire l’Italia e questa Repubblica e abbiamo avuto le nostre vittime, vittime del terrorismo e della criminalità organizzata».
Segue, puntuale, l’elenco del martirologio, in cui spiccano due morti eccellenti: quella di Lando Conti, il sindaco di Firenze ucciso dalle Br, e il caso del padre di Tonino Salsone, il presidente della circoscrizione Lombardia del Goi, vittima di ’ndrangheta.
Infine l’annuncio: il 24 marzo una rappresentanza del Grande Oriente si recherà alle Fosse Ardeatine per ricordare l’eccidio con una celebrazione apposita.
Un modo come un altro per ricordare al centrosinistra, che egemonizza la Commissione antimafia, certe radici storiche? Di sicuro Bisi non risparmia un colpo. Infatti, prosegue: «Il Goi è stato perseguitato dal fascismo, le sue sedi furono prese d’assalto dalle camicie nere durante la dittatura, e tengo molto a questo oggetto – incalza, mostrando il collare che i gran maestri si trasmettono l’un l’altro – perché è un simbolo, un simbolo che ci arriva da lontano: fu messo in salvo da un fratello, che lo nascose nel pannolino del figlio neonato, e poi lo murò. E sui simboli non si può ironizzare, non si possono fare sorrisini come quelli che ho visto in Commissione antimafia quando si è parlato di guanti e grembiulini».
Perciò, conclude, «Ci opporremo con tutte le nostre forze all’atto arbitrario di cui siamo stati oggetto» e, nel frattempo, «continueremo a portare avanti la nostra attività, a promuovere la cultura e la solidarietà, come facciamo ogni giorno, a stare vicino a chi ne ha più bisogno, come abbiamo fatto in questi mesi, che ci hanno visto impegnati accanto alle popolazioni colpite dal terremoto».
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