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Storie invisibili: un nuovo concept per il Banco del Mutuo Soccorso

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La grande band romana ritorna con dodici brani brevi, arrangiamenti a volte minimali e strizzate d’occhio al pop più elegante

Vittorio Nocenzi lo ha dichiarato dappertutto, a partire dal sito ufficiale del Banco del Mutuo Soccorso: Storie invisibili (Saifam 2025), diciannovesimo album in studio della mitica band romana, è un concept a tematica esistenziale.

Esso, a sua volta, chiude una trilogia, iniziata nel 2019 con Transiberiana e proseguita nel 2022 con Orlando: le forme dell’amore.

Fin qui il ritorno sulle scene è un segnale di salute musicale, sebbene della formazione storica del Bms, sia rimasto il solo Nocenzi, che continua a dimostrarsi il mago delle tastiere di sempre.

Vittorio Nocenzi in azione

Con lui, si cimentano nella sfida di tenere viva una grande tradizione del prog europeo Michelangelo Nocenzi, figlio di Vittorio e anche lui tastierista di valore, il chitarrista Filippo Marcheggiani, che ha preso il posto del mitico (e compianto) Rodolfo Maltese, il bassista Marco Caponzi e il batterista Andrea Bruni.

Una menzione a parte per il vocalist Tony D’Alessio, su cui ricade l’impegno più grave: non far rimpiangere il grande Francesco Di Giacomo. Missione riuscita?

Nì. A livello vocale non si discute: D’Alessio dispone di estensione e potenza notevoli e canta benissimo su un registro affine a quello del suo compianto predecessore.

Ma la poetica è un’altra cosa: Di Giacomo si fa rimpiangere soprattutto per i suoi testi meravigliosi, a pieno livello cantautorale. Detto altrimenti, per la poetica. Che invece resta il punto debole di questo nuovo Banco.

Al riguardo, è meglio dire subito una cosa: i testi dello scrittore e regista Paolo Logli risultano piuttosto deludenti, a livello musicale e poetico.

Per carità: nessuno pretende la rima baciata nelle canzoni di un gruppo prog, però delle metriche più confortevoli per chi canta su tempi e arrangiamenti sofisticati dovrebbero essere il minimo.

La copertina di Storie invisibili

Discorso diverso per i contenuti: ci sono, per carità, delle belle intuizioni. Ma il tutto affoga spesso nelle banalità e nei luoghi comuni.

È il momento di scendere nel dettaglio.

I dodici racconti del “nuovo” Banco

Giusto per non smentirci, val la pena di soffermarsi sull’open track Studenti. L’album, ha spiegato Nocenzi padre, è dedicato alla gente comune che non passerà mai alla storia, quindi non riceverà dediche di targhe o monumenti.

Tra questi, ovviamente, gli studenti. Ma è davvero possibile insistere nel cliché dell’impegno politico e della protesta a tutti i costi, come se il cliché sessantottino vigesse anche nell’attuale fase postideologica?

Certo, il pathos del brano è epico e la linea melodica, ben armonizzata da synth e piano, sarebbe proprio gradevole. Ma la metrica un po’ sghemba costringe D’Alessio a un’enfasi eccessiva e ad andare spesso sopra le righe. Peccato, perché Studenti, alleggerita da certe cacciate radical chic, sarebbe stato un bell’esempio di neoprog.

I “nuovi” Banco del Mutuo Soccorso

Va meglio con la successiva Il mietitore, che attacca con un efficace strumming di chitarra acustica, che rinvia con garbo al classico Canto di primavera ed evolve in un prog venato di folk grazie ai ricami della chitarra elettrica, corposa ma mai eccessiva.

La struggente e minimale Il pittore si regge sugli arpeggi dolcissimi del piano che galleggiano su una base di synth sulla quale si innestano le frasi degli archi.

Il rinvio, obbligato, è a 75.000 anni fa

Peccato solo che il consueto testo enfatico inibisca quel pathos che avrebbe reso il pezzo un capolavoro.

La stessa retorica verbosa castiga anche Non sono pazzo, che pretende di essere un inno alla liberta intellettuale e all’anticonformismo.

Per il resto, è un ottimo brano che ricorda la produzione del Bms dei tardi anni ’70: moog e sintetizzatori in gran spolvero, melodia che strizza l’occhio al pop (ma sempre con gran classe) e grande ritmo.

Bellissimi gli arrangiamenti, affidati quasi del tutto alle tastiere, di L’ultimo moro dell’Alhambra. Interessante anche il riferimento storico (la Spagna della riconquista quattrocentesca, rimarcato dai fraseggi simil flamenco. Peccato solo che il testo non sia poeticamente all’altezza e castri ancora D’Alessio.

Vittorio Nocenzi nel suo studio

Senza nuvole è un gioiellino di minimalismo, grazie all’efficace combine tra una melodia pop e un tappeto sonoro leggero e sofisticato che si regge sul gioco di basso e tastiere.

Cosa curiosa, il nuovo Banco risulta molto più efficace proprio quando vira sul pop. Ne è un esempio la gradevole e ritmata La casa blu.

Sarà ottobre è un bel pezzo carico di richiami a certo rock romantico anni ’70. Peccato solo che il testo inciampi qui e lì e non racconti con la dovuta efficacia un tema importante: la delusione dei giovani rivoluzionari russi nel 1917.

Notevole invece il rapido solo di chitarra acustica.

Romanticismo a gogò anche nella cinematica Cena di Natale, carica di atmosfere notturne.

Più rarefatta l’atmosfera della minimalissima Spiegami il cielo, che evolve in un efficace stacco strumentale, molto anni ’70 e carico di suggestioni fusion, che copre quasi la seconda metà brano.

Bello anche il gioco delle tastiere di Solo meraviglia, che si segnala per il bel gioco del piano elettrico e degli arpeggi della chitarra acustica. Bravissimo D’Alessio che cita Di Giacomo senza plagiarne lo stile inconfondibile.

Chiude le genesisiana Capo Horn, un altro bell’esercizio di prog in cui i riferimenti classici e le suggestioni pop si mescolano con gusto.

Un invito a continuare meglio

Sul Banco del Mutuo Soccorso pesano come macigni la memoria e (perché no?) la nostalgia di un passato grande, così grande da diventare tradizione.

Nella sua formazione più famosa, falcidiata dalle morti (di Gianni Nocenzi e dei menzionati Di Giacomo e Maltese), la band romana ha dato grandi lezioni di musica e di classe, anche negli episodi più commerciali.

La nuova formazione del Banco del Mutuo Soccorso sul palco

E a proposito: alzi la mano l’ultraquarantenne che non ha mai fischiettato Baciami Alfredo, Paolo Pa’ o Moby Dick senza scordare i classiconi come Rip o Il ragno.

Il Banco del 2025 tenta una direzione nuova, quasi a cavallo tra le sue due incarnazioni precedenti, quella ultraprog e quella pop: brani brevi, legati tutti alla forma canzone, tendenze al minimalismo che non dispiacciono.

Tuttavia, manca quella magia che solo le liriche di Di Giacomo riuscivano a creare. Non ce l’abbiamo con Logli, ci mancherebbe. Ma occorre ricordare che una cosa è comporre rime, un’altra e ben diversa, scrivere versi che si leghino alla musica.

C’è chi ci riesce alla grande – e l’Italia, da Guccini ai Negramaro, è piena di esempi brillantissimi – e chi no.

Al netto di questo non leggerissimo neo, Storie invisibili è un album valido, in cui non mancano i grandi momenti.

Ritrovare il Banco del Mutuo Soccorso, soprattutto per chi ha sfiorato la grande stagione del rock italiano, è un piacere da brividi. Perciò augurare a Nocenzi e ai suoi di continuare è il minimo. Esortarli a far meglio è un dovere.

Per saperne di più:

Il sito web del Banco del Mutuo Soccorso

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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