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You Still Got Me: Beth Hart rimonta in sella

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Energia, passione e grande varietà di stili nell’ultimo, avvincente album della regina del rock blues

La regina è tornata, viva la regina. E quello di Beth Hart non è stato un rientro facile. Eppure l’attesa (due anni dal precedente A Tribute To Led Zeppelin e sei da War In My Mind, l’ultimo album di inediti) è valsa la pena.

Già: You Still Got Me (Provogue-Mascot 2024), ha meritatamente scalato le classifiche internazionali, specializzate e non. Segno che l’artista losangelina è riuscita a superare bene le sue dipendenze e, soprattutto, i disturbi bipolari che ne hanno forse rallentato una carriera altrimenti strepitosa.

Un po’ meno rock rispetto al resto della produzione di Hart, l’album si segnala per un songwriting variegato, che consente alla cantante di dar prova della sua versatilità,

Un’intensa immagine di Beth Hart sul palco

Merito senz’altro del talento e della grande esperienza accumulata (da sola o assieme a mostri sacri come Joe Bonamassa, Jeff Beck e Buddy Guy).

Ma anche di un notevole lavoro di squadra, costituita da una band di tutto rispetto, composta dai chitarristi Doug Lancio e Randy Flowers, dal tastierista Kevin McKendree, dal bassista Steve Mackey e dal batterista Greg Morrow. Notevole anche l’apporto della sezione fiati – costituita dal sassofonista Jim Hoke e dal trombettista Andrew Carney – e delle coriste Devonne Fawlkes e Kim Fleming.

Il tutto è ben amalgamato dalla produzione brillante di Kevin Shirley e valorizzato da alcuni ospiti eccellenti.

Ma andiamo con ordine.

Le undici perle di Beth Hart

Un po’ meno rock non vuol dire niente rock.

Infatti, You Still Got Me parte col botto grazie alla rovente Savior With Razor, che si segnala per la performance efficace e velenosa di Slash, che ricambia la comparsata di Beth nel suo recente (e davvero bello) Orgy Of The Damned.

Notevole, per potenza ed espressività, il crescendo del bridge, in cui la Nostra sembra duellare con la chitarra dell’ispirato axeman.

La copertina di You Still Got Me

Altra canzone, altro ospite: stavolta tocca alla chitarra di Eric Gales decorare come si deve il torrido rock blues di Suga N My Bowl.

Cambio di stile – e quindi di atmosfera – nella seguente Never Understimate A Gal, che richiama un po’ lo stile delle commedie musicali e dei caffè concerto.

Decisamente più notturne le atmosfere un po’ alla Tom Waits della seducente Drunk On Valentine, in cui la cantante omaggia Etta James con una performance intensa.

A riprova della varietà di quest’album, arriva la simpatica Wanna Be Big Bad Johnny Cash, un divertissment country pop tutto ritmo e simpatia, con quel pizzico di tamarraggine working class che non guasta mai (nel contesto, va da sé).

Wonderful World è una bella ballad in crescendo che si regge sugli arpeggi di piano e chitarra acustica, colorati a tratti dalla slide. Il tappeto ideale, raffinato e sofisticato, per i crescendo, musicali ed emotivi, di Beth.

Il viaggio della Regina nella musica nera non poteva evitare il gospel, interpretato con garbo in Little Heartbreak Girl.

Sonorità rock e atmosfere soul nell’intensissima Don’t Call The Police, in cui mrs Hart si scatena e commuove. Meraviglioso il solo della chitarra slide che completa ed esaspera il refrain.

Pianoforte, fiati e corde nella struggente You Still Got Me, la title track dedicata dalla Regina al marito e alle vicende familiari. Grande pathos e performance da brivido.

I riferimenti jazz soul, sempre in prima fila nelle influenze di Hart, spadroneggiano nella notturna Pimp Like That, e culminano nel bellissimo crescendo della parte centrale. Non mancano i richiami alla compianta Amy Winehouse.

You Still Got Me chiude coi toni rock dei brani iniziali, ma riproposti da Machine Gun Vibrato in chiave sussurrata su un tappeto di chitarre effettate, che vanno dagli echi e riverberi del refrain ai riffoni quasi grunge del coro.

Beth Hart in azione sul palco

Beth Hart: il pathos e la gioia

You Still Got Me non è solo un titolo che, s’è già detto, rimanda al rapporto coniugale di Beth Hart. È anche un’espressione, rivolta agli ascoltatori, quasi per dire: non sono tornata, ma ci sono sempre stata, ci sono ancora.

E questa è davvero una buona notizia. Ma c’è da dire che mrs Hart è tornata solo come autrice. Per il resto, invece, non ha mai fatto mancare la sua presenza, sia come brillante interprete di cover sia come ospite di lusso.

Non serve davvero aggiungere altro, se non un invito a più ascolti: You Still Got Me li merita tutti.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale di Beth Hart

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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