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I Big Big Train a Trieste (foto di Massimo Gorina)

The Likes Of Us: la grande rotaia dei Big Big Train

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Nuovo cantante italiano e otto nuove grandi canzoni per i padrini britannici del prog, che superano alla grande la tragica scomparsa di David Longdon

Le tragedie si superano. O meglio, si vincono. E col recente The Likes Of Us (Inside Out 2024), sedicesimo album di una carriera trentennale, i britannici Big Big Train hanno vinto su tutta la linea.

Innanzitutto, sono riusciti a superare la tragica scomparsa del frontman (e polistrumentista, come da tradizione prog) David Longdon con l’innesto dell’ex Pfm Alberto Bravin.

Questo ingresso non è l’unico influsso benefico dell’Italia sulla band albionica: l’album, infatti, è stato registrato nello studio Urban Recording di Trieste. E ancora: la città giuliana lascia il segno in The Likes Of Us con Miramare, dedicata all’omonimo, celebre castello.

La copertina di The Likes Of Us

La band è in buona parte rimaneggiata: il fondatore Greg Spawton (chitarrista e polistrumentista) e gli storici Nick D’Virgilio (batteria e percussioni) e Rikard Sjöblom si sono amalgamati benissimo con gli altri nuovi ingressi. E cioè: la violinista Clare Lindley, il chitarrista Dave Foster e il tastierista Oskar Holidorff.

La tradizione dei Big Big Train continua e si rinnova in parte. Con ottimi risultati.

The Likes Of Us: otto gemme di prog genuino

Forse non tutti se ne sono accorti, ma l’ingresso di Bravin ha orientato di più il sound dei britannici verso i Genesis (quelli veri).

Infatti, basta ascoltare l’attacco semiacustico di Light Left In The Day e si ha subito l’impressione di sentire Peter Gabriel nell’attacco della mitica Dance Of The Moonlight Knight. L’impronta genesisiana si sposa benissimo con l’influenza tricolore (di marca Pfm, va da sé) evidente nel crescendo sinfonico e nelle parti strumentali di questo incipit sognante.

La seguente Oblivion si segnala per le sonorità più grintose rette dal riff iniziale tipicamente crimsoniano. Più pop il refrain, caratterizzato da affascinanti armonizzazioni vocali. Notevole anche l’orchestrazione, che mantiene una certa immediatezza a dispetto della complessità del pezzo, che rallenta e si attesta su sonorità rarefatte a metà durata per poi risalire in un crescendo molto garbato.

Ma proprio si vuol parlare di complessità, non si può proprio fare a meno di lasciarsi travolgere dalla lunga (poco più di diciassette minuti) Beneath The Masts, una suite vecchia maniera, a cavallo tra Genesis e scuola di Canterbury, più qualche strizzata d’occhio al prog metal nella parte centrale. Una galoppata sonora che lascia frastornati col suo eclettismo.

I Big Big Train (foto Massimo Goina)

Più pop e meno complessa, l’affascinante Skates On concede alcuni minuti di riposo all’ascoltatore grazie alle sue sognanti (quasi beatlesiane) armonizzazioni vocali.

E si arriva quindi a Miramare, una meravigliosa architettura in cui mediterraneità e suggestioni gotiche coesistono in perfetto equilibrio. Genesis e Banco Del Mutuo Soccorso si danno la mano in un labirinto sonoro intricato ma mai dispersivo.

I Genesis di The Lamb Lies Down On Broadway fanno capolino nella dolce (e più lineare) Love Is The Light, che avvolge l’ascoltatore in atmosfere sognanti.

Sognante e malinconica anche la seguente Bookmarks, in cui spicca la delicata tessitura del violino sotto le armonie vocali raffinate e seducenti.

Chiude la movimentatissima Last Eleven, una sarabanda sonora carica di cambi di tempo e intensità che saluta l’ascoltatore con un refrain epico e sognante.

Big Big Train sulle rotaie della tradizione

Tradere (cioè tramandare) e non tradire: con The Likes Of Us i Big Big Train innovano la loro stessa tradizione con intelligente maestria. Cioè coi piedi (e i cuori) ben piazzati nel sentiero dei gloriosi anni ’70, il pensiero nella contemporaneità e lo sguardo al futuro.

I Big Big Train in concerto

L’avventura della band britannica è iniziata a metà anni ’90. Cioè quando la seconda ondata del prog romantico (quello che ebbe i Marillion come capofila) era agli sgoccioli e il prog metal, invece, quasi alle porte.

Questo inizio particolare, a cavallo tra un non più e un non ancora, ha dato una particolare genuinità agli albionici, che hanno schivato la doppia trappola della nostalgia settantiana e dell’esibizionismo metallaro.

Gli otto gioielli di The Likes Of Us ribadiscono come si possa essere originali nel rispetto degli insegnamenti di una grande scuola e come si possa innovare restando fedeli a sé stessi.

Tradizionalisti ma non passatisti, i Big Big Train ridanno lustro a un pezzo importante della storia musicale del Regno Unito. E stavolta con quella verniciata di Mediterraneo che proprio non guasta.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale dei Big Big Train

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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